Daniela Corbascio: Crittografie illuminate
La circolarità negli echi multietnici
di Antonio V. Gelormini
È il destino di ogni artista: essere spesso osannato o criticato più per le piccole, banali o casuali cose realizzate, che per l'intera opera o per la vita d'impegno dedicata alla creatività e all'elaborazione complessa del messaggio, che con costanza e pervicacia si è provato a trasmettere.
Daniela Corbascio, artista barese affermata e conosciuta per la sua "arte luminosa", non è da meno e da alcune settimane è al centro dell'attenzione mediatica locale, per la lettura a bruciapelo di un frammento della sua ultima installazione, piuttosto che per l'insieme del suo intervento, questa volta declinato sulle palme di piazza Umberto - a Bari - tra la Stazione Centrale e via Sparano, a ridosso dell'Università degli Studi "A. Moro".
Ma andiamo con ordine. Dopo il successo, qualche tempo fa, di alcune performance dell'artista barese, con i suoi "neon" rosa orientati verso Sud, a indicare una consapevolezza meridiana diffusa e smarrita, in cerca di nuova luce, l'Assessorato alle Culture e Turismo del Comune di Bari, le ha chiesto e commissionato la prima tessera di un ambizioso progetto-mosaico: "Bari, arte pubblica".
"Con la nostra artista della luce, Daniela Corbascio", ha detto l'Assessore Silvio Maselli, "vogliamo avviare un percorso ambizioso, per distribuire bellezza negli spazi urbani".
"Si parte nel 2014 con piazza Umberto. Il prossimo anno continueremo con un’altra piazza e un’altra via. E così, tra cinque anni, al termine del mandato di questa Amministrazione, avremo acquisito al patrimonio della città delle opere d’arte, non solo luminose, che aiuteranno a raccontare Bari, la sua identità, il suo respiro internazionale, la sua bellezza".
"Nel volgere di cinque anni l’arte pubblica, quella che si fruisce per strada e nei musei - continua Maselli - attraverserà ogni luogo. Con questo progetto, insieme a quello che riguarderà sia le panchine sia il verde urbano, e col patto tra la città e gli artisti internazionali, e il coinvolgimento delle gallerie d’arte della città, Bari sarà più bella, più ricca e soprattutto più nostra".
Da qui “Holy Circles in Body Square”, l'installazione della Corbascio nella piazza più multietnica di Bari. Quella, tra le prime, per cui si è levato il grido dei cittadini abitanti in zona, per darle nuova luce e nuovo decoro. Quella sorta di "ramblas" di fronte alla facciata dell'Ateneo, che si è fatta nuova "agorà" per integrare - e talvolta sostituire nel tempo - la confluenza degli studenti con il ritrovarsi delle comunità slave, africane o asiatiche di moderna generazione.

La piazza dal cui vociare, frammisto al cinguettio dei passeri e al tubare dei piccioni, si levano parole nuove d'antiche radici, col "sound" internazionale di una cultura a sua volta mosaico di riverberi accentati contaminanti: LIFE, XYZ, FACE, SUD, NOSE, LOVE, SOUL, MAN, 14/15, HOME, FEET, LEGS, EYES, EARS, FROM, MOSS, ARMS, HAND, BRAIN, HEART, BLACK, VERITÀ, WOMAN, LAVORO, LIBERTÀ, SON, LIPS, HEALT, SMART, UTOPIA.
Trenta parole, una per ogni giorno del mese, a testimoniare la circolarità della Natura e delle vicende umane - contrapposta al percorso lineare della Storia - appese alle palme tropicali della piazza. Oppure, visti nell'incisiva innocenza dei commenti di bambini incuriositi: "avvolte in simboliche bolle di sapone, spillate come 'piercing' ai tronchi delle palme o ancora occhielli loquaci di luminose palle di Natale".
Parole intinte nel rosso fuoco della realtà quotidiana. Tutte tranne una, quella più in alto: UTOPIA, che invece veste il colore azzurro della linea dell'orizzonte, quello che rimanda all'uruguaiano Galeano.
In tale quadro a tinte plurali, proprio la parola Health, racchiusa e ovattata tra due H - la lettera muta dell'alfabeto - è quella che si è ritrovata a fare e provocare più rumore.

Distratti dalla confusione scomposta delle festività, a "bucare il video", di primo acchito, non è stata la creatività "open" dell'artista, che sintetizza il ciclo nel cerchio che aggancia e replica la prima H alla fine della parola. Ma come sovente accade, quando ci viene mostrata la luna, l'occhio si sofferma sul dito e legge l'opera come "refuso". Girando poi lo stesso indice con tono censorio e ammonitore. Un po' come dire che Les Demoiselles d'Avignon sono state disegnate da Picasso con una prospettiva sbagliata....
Il battage mediatico - a questo punto - è probabile che risvegli interessi da collezionisti, come avvenne a suo tempo per il "Gronchi rosa" o per le Monete d'argento da 500 Lit. con le bandiere controvento. Sarebbe opportuno, in tal caso, che la quotazione dell'opera fosse travolta dall'impennata rivalutante più per la scoperta dell'originale e celato tocco dell'artista, che per l'evidente e approssimativo scoop da refuso!
La crescita culturale della città avanza anche attraverso il calpestio di tali e tante pietre d'inciampo.
(gelormini@affaritaliani.it)