Gargano, Otranto e Fasano
Turismo, croce e delizia in Puglia

I delfini di Taranto in Mar Grande e il premio ottenuto al Festival Internazionale del Mare Pelagòs di Roma testimoniano la vitalità di una regione, capace di far “guizzare” la speranza anche dalla marea di problemi e di contraddizioni che la attraversano. Una regione che si ostina a registrare risultati virtuosi in controtendenza, ma che deve fare i conti con alcune sacche di resistenza ai ritmi moderni dell’innovazione turistica e della proposta sinergica integrata.
Resistenze legate ancora ai riverberi locali dei tanti “campanili” o, più sovente, alla mancanza soggettiva di visione prospettica, da parte di operatori abituati ad attendere i flussi turistici, piuttosto che a cercarli. Troppo legati ancora a stagionalità prettamente balneari, dove spesso approssimazione, improvvisazione ed autoreferenzialità prendono il posto del servizio di qualità e dello sforzo creativo.
La Puglia si presenta ai buyer internazionali forte dei 3,2 milioni di arrivi (con 13,3 milioni di presenze) e i 2,2 miliardi di volume d’affari (l’8% del Pil regionale), frutto di una serie di azioni complementari, volte ad allargare lo spettro di offerta per non condizionarla alla sola balneazione. E a creare le premesse per spazi di intervento nuovi, in un settore destinato a incidere sulla crescita in genere della regione e ad identificare sempre di più l’attività economica dei suoi territori.
Troppe ancora le contraddizioni e la mancanza di azione comune, che rendono più affannoso e più disarticolato l’impegno istituzionale di promozione e di affermazione, all’estero, di un prodotto non ancora percepito come unicum, nel suo insieme, e che stenta a segmentare la sua proposta, in funzione delle peculiarità territoriali delle diverse macro e micro aree di Puglia.

E così, da un lato la Antoitalia Hospitality, società milanese di sviluppo immobiliare con forte presenza nel settore alberghiero, decide di investire nel Gargano e di rilevare la gestione di uno dei suoi alberghi più suggestivi: l’Hotel Baia dei Faraglioni. Per perseguire l’affermazione di un prodotto di “fascia alta” e proporlo soprattutto ai giovani, alle coppie e alla banda larga di domanda non famigliare.
Per lo stesso motivo, all’altro capo della Puglia, il riposizionamento nell’haut de gamme apre, invece, un conflitto tra proprietà pubblica (Invitalia) e gestore storico (Club Med) a Otranto, dove il rischio di veder partire dal Salento il colosso francese del turismo internazionale è ormai quasi una certezza. L’Italia nel Club Med rappresentava il terzo paese per clienti (GM), dopo Francia e Stati Uniti, oggi è il tredicesimo. Dopo esser passati da ben nove a soli quattro villaggi in Italia.
Nel contempo, nel bel mezzo del cosiddetto distretto del lusso, in Valle d’Itria, dove sono concentrate alcune delle Masserie più belle di Puglia (Masseria S. Domenico, Torre Coccaro, Torre Maizza, il complesso di Borgo Egnatia), la costruzione di un Parco Acquatico (esteso per 6 ettari – il secondo nel Sud Italia) – quale extension dello Zoosafari - accende una contesa tra sindaci del centro-destra: Fasano (Br) che nega l’autorizzazione e Monopoli (Ba) che, invece, la concede. Provocando una serie di malumori tra vacanzieri della spiaggia esclusiva di Capitolo e abitanti di ville nella zona: per l’impatto ambientale, sonoro e viario, che il complesso produrrebbe.

Per non parlare dello scollamento, se non vera e propria competizione, tra le diverse Autorità Portuali pugliesi, per le quali sarebbe auspicabile una sorta di direzione e di organizzazione unitaria, sulla falsa riga di Aeroporti di Puglia: unica società a gestire l’intero ventaglio aeroportuale della regione.
La Puglia ha il vento in poppa, ma l’impressione è che manchi l’equipaggio all’altezza della rotta e della meta segnata dallo skipper. I delfini di Taranto sono là a confermarlo e ad esortarci: un altro tipo di industrializzazione è possibile, ma le truppe vanno plasmate e rese performanti.
(gelormini@affaritaliani.it)