Il segnale culturale
Il sistema della cultura a Bari va riorganizzato secondo una programmazione condivisa con gli operatori, dentro una filiera produttiva che faccia della produzione culturale un momento di lancio della crescita dell’occupazione, dei redditi e della promozione dei valori.
Siamo stati carenti, in questo, e dobbiamo porvi rimedio costituendo un distretto metropolitano della cultura che abbia, al centro, gli spazi, gli argomenti, le forme della cultura, l’economia, le competenze, il lavoro.
Si può fare dentro un’organizzazione nuova, che individui negli operatori culturali un agente centrale, nel pubblico – anche quella da formare dentro le scuole – i fruitori, nei contenitori pubblici e privati i luoghi per la cultura cittadina.
Seminato questo terreno, la cultura deve fornire occasioni di lavoro certe e di crescita economica, attirando flussi turistici interni e non, costruendo reti e sinergie tra territori ed arti diversi, tra artisti differenti, dando priorità al registro metropolitano, alla dimensione cittadina, nel centro e nelle periferie.
Il decentramento delle attività culturali è un punto di partenza per non tagliare più fuori questi luoghi. Vedo proprio nelle periferie il terreno più fertile, potenzialmente più adatto a mescolare arti, stili, spazi, persone, in un meticciato dei generi che è il fondamento della civiltà metropolitana.

Bari è un coacervo di culture ibride da mettere a valore, pullula di artisti ed operatori, di formatori della cultura, che non vedono l’ora di poter essere considerati uno strato tra i più attivi e produttivi della città.
Nella produzione del Pil, per esempio, ma soprattutto nella costruzione di una rete di valori volti all’inclusione, alla legalità, al recupero della memoria cittadina, alla promozione di modi di vivere finalmente al passo coi tempi, cosmopoliti, non più provinciali.
Bari ce la deve fare, ne sono certo, e per questo mi sto impegnando incontrando questi operatori abbandonati per un lustro, tenuti in disparte, ai quali va concessa la libertà di fare, di lavorare, nella certezza del lavoro e del merito. Ho piena contezza di quello che dico, a chi opera nella cultura vanno date le garanzie e le tutele necessarie a vivere come parti della città.
La cultura, per me, non è mai stata un’ancella dell’edilizia o del welfare, ma un settore in sé, completo, tondo, ricco e arricchente, per questo voglio metterla dentro un cammino nuovo per la città, che ridia senso alla convivenza elevando le conoscenze, le competenze, la dignità dell’ascolto e della produzione, la partecipazione e la critica.
Questo lo si fa con autorevolezza e cambiando il modo di pensare, anche votando persone diverse da chi ha gestito la cultura per l’amministrazione comunale fino ad oggi. Un segnale va dato, ecco, che sia culturale, innanzitutto.
Leonardo Palmisano - Candidato di Sel al Comune di Bari