Ilva Taranto, la morte
di Emilio Riva
Emilio Riva, il patron dell'omonimo gruppo dell'acciaio, è morto nella sua villa di Malnate (Varese), a 88 anni. Aveva fondato il suo impero d'acciaio negli anni Cinquanta, e a metà degli anni Novanta aveva fatto suo l'impianto siderurgico di Taranto. Lo stesso che oggi è al centro delle vicende giudiziarie legate ai danni per la salute dei cittadini e dei lavoratori pugliesi. L'azienda siderurgica, sotto inchiesta e commissariata, è attualmente affidata al manager Enrico Bondi.
Il presidente del Consiglio regionale della Puglia Onofrio Introna sulla morte di Emilio Riva
"Innanzitutto sento di esprimere alla famiglia il cordoglio più sentito. La morte è sempre una sofferenza. Quanto al futuro dell'Ilva dopo la scomparsa del patron Emilio Riva, mi auguro che l'azione dei commissari possa proseguire, con il coinvolgimento delle Istituzioni e dei sindacati, all'insegna di un impegno teso a coniugare il diritto dei tarantini alla tutela ambientale e della salute, con la tutela occupazionale di migliaia di lavoratori e famiglie e con le esigenze della produzione nazionale dell'acciaio. Sono certo che l'azione di risanamento proseguirà, con l'impegno del governo statale e di quello regionale".

Antonio Gozzi, Presidente di Federacciai: “Abbiamo perso un grande capitano d’industria”
In questo triste momento – oltre che in rappresentanza di tutti i siderurgici italiani - porgo le mie più sentite condoglianze alla famiglia Riva. Oggi abbiamo perso un grande imprenditore, un vero capitano d’industria, e non lo dico per dovere istituzionale, ma per il dovere morale di riconoscenza che, come operatore del settore, e, consentitemi di dirlo, come italiano, sento di dover esprimere nei suoi confronti.
Emilio Riva era un vero gigante della nostra industria. Uno che, in ossequio al più puro e alto concetto di capitalismo, ha saputo rischiare con i suoi mezzi, senza mai chiedere nulla allo Stato. Impresa non proprio semplice, ma, soprattutto non molto frequente nel nostro Paese, dove – come noto – hanno abbondato, e abbondano, invece, i «capitalisti senza capitali».

Emilio Riva era prima di tutto un grande «datore di lavoro», uno che, in sessant’anni di attività ha dato lavoro a decine e decine di migliaia di persone; uno dei pochissimi che poteva vantarsi, a buon diritto, di avere sempre e solo aperto fabbriche, e mai averle chiuse.

Partendo dalla raccolta dei rottami, Emilio Riva ha costruito, con le sue sole risorse, economiche e progettuali, un impero industriale, un impero che non solo ha realizzato la sua – del tutto legittima - fortuna economica, ma ha permesso al Paese di poter vantare una dimensione di eccellenza, quantitativa e qualitativa, in un settore strategico della nostra economia nazionale.
Se l’Italia può oggi competere (anzi, primeggiare per la qualità, oltreché per la quantità) nella produzione di acciaio con i più grandi player mondiali, per buona parte è merito di Emilio Riva. Se ne sono forse più accorti all’estero (dove ha svolto un ruolo di precursore e di apripista nelle privatizzazioni, aiutando letteralmente alcuni Governi, da quello francese a quello belga a quello tedesco a realizzare la privatizzazione dei loro grandi e obsoleti impianti siderurgici, e meritandosi per questo molteplici onorificenze, dalla Francia, alla Germania, al Belgio e così via) che non in Italia.
Ringrazio Emilio Riva - ha concluso il Presidente di Federacciai - a nome di tutti gli imprenditori siderurgici italiani, per tutto quello che ha dato al nostro settore e al nostro Paese. Augurandomi che la giustizia faccia il suo sereno e trasparente corso in tempi brevi, dimostrando l’infondatezza delle accuse che hanno tormentato Emilio Riva nei suoi ultimi anni di vita, restituendo a lui, alla sua famiglia e al Gruppo la piena e totale onorabilità”.