La decisione dell'IlVA di interrompere i finanziamenti per l'attività del circolo aziendale, non è una novità assoluta, è la conseguenza prevedibile della situazione complessa e per certi versi drammatica del rapporto tra la città ed il grande colosso industriale.
Questo è solo l'ultimo colpo in una situazione di progressivo deterioramento. Già qualche mese fa, le stesse organizzazioni sindacali avevano espresso dei dubbi sul fatto che la situazione del Circolo Vaccarella potesse continuare nelle modalità del passato.
Tutto questo è un fatto e dei fatti occorre prenderne atto. I rimpianti non resuscitano i morti e tuttavia, se l'attegiamento della città rispetto a questa scelta si limitasse alla presa d'atto, questa città dimostrerebbe - qualcuno potrebbe aggiungere: ancora una volta - la sua incapacità di progettare il futuro.
Che cosa è stata la "Masseria Vaccarella" a Taranto? Un pezzo di un progetto ormai fallito, anzi conclusosi in un disastro di integrazione tra lo stabilimento siderurgico e la città. Perchè se è vero che l'insediamento industriale è stato una grande violenza fatta al nostro territorio, irridendo il rispetto dell'ambiente, ignorando il diritto alla salute dei cittadini, violando per decenni le norme di sicurezza nel ciclo lavorativo, violando le leggi urbanistiche e costruendo i parchi minerali; con un fantasiosa licenza in precario, nel bel mezzo del quartiere Tamburi, che esisteva da molto prima della grande fabbrica - lo affermo per quei politici nazionali che vanno dicendo il contrario -, se tutto questo è vero, è anche vero che il progetto delle PPSS aveva anche l'ambizione di adeguare il fattore umano alla nuova realtà.
Furono costruite con l'intervento di qualche imprenditore dalla mentalità "moderna" zone residenziali, villettopoli le avrebbe definite un urbanista come Cervellati, per i quadri ed i dirigenti dello stabilimento ( magari anche qui senza guardare troppo alle regole urbanistiche ), interi quartieri per i lavoratori dello stabilimento, - venne persino il Papa dell'epoca ad inauguralo - e successivamente quartieri operai in molti comuni della provincia. Si investì sul benessere dei lavoratori e quindi sul consenso della città rispetto alla fabbrica. Il centro di questa ultima misura fu il Circolo Aziendale, che aveva la sua sede nella Masseria Vaccarella. Il circolo si occupava delle famiglie dei dipendenti, organizzava viaggi, colonie estive per i bambini, doni per natale e poi era un grande centro culturale.
L'antica masseria Vaccarella, ristrutturata splendidamente, aveva un grande parco di verde attrezzato, campi da tennis, un auditorium, una foresteria, un ristorante, sale espositive, persino una piccola piscina ed un piccolo poligono da tiro, una pista per il pattinaggio, poi riutilizzata come sala cinematografica all'aperto. Il budget che in parte era pagato dai lavoratori, con le quote asociative, e in parte dall'azienda era elevato e consentiva lo svolgiemento di tornei di tennis di un certo rilievo, mostre di pittura, una stagione cinematografica, ed una teatrale che si svolgeva insieme al comune capoluogo , ed era di tutto rispetto.
L'estate poi si montava un grande palco peri concerti sull'erba, si chiamavano così, ma non erano solo musica. Grandi artisti internazionali sono passati su quel palco: da Lindsay Kemp a Roberto Benigni. Anima di tutto questo un operatore culturale di grandi capacità e semsibilità che è stato il compianto Peppino Francobandiera.
Poi con la privatizzazione tutto cambiò, l'azienda si disinteressò del circolo, Peppino Francobandiera uscì di scena, il budget diminuì sensibilamnte, pure con l'impegno del sindacato le cose andarono avanti per un po' di anni, certo con meno risorse ma con grandi sforzi, come non ricordare il peroido di direzione di Luigi Morea, nel quale si compirono degli sforzi per aprire la struttura al territotrio, in vari settori: il teatro con la creazione del premio del teatro amatoriale "Talia", che per un decennio è stato una vetrina importante ed un luogo di cionfronto e di crescita della compagnie locali, l'ospitalità data a convegni ed associazioni, l'apertura al mondo del volontariato via via sino al sostegno scolastico ai ragazzi in difficoltà del quartiere, al rapporto con le scuole per la creazione di un laboratorio botannico nel parco della Masseria.
Ma la fantasia e gli sforzi di volonà non bastano, se il contesto non si esprime nella stessa direzione. Le cose sono via via peggiorate e non solo e non tanto per il progressivo inaridimento delle fonti finanziare, ma soprattutto perchè rotto l'idillio tra la città e la sua fabbrica nessuno è stato capace di salvare quanto di buono c'era stato.
Della foresteria e del ristorante qualcuno tentò di fare il centro di incontro di attività politiche, e qualche errore di gestione ha ridotto anche l'uso delle strutture. Intorno al parco del Vaccarella sono sorte numerose costruzioni, lo stesso splendido viale d'accesso alberato e limitato da splendidi muretti a secco, è stato deturpato, ed in parte i muretti sono stati abbattuti nella costruzione di nuovi edifici, come inutilmente abbiamo denunciato qualche mese or sono.All'interno della masseria ormai funziona quasi soltanto una palestra privata.
Oggi la scelta che può significare la chiusura. Il mio timore è che alla fine questa splendida struttura sia sacrificata del tutto alle esigenze del Dio mattone, così come avvenuto per la masseria urbana del quartiere Solito.
So che azienda e sindacati stanno discutendo di quale possa essere il futuro del circolo aziendale, ma il compito di salvaguardare la struttura del Vaccarella non può essere affidato solo a loro, interessa tutta la città. Una città che negli anni ha abbandonato e lasciato degradare numerose strutture ed edifici storici di gran pregio. Una città che mentre spreca ed abbandona l'esistente, spesso non dispone delle strutture che occorrono alla vita civile ed agli spazi democratici, persino dei giovani. Una città che recentemente si è candidata ad essere Capitale della Cultura Europea per il 2019, con un programma che ha il suo centro nella rigenerazione urbana, non può pensare di abbandonare una struttura come quella.
Vi sono tante necessità e possibilità. Ne dico una che può essere presa in considerazione insieme ad altre: a poche centinaia di metri c'è la struttura del Politecnico con i suoi corsi di laurea, perchè non immaginare un utilizzo a supporto ed in funzione di questa prestigiosa presenza ?.