L'alta moda di Jole Veneziani
Successo d'una Puglia d'altri tempi

La stilista Jole Veneziani, tarantina, nasce in una famiglia colta e vivacissima. Il padre è avvocato e scrittore, la mamma appassionata di musica classica e il fratello diventerà un famoso commediografo. Giovanissima si trasferisce a Milano e proprio nel capoluogo lombardo, dopo una breve esperienza come amministratrice di un'importante ditta di pelli, sviluppa la sua vocazione per la moda e un fiuto da vera imprenditrice.
Nel 1937 apre un laboratorio di pellicceria in via Nirone cui si affiancò la sartoria nel 1943. Nel 1944 si trasferisce definitivamente la sua sede in via Montenapoleone, al numero 8, in una Milano ancora sotto le bombe e piena di macerie: un salotto creativo e centro di aggregazione della mondanità milanese, pervaso dall’odore del caramello che saliva dalle cucine dello storico caffè Cova.

Nel '51, la sua prima sfilata a Villa Torrigiani a Firenze, insieme ai grandi nomi della moda dell'epoca. E' un successo per lei e per la moda italiana che si afferma nel panorama europeo e come alternativa alla moda francese. Il made in Italy nasce proprio in quegli anni. Nel '52 riceve il Giglio d'oro della moda, importante riconoscimento conferito a chi si distinguesse, con il maggior numero di vendite all'estero, nell'affermazione della moda italiana.
Per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta dalle sale dorate e cariche di specchi del suo atelier sono passate celebri, attrici e regine del ‘bel mondo’, con cui lei, temperamento curioso e vivacissimo, intrattenne anche rapporti di amicizia: Lucia Bosè, Maria Callas, Wally Toscanini, Josephine Baker, Marlene Dietrich, Elsa Martinelli, Anna Proclemer, Ljuba Rizzoli, Emanuela Castelbarco, Sandra Milo, Franca Rame, Ornella Vanoni.
Oggi Villa Necchi Campiglio, una location eccezionale, casa museo ora di proprietà del FAI-Fondo Ambiente Italiano la celebra, fino al 24 novembre, con la mostra “Jole Veneziani, alta moda e società a Milano”. La rassegna, curata da Fernando Mazzocca e promossa dalla Fondazione Bano e dal FAI, presenta abiti d’epoca, bozzetti e fotografie, oltre a filmati, documenti, oggetti di sartoria, scelti tra gli oltre quindicimila pezzi dell’Archivio Veneziani, dove si indaga il rapporto tra 'alta moda e società' nel capoluogo lombardo.

Non a caso l'esposizione si apre sulla ricostruzione di una giornata tipo di una donna dell'alta borghesia milanese, scandita da manichini che indossano i capi originali creati dalla couturier, intenti nel preparare la tavola per il pranzo, giocare a carte o leggere una rivista. La mostra prosegue con la sezione nella quale il visitatore impara a conoscere Jole Veneziani attraverso un’accurata selezione di bozzetti originali, testimonianze delle personalità che l’hanno incontrata, sempre accompagnati dai modelli originali delle sue creazioni.
Così si possono seguire le tracce della sua storia, anche quella personale, attraverso le fotografie che la ritraggono bambina nella grande famiglia a Taranto, poi giovane donna, quindi matura: ritratti caratterizzati dalla presenza immancabile degli occhiali di lustrini, diventati uno dei suoi tratti distintivi più riconoscibili.
E anche copertine delle riviste, che hanno immortalato lei e i suoi vestiti, come Vogue e Harper’s Bazaar. Famosa la copertina che Life, nel 1952, le dedicò per la creazione dell’impermeabile bianco, della linea Veneziani Sport, un vero e proprio cult per le donne americane, che riuscì a imporre e far riconoscere al mondo il suo stile semplice, essenziale e modernissimo che si avvicinava a quello di Capucci.
La rassegna si chiude idealmente con la sezione che testimonia la quantità di premi e di riconoscimenti italiani e internazionali che hanno consacrato la sua carriera, tra i quali vanno ricordati la Medaglia d’oro del Museo di Philadelphia (1953), il Premio della critica di moda (1960 e 1964), l’Oscar della moda (1961) e quello della calzatura (1969); o ancora quelli che premiarono la sua imprenditorialità, come i due premi Necchi (1953 e 1961), la nomina a Cavaliere al merito della Repubblica (1970) e a Grande Ufficiale della Repubblica (1974).
Quello di Milano è il primo appuntamento di un progetto che, una volta terminato lo studio sul patrimonio dell’Archivio, si concretizzerà in una grande mostra itinerante che porterà l’Atelier Veneziani nelle capitali europee e del Far East.