La candidatura plurale
di Antonio Decaro (di A. Gelormini)
di Antonio V. Gelormini
La riflessione è stata lunga, eppure gli accordi politici, per supportare la decisione finale, risalgono alla scorsa estate.
L'esitazione di Antonio Decaro è arrivata al limite della rinuncia, ma anche a quello dell'esasperazione di un'opinione pubblica ansiosa di conoscere - una volta per tutte - il parterre dei competitor, per la successione a Michele Emiliano: il sindaco più longevo (amministrativamente) della storia della città di Bari.
L'annuncio "liberatorio" è arrivato via web, attraverso una lettera-comunicato, dato che la strategia della presenza assente, o meglio, dell'assenza presente continua a dimostrarsi decisamente vincente.
Nelle ultime settimane si è parlato più di Decaro e delle sue mosse, che di qualunque altro argomento. E i primi a subirlo e a soffrirlo, più o meno palesemente, sono stati gli stessi candidati sindaci, con i loro interlocutori nei diversi incontri pubblici.
Tanto che il candidato Di Paola, per non esserne logorato, ha deciso di accettare incontri pubblici solo tra effettivi candidati al Palazzo di Città, evitando confronti anche con chi fosse candidato a primarie. Il cui solo riferimento, come ha avuto modo di constatare anche Angelino Alfano, provoca la sua immediata presa di distanza.
L'approccio di Decaro è 'obamiano' con radici 'kennedyane': non soggettivo, ma comunitario. Infatti, non propone "la sua candidatura", ma chiede a tutti se vogliono candidarsi con lui.

Se la strategia funziona, allora non si vedrà "un uomo solo al comando", ma l'input trasmesso sarà: "cominciate a fare, mentre io non ci sono". La metafora ciclistica, che esalta i gregari, per portare al traguardo il capitano e sancire la vittoria dell'intera squadra, sarà quindi la trama di un programma destinato a segnare il futuro di una città, che si appresta ad affrontare la metamorfosi evolutiva, verso una nuova dimensione metropolitana.
Anche l'hashtag, in predicato di diventare una sorta di payoff della campagna elettorale, tenderà a coinvolgere sin dal primo contatto: #iomicandidoconte. Anch'esso catalizzatore di commenti e di condivisioni più o meno coerenti, per moltiplicare in rete il passaparola. Compresa qualche incomprensione, come quella del lettore distratto o frettoloso, che leggendo male la spaziatura implicita, ha commentato: "Pensavo volesse fare il sindaco"!