Dalla "mandorla riccia" alla "scarpetta", ecco i dolci della tradizione salentina
Nel corso dell'Educational dal titolo "Salento, i luoghi dell'Anima - Un pacchetto turistico per destagionalizzare", organizzato da Carmen Mancarella (fondatrice della rivista Spiagge) e a cui nei giorni scorsi ha preso parte anche il direttore di Affari Angelo Maria Perrino, c'è stato spazio anche per le tradizioni culinarie salentine. In particolare, per quelle di Oria, Francavilla Fontana ed Erchie, nel brindisino.
La Mandorla riccia di Francavilla Fontana - Perrino ha incontrato numerosi cittadini che tengono vive antiche tradizioni in cucina. Tra questi, il signor Passiante di Francavilla, con l'antica ricetta della "mandorla riccia" che si tramanda di padre in figlio e che si mangia nel periodo di Carnevale. La ricetta è semplice: mandorla, acqua, zucchero, limone... e soprattutto tanto "lavoro di braccia". Per prepararle, ci vogliono circa 90 minuti, ma anche di più (dipende dalle quantità). La "mandorla riccia" è stata riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale pugliese dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Nel 1912 ha meritato la Medaglia d'Oro alla "Fiera dei Sapori" di Parigi e da allora, soprattutto in questi ultimi anni, gli artigiani francavillesi auspicano di ottenere ulteriori e maggiori riconoscimenti per la qualità e genuinità del loro prodotto. La ricetta è stata recentemente registrata con atto pubblico e otterrà a breve la denominazione d'origine...
Il museo del bar - Perrino, a Oria, ha visitato anche il "museo del bar Carone", con più di 70 anni di storia: Antimicchio, Elenuccia e ‘Nzina Carone, nel 1938, infatti, avviarono un piccolo bar in Piazza Martini Carissimo, e dopo tre anni di attività trasferirono l’esercizio commerciale in quella che, ancora oggi, rappresenta la sede storica in Via Roma. C'è spazio, tra l'altro, per delle "dimostrazioni" dal vivo di pasticceria locale.
La scarpetta - Sempre a Oria il direttore di Affari ha provato la mitica "scarpetta" (soffice pan di spagna schiacciato ricoperto di glassa). Lo storico Alvaro Ancora ha scritto che sono state le suore benedettine le "ideatrici" di questo dolce, che risale alla fine dell'Ottocento. Questi dolci, non a caso, sono anche detti "le cosce delle monache"...
