Modugno, Magrone non ce la fa.
Tredici dimissioni, sciolto il Consiglio
Bari – Nicola Magrone non ce la fa. Dopo 15 mesi di amministrazione ed il terremoto giudiziario che aveva travolto le due amministrazioni precedenti di Pino Rana e Mimmo Gatti, il Comune di Modugno sarà nuovamente commissariato. Le dimissioni di tredici su ventiquattro consiglieri, tra maggioranza e opposizione, costringono il Sindaco alla resa, chiudendogli alle spalle le porte di Palazzo Santacroce: “Una fuga che oltraggia ancora una volta la mia Città, mi sento parte offesa, insieme alla mia comunità, di un gesto eversivo”, ha sbottato l’ex primo cittadino.
A far saltare definitivamente il banco è stato il nodo sull’urbanistica: “A Modugno è un cancro che non si riesce a vincere”, ha spiegato l’ex magistrato, intenzionato ad affrontare lunedì la questione in una seduta monotematica dell’Assemblea. Sotto accusa le norme tecniche di attuazione, adottate dal consiglio comunale nel dicembre ’99: “Si è costruito per 15 anni - dal 1999 al 2014 - con norme illegittime, mai sottoposte all’approvazione della Regione, e che la stessa Regione Puglia non riconosce come ‘efficaci e vigenti’”, aveva chiarito l’esecutivo cittadino, finito in minoranza numerica ad opera dei suoi stessi uomini, prima che Magrone decidesse di proporre una delibera risolutiva per “avviare il ripristino della legalità”.
E invece non se ne discuterà, quantomeno non con il numero legale, visto che lo strappo dei dissidenti - tra i quali non figurano esponenti del Partito Democratico - chiude anticipatamente legislatura: “Avrei voluto portare un treno deragliato sui binari ma non me lo hanno permesso, hanno preferito darsi alla fuga e buttare la Città nel caos”, commenta amaro l’ex titolare della fascia tricolore e sarà verosimilmente il commissario prefettizio a tenere le redini dell’ordinaria amministrazione fino alla primavera, quando nel centro barese si riapriranno le urne.
Dall’opposizione parlano di ricatti e diffide e i 13 dimissionari sono pronti a motivare l’extrema ratio in una conferenza stampa ad inizio settimana, mentre a fare scudo è il polo civico di Italia Giusta Secondo Costituzione: “Chi tocca i fili muore, il partito del cemento trova velocemente adepti ma non poteva far finta di niente, il Sindaco Magrone, che, lottando contro speculazioni politiche e strumentalizzazioni, ha interpretato il bisogno morale di una comunità che non può essere identificata sempre con uno scandalo, quello legato a costruzioni fuorilegge o quello legato alle tangenti per le costruzioni”, rincarano in mattinata.
(a.bucci1@libero.it)