Muri di città screen diffusi
del socialnetwork urbano
Chi ha detto che i messaggi d'amore scorrono solo sugli schermi touch o tra le righe virtuali dei social? C'è chi ancora affida ai modi e alle forme di un tempo tutta la forza più bella del vivere, come l'autore del messaggio apparso la scorsa notte su un muro che sorge in una delle vie principali di Lecce, a pochi passi dal centro della città salentina regno del barocco, inneggiando all'amore più grande, quello che si vuol vivere ad ogni costo, contro tutto e tutti.
Insomma, “l'amor che move il sole e le altre stelle”, quello che ti rende cieco e sordo d'innanzi a tutto ciò che è altro dalla persona amata. Quello per cui vale la pena rischiare compiendo un gesto notoriamente inammissibile, nell'epoca in cui un post su Facebook o un tweet o un messaggino su WhatsApp avrebbero prodotto effetti più immediati e meno prorompenti.
Ma non c'è mezzo virtuale, avrà pensato l'incauto autore, in grado di equiparare il potere evocativo di quella pietra e del suo parlare. Poco importa se il proprietario del muro sarà meno disposto a comprendere il grande amore, o se la grammatica non è proprio un elogio alla perfezione.
Il destinatario del messaggio, transitando per quella via, di certo avrà provato una così grande emozione da giustificare qualunque errore o esagerazione del mittente. Ironia a parte, nell'era che è espressione del digitale per eccellenza, sono ancora tante le scritte sui muri delle città o sui lenzuoli adagiati sui guardrail o sui cavalcavia, che raccontano la voglia di urlare a tutti i propri sentimenti, pur nella consapevolezza che il ricorso al web produrrebbe un passaparola più veloce e più grande.
È un coraggioso dare voce alle emozioni, che percorrono vie che resistono, nonostante il mutare veloce del mondo, regalando immagini inequivocabili che ricordano pellicole di altri tempi.