di Antonio V. Gelormini
In un paese come l’India, che sulla ricchezza fantasmagorica di colori, profumi e umori spirituali affonda le proprie tradizioni e fonda la preziosità di una cultura plurimillenaria, la scelta della scenografia floreale del cosiddetto “matrimonio dell’anno” - quello tra Ritika Agarwal (figlia del magnate del ferro Pramod Agarwal) e Rohann Metha - è fulcro nonché cardine di un cerimoniale complesso. Anche se la location prescelta, questa volta, è avvolta nella luce suggestiva di una Puglia vivace, lontana migliaia di chilometri dalle rive calme e dorate del Gange.
L’importanza dei fiori, quale termometro sensibile del quotidiano e necessario equilibrio del soggettivo rapporto di convivenza con la Natura, insieme all’intera comunità d’appartenenza, solo in India poteva immaginare la costruzione e il design di un Tempio – il Bahai Temple di Nuova Delhi - ispirato al “fior di loto”, simbolo della pace, della purezza e della bellezza e indissolubilmente legato in India alla religione, alla meditazione e alla preghiera. Dove i fedeli di ogni religione possono entrare, pregare e meditare in silenzio, secondo gli usi del proprio credo.

E cosa c’è di più adatto dei fiori per accompagnare i riti che dimostrano la profonda unione della vita umana con l’armonia dell’Universo, secondo l’antica sapienza indiana, e che nel matrimonio trovano la sintesi suprema e diffusa, per rinnovarne la carica devozionale e il senso del passaggio terreno? Tanto più che un matrimonio indiano non è solo lo sposalizio di un uomo e di una donna, ma anche l’unione delle rispettive comunità famigliari. Per cui, la sacralità non risiede solo nella continuità delle famiglie nei figli, ma anche nel saldo di un debito con gli antenati?
Per questo la famiglia Agarwal ha voluto che ad occuparsi degli “effetti speciali” di un pezzo tanto importante della cosiddetta liturgia matrimoniale fosse il numero uno al mondo delle decorazioni floreali: Daniel Ost. Il fuoriclasse che ne ha rivisitato le radici giapponesi di vera e propria filosofia di vita, per farne estro artigianale ed espressione di raffinata creatività, ed esaltarle in maniera sublime con le sue intuizioni. Daniel Ost è un vero e proprio artista, che lavora con materie prime tra le più delicate in assoluto: i fiori, le piante e gli alberi.
Un poeta della composizione floreale, che salda sulla semplicità l’originalità delle sue sofisticate creazioni. Tutte destinate a creare sorprendenti emozioni, nella gradevole percezione di serenità, frugalità, gioia e passione: sintesi plurale della bellezza più autentica.
Concepire il bello e tradurlo ogni volta in qualcosa che non è mai stato fatto prima, usando i più naturali tra gli elementi. Un perfezionista, quotidianamente alle prese con le architetture più complesse della natura, che fa del dettaglio la vera differenza emotiva tra ordinario e straordinario.

Raffinatezza estetica, leggerezza e intensità spirituale sono la rugiada ravvivante delle eleganti creazioni di Daniel Ost, universalmente apprezzato come “world’s leading flower designer". Un romanziere che parla e scrive con le sue “composizioni silenziose”, un musicista della natura che usa toni e colori dal timbro impalpabile. Le opere d’arte floreale di Daniel Ost sono il suo messaggio.
E nella ricchezza di un matrimonio all'insegna delle sane contaminazioni, anche la cucina si prepara ad essere altro contesto in cui i "fuochi d'artifcio" spunteranno dai fornelli di chef internazionali di prim'ordine e dall'utilizzo di spezie orientali con le più autoctone e profumate erbe e verdure di Puglia. Le indiscrezioni fanno riferimento a un fattore Z, che allo zenzero e allo zafferano abbina con ogni probabilità il binomio stellare di Pietro Zito e Peppe Zullo.
(gelormini@affaritaliani.it)