Omicidio di Gravina
Sdegno, dolore e imbarazzo
di Antonio V. Gelormini
Uno dei post sul suo profilo Facebook, a cui Pierino Capone era più affezionato, è il celebre brano dal “Discorso agli Ateniesi” di Pericle sulla Democrazia (461 a.C.). La sua idea di città aveva radici antiche, ma a Gravina in Puglia sembra si scontrasse col rigoglio intricato e invadente della gramigna della mala-amministrazione.
“Un paladino della legalità” è stato definito: col tempismo cinico e tipico che accompagna la tragica piega degli eventi, quello stesso che esprime il meglio di sé sempre dopo ogni tragica fatalità e mai, o in casi sporadici, durante il difficile e combattivo sforzo quotidiano di ciascuna vittima.
Le sue denunce contro i troppi abusi, ormai, non si contavano più. Da 10 anni raccoglieva esposti, l'ultimo sui loculi del cimitero: amaro incipit verso l’epilogo drammatico.
Non ci sarà nessun lutto cittadino per Pietro Capone, il quarantanovenne gravinese assassinato lunedì sera sotto casa. Troppi sguardi abbassati. Troppi occhi che sfuggono all’incrocio angosciante di un ‘perché?’ Difficile per un Sindaco dichiararlo, quando in città troppi esami di coscienza sono tardivamente in atto, nel silenzio perdurante e diffuso, che prendeva le distanze dal fastidioso e insofferente ritornello di un monito imbarazzante.
"Gravina non merita questo" sottolineano sindaco e giunta in un documento corale, in cui si esprime profondo dolore per quanto accaduto a Pietro Capone. "In questi giorni si sono susseguiti una serie di episodi che non possono e non devono oscurare una città come Gravina, bella, laboriosa e ricca di persone oneste" ha aggiunto il primo cittadino, Alesio Valente.
Dopo un colloquio telefonico tra il primo cittadino e il prefetto di Bari, Antonio Nunziante è stato convocato per venerdì prossimo un incontro in Prefettura per discutere dello stato dell'ordine pubblico in città. E dell'intera vicenda è stato informato anche il Ministero dell'Interno.
"È necessaria una reazione corale - ribadisce Valente - che porti tutti, nessuno escluso, a riscoprire le ragioni del dialogo ed il senso della comunità: in momenti drammatici e difficili come quello presente, è indispensabile ritrovare l'unità necessaria per far fronte, senza incertezze né divisioni, a chi pretende di sostituire alle ragioni del diritto e della convivenza civile quelle della violenza e della forza bruta. Confidiamo nell'operato delle forze dell'ordine perché sia fatta piena luce sull'accaduto e siano prontamente assicurati alla giustizia i responsabili".
Gli investigatori tenderebbero ad escludere l’omicidio criminale. Piuttosto verosimile l’ipotesi del risentimento di qualcuno nei confronti della vittima, a causa della sua propensione ad adire le vie legali. Capone, celibe e incensurato, camminava a piedi quando ha incrociato uno o più killer che lo hanno ucciso a distanza ravvicinata, sparandogli due colpi di pistola calibro 7,65 alla testa, forse dopo averlo tramortito.
(gelormini@affaritaliani.it)