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PD: il lupo perde il pelo, ma non il vizio

La storia si ripete. E’ come un istinto auto-lesionista che puntualmente si impossessa dei quadri dirigenti del Partito Democratico, in occasione sovente delle ricandidature eccellenti o se vogliamo ‘particolari’, come da qualche anno lo sono quelle che riguardano la Puglia.

PD calenda

Era successo già con Nichi Vendola, diventato governatore per un pugno di voti quando la spuntò con Raffaele Fitto che sperava nel secondo mandato, che pur rappresentando - a fine primo quinquennio - una sorta di ‘treno in corsa’ in Puglia, vide il cammino ostruito dalla proposta di Massimo D’Alema di una candidatura Francesco Boccia. Sappiamo tutti come andò a finire!

giachetti PD

La situazione si ripresenta con la cosiddetta ‘macchina da guerra’ Michele Emiliano, che vede presentato da Roberto Giachetti e Carlo Calenda - in Assemblea Nazionale PD - un ordine del giorno per non sostenerne la ricandidatura a Presidente della Regione Puglia. Una sorta di seconda puntata della sorpresa Renzi, che virò improvvisamente dalla candidatura/capolista Emiliano nell’Area Italia Meridionale alla Europee 2014, tirando fuori dal cilindro le 5 capoliste donne. Ritenendo probabilmente inopportuna un’ulteriore legittimazione delle urne, per lo scomodo leader pugliese, soprattutto di quella portata. Con cadenza inclemente, la storia si ripete!

PD Mario Romano

Tra i primi a reagire è il Consigliere regionale Mario Romano, esponente del movimento politico ‘Voce Popolare’, che ritiene l'iniziativa di Giachetti e Calenda irrispettosa nel merito e nel metodo nei confronti delle forze politiche e movimenti che hanno contribuito alla elezione a Governatore di Emiliano: "Che gli Onorevoli Giachetti e Calenda possano proporre alla loro Assemblea Nazionale un ordine del giorno con il quale chiedono al PD di ‘non sostenere la ricandidatura a Governatore regionale di Michele Emiliano’ è un loro diritto, tuttavia, pur non volendo entrare nel merito delle vicende di un partito nel quale non milito, a me sembra questa iniziativa alquanto inopportuna per il semplice fatto che non considera che Michele Emiliano non è stato eletto dal PD, bensì da una coalizione di partiti e movimenti che si sono ritrovati su un programma condiviso allorquando ha deciso di candidarsi a Governatore”.

EMILIANO1

“Se il PD nel 2015 fosse stato autosufficiente e avesse avuto la forza per eleggere da solo Michele Emiliano a Governatore della Puglia, oggi avrebbe avuto tutto il diritto di sconfessarlo - sottolinea Romano - ma dal momento che il PD, oggi come ieri, non ha i numeri e ha bisogno di costruire alleanze per tentare di guidare con un proprio esponente la Regione Puglia, dovrebbe abbandonare la sua cultura di primi della classe e sedersi intorno ad un tavolo con tutti i soggetti politici che si riconoscono nell'area di centrosinistra, per comprendere se ci sono ancora le condizioni per poter continuare a stare insieme”.

“Dal momento che Michele Emiliano non è iscritto al PD e che da tempo ha dichiarato la sua disponibilità a sottoporsi al voto delle primarie - aggiunge Romano - trovo singolare che una parte del PD nazionale lo voglia ‘sopprimere’ e addirittura dettare le condizioni, come se fosse sua la prerogativa di scegliere il candidato a governatore”.

pd

“Orbene - conclude Romano - non spetta a me indicare percorsi, ma ritengo che il discorso delle primarie, senza che queste siano demonizzate, possa restituire la serenità necessaria per affrontare i mesi che ci attendono prima del voto, avendo tutti la consapevolezza che solo sua maestà il popolo potrà decidere quale dovrà essere il candidato governatore”.

Con altra nota, anche i consiglieri regionali Sabino Zinni (Emiliano Sindaco di Puglia) e Paolo Pellegrino (La Puglia con Emiliano) intervengono sul tema: "Che il campo del centro-sinistra sia sempre stato caratterizzato, rispetto alle altre aree politiche, da una più accesa e combattiva dialettica al suo interno, è cosa nota. C'è però un confine - ribadiscono  i due consiglieri - che separa il dibattito politico dal puro autolesionismo: e sarebbe bene tenerlo presente per non superarlo. Ad esempio, si dovrebbe stare attenti a non oltrepassarlo nella vicenda che riguarda la ricandidatura di Emiliano alle Regionali 2020”.

Zinni

“L'attuale governatore pugliese - ricordano Pellegrino e Zinni - aveva palesato la sua intenzione di ricandidarsi ormai a settembre 2018. Non l'aveva fatto imponendosi d'autorità, ma chiedendo che si convocassero le primarie per ottobre 2019. Una data più che ragionevole, considerato che lasciava più di un anno di tempo, a chi avesse voluto sfidarlo, di organizzare le proprie forze; e che lascerebbe successivamente, all'eventuale vincitore, il tempo per una campagna elettorale ben condotta”.

“Da allora tutto è rimasto sostanzialmente fermo, a parte i nervosi sussulti dell'ultimo mese: la polemica sulle tempistiche delle primarie, la campagna "No Emiliano Candidato", l'ordine del giorno per chiedere d'impedire da Roma la ricandidatura dell'attuale Presidente. Tutte mosse che lasciano pensare che quel confine di cui abbiamo parlato all'inizio si stia pericolosamente superando”.

Pellegrino Paolo

“Anche perché – proseguono - il motivo per cui non si vorrebbe Emiliano candidato una seconda volta, sarebbe che non sempre il Presidente si è trovato d'accordo con la linea del PD. Tuttavia il dubbio sorge spontaneo: a parte le dinamiche di partito, non sarebbe il caso di inserire nel ragionamento anche la Puglia? Già perché alla fine è quello che dovrebbe interessare a chi fa politica: i cittadini e il posto che si deve governare”.

“A tal proposito - fanno rilevare Pellegrino e Zinni - il PIL regionale durante questa legislatura è cresciuto, così il numero di occupati e l'export. È cresciuto il turismo, è quasi concluso il piano di riordino ospedaliero e sono state avviate importantissime misure, come il ReD che aiuta da solo 30 mila famiglie. Perché un presidente uscente di fronte a questi numeri non dovrebbe avere diritto a ricandidarsi? Perché non sempre è stato d'accordo con il PD? Sembra un'argomentazione francamente molto debole, degna della peggior Prima Repubblica”.

PD Zingaretti 2

“Lo è ancor più - incalzano - se si pensa che Emiliano in tutti questi anni non è stato solo il candidato del PD, ma anche di due liste civiche che hanno raccolto tutto un variegato mondo di centro-sinistra che nel PD non si è mai riconosciuto, oltre alla lista dei Popolari e "Noi a Sinistra per la Puglia". Il modello del Partito Democratico aperto verso le istanze civiche è stato un modello vincente, tant’è che è stato ripetuto in molte altre zone d'Italia: tant’è che si tratta di un modello a cui lo stesso Zingaretti ha guardato non appena insediatosi”.

“E allora: se si vuole continuare a discutere facciamolo pure, l'abbiamo sempre fatto - concludono Zinni e Pellegrino - ma facciamolo sui temi e le visioni di governo, tenendo fuori gli equilibri di partito e i rancori personali. Dopodiché, se ci sono proposte realmente diverse per i prossimi cinque anni, decidiamo una data ragionevole per le primarie (non oltre ottobre) e proviamo a vincere nel 2020, visto che a perdere ci hanno già pensato altri".

(gelormini@affaritaliani.it)

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