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Puglia, la tutela dei territori e le pressioni del cemento inglese

di Antonio V. Gelormini

Il problema della lentezza burocratica esiste ed è grande quanto un parco naturale. Ma nel gran polverone mediatico, sollevato dalle lamentele di Alison Deighton, c'è molto di più degli incagli da scartoffie o delle meticolose puntualizzazioni di qualche solerte funzionario degli uffici preposti.

Affaritaliani.it aveva già trattato l'argomento nel gennaio del 2013 (Gli ulivi secolari fermano il cemento inglese) e a quanto riferito in conferenza stampa dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e dall'assessore alla Qualità del territorio - Assetto del Territorio, Beni Culturali, Urbanistica, Politiche abitative, Angela Barbanente - anche vice presidente - i richiedenti inglesi non produssero - nè allora, nè in seguito - alcuna efficace controdeduzione al parere negativo della Regione dopo quello altrettanto negativo della Soprintendenza e del Ministero, che provasse almeno a ridurre l'impatto paesaggistico, presentando invece un ricorso al TAR e avviando in tal modo un processo di azioni e reazioni processuali, i cui tempi non sono più dettati dalla macchina amministrativa, ma da quella giudiziaria.

Nardò2
 

Infatti, alla sentenza del TAR di Lecce - favorevole ai ricorrenti - è seguita la richiesta di giudizio superiore presso il Consiglio di Stato, per autodifesa, della Regione.

“Noi dobbiamo sapere quale è la verità. Una lottizzazione di 150mila metri cubi di cemento in un uliveto quattrocentesco a ridosso della costa di Nardò a Sant’Isidoro, in un’area di pregio che è sempre stata guardata come una preda dai cacciatori di territori, dai cementificatori. Non è una storia particolarmente bella”.

Così il Presidente Nichi Vendola nella conferenza stampa, convocata insieme con l’assessore Barbanente, per chiarire la posizione della Regione, in merito alle autorizzazioni per la costruzione di una lottizzazione su un uliveto secolare nel territorio di Nardò, dopo l’intervista rilasciata dall’imprenditrice inglese, ad un quotidiano nazionale.

“Io mi ribello - ha continuato Vendola - a chi presenta come ecoturismo lo sradicamento sicuro degli ulivi, a chi compie un attentato ad un’area così di pregio, a chi fa la campagna sulla burocrazia che blocca. Noi abbiamo dato oltre il 90 per cento di pareri favorevoli ad interventi, sia pure dopo averli resi compatibili con l’ambiente. Noi difendiamo la Puglia, attraiamo investimenti, la Puglia è la prima in Italia per crescita dell’export, ma è bene che si sappia, noi non abbiamo l’anello al naso e non svendiamo la Puglia. Questo deve essere chiaro a tutti”.

“Queste scelte – ha ribadito Vendola - devono sempre sottoporsi al rispetto delle norme di legge. Tutti sono tenuti a rispettare le norme vigenti, ma soprattutto la sostanza, cioè la Puglia. Altrimenti un giorno ci lamentiamo delle ferite inferte al paesaggio e il giorno dopo ci lamentiamo del contrario”.

Deighton Alison
 

Il Presidente Vendola ha annunciato, inoltre, che porterà un dossier alla Procura della Repubblica. “E' una vicenda opaca - ha detto - sulla cui storia è bene che dia uno sguardo la Procura della Repubblica di Lecce, alla quale consegneremo un dossier”.

Difende i propri uffici l'Assessore Barbanente e sottolinea come raggiunga addirittura il 95% la quota di progetti approvati negli ultimi anni. Segnalando che le aree in questione sono state vendute ed acquistate in un comprensorio, sì edificabile come tanti, ma che non si è ancora adeguato non solo al recente Piano Paesaggistico regionale, ma nemmeno a quello del 2001.

Per cui, prim'ancora che il parere della Regione o quant'anche la stessa avesse - per assurdo - avuto intenzione di approvare questa lottizzazione, si sarebbe scontrata con due livelli ostativi superiori: lo Stato e la Soprintendenza.

"Tanto più - aggiunge mostrando le mappe del progetto - che anche il tecnico più sprovveduto può evincere l'incongruente ipotesi presentata di palazzine a due piani, che rimarrebbero al disotto delle chiome degli ulivi secolari". Senza contare, si deduce dal suo discorso, la devastazione intrinseca nell'assetto agro-territoriale di una gettata di 150mila metri cubi di cemento, in uno degli scorci più suggestivi della Puglia.

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Pertanto, si dice sorpresa, irritata e delusa dall'accelerazione mediatica e dallo stravolgimento delle responsabilità emersi in questi giorni attorno alla vicenda. Si chiede quale sorte in Inghilterra avrebbe avuto lo stesso progetto. Ma soprattutto rivendica rispetto per l'attività da più parti riconosciuta all'operato dei suoi uffici, che non hanno l'abitudine di mettere in discussione investimenti di tale portata. Ma la tutela del patrimonio paesaggistico e territoriale è qualcosa che a che fare col futuro delle generazioni, piuttosto che con la contingenza del pragmatismo.

Infine, Angela Barbanente precisa ancora una volta come la Regione sia stata scavalcata dalle reazioni dei titolari del progetto e dai loro consulenti. "Sono stati loro a ricorrere al TAR, innescando tempistiche e lungaggini che non appartengono ai nostri uffici. Dopo la sentanza del TAR, era normale che la Regione ricorresse al Consiglio di Stato per far valere le proprie ragioni. Naturalmente i tempi si allungano. Assurdo e paradossale, però, che vengano addebitate a noi lungaggini provocate dalle scelte, legittime, degli interlocutori inglesi. Direi che siamo al limite dell'offesa".

(gelormini@affaritaliani.it)

 

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