Sgombero Villa Roth: 'Siamo preda
ghiotta. Non ci fermeranno dei muri'
Bari – E' da martedì 14 gennaio, inutile negarlo, che continua ad essere uno degli argomenti del giorno: lo sgombero di Villa Roth ha scosso, senza troppi giri di parole, le coscienze di tutti. (S)muovendo una doverosa riflessione sull’emergenza abitativa, sulla necessità di una cultura degli spazi, sulla riappropriazione della città, delle sue arterie e suoi edifici da parte dei cittadini. Uno dei tanti simboli pugliesi di cosa possa essere un centro sociale non solo per i suoi stessi residenti ma anche, forse soprattutto, per la realtà che gravita attorno. Quella del quartiere, quella di chi è di passaggio, quella di chi in difficoltà ha trovato un riparo tra quelle mura, quella di chi ha solo osservato da lontano il susseguirsi degli eventi dal 26 novembre 2011.
Tre mesi di intercettazioni telefoniche allegate dal gip del tribunale di Bari, Roberto Oliveri del Castillo, al provvedimento di sequestro preventivo dell’edificio: questo l’ultimo capitolo, ad oggi, della storia. Tre mesi di conversazioni telefoniche che dimostrerebbero, secondo gli inquirenti, il reato di "occupazione abusiva a scopo di profitto". Tre mesi di intercettazioni telefoniche criticate dall’opinione pubblica barese che, denunciando lo sgombero, le intercettazioni stesse e lo sfruttamento mediatico del dramma, ha dimostrato profonda vicinanza alle persone lasciate fuori da Villa Roth. Tra queste Giulia, intervistata dalla redazione pugliese di Affaritaliani.it.
Il dramma dello sgombero di Villa Roth non ha aperto solo una ferita nel cuore dei cittadini baresi, sta coinvolgendo infatti i più alti gradi istituzionali baresi dal giorno del “pasticciaccio”. Vogliamo ripartire dall’inizio e raccontare cos’è successo la mattina del 14 gennaio?
Giulia: “Martedì mattina alle 7.00, senza alcun preavviso, gli abitanti di Villa Roth sono stati svegliati da una cinquantina di poliziotti che hanno fatto irruzione nella struttura identificandoli, intimando di prendere le loro cose e andarsene. E che, è giusto ricordarlo, non hanno avuto alcun tipo di alternativa abitativa da parte di alcuna istituzione, ma sono riusciti a dormire al coperto solo grazie a chi ha aperto le proprie case mostrando attiva solidarietà agli occupanti. Mentre portavamo fuori le nostre cose, due anni di Casa da chiudere in un fagotto in 10 minuti, hanno cominciato ad arrivare moltissime persone a portare il loro sostegno contro lo sgombero. I vicini di casa sono scesi per starci vicino, gridando contro la polizia e il feroce ritorno all’abbandono di uno spazio che, da quando è stato occupato, non solo ha cacciato topi, spaccio, malavita, ma è diventato una vera e propria risorsa per il quartiere. Nel giro di poche ore, gli artisti che in questi due anni si sono esibiti (in iniziative sempre aperte e a contributo libero) hanno avviato un tam tam che ha portato già dalle prime ore del pomeriggio un’aria di festa rabbiosa fuori dai cancelli: la Villa non era morta con lo sgombero, eravamo lì, in 300, consapevoli che non avremmo lasciato questa storia finire così”.

Un centro sociale ma anche un cantiere aperto in grado di dare spazio a laboratori, appuntamenti letterari, musicali e cinematografici, iniziative per bambini. La storia di Villa Roth inizia nel lontano 26 novembre 2011, da allora com’è cambiata e quali difficoltà avete incontrato? Su alcuni giornali si è perfino letto di come vi abbiano staccato gli allacciamenti di luce e gas: cosa c’è di vero?
“Non ci hanno staccato il gas, che non abbiamo mai avuto, ma l’acqua, cosa che ha reso ben più difficile la vita della Villa in tutte le sue forme, dall’abitativo alle iniziative sociali. In più di due anni di occupazione, la Villa è stata una casa per senza fissa dimora in fuga dalle disumane pratiche messe in atto nei dormitori, famiglie migranti, giovani precari, studenti idonei alla borsa di studio e alloggio ma non assegnatari. Ma non è stata solo questo. La Villa è stata un cinema, un teatro, un orto, un campetto da calcio per i bambini del quartiere, una libreria, un luogo di socialità e cultura libero dalle logiche di profitto e dalle legali mazzette di diritti d’autore e SIAE.
Dopo essere stata abbandonata per più di 15 anni, nell’incuria, nel degrado e alla mercè della malavita, l’occupazione ha liberato e ridato valore allo spazio. E questo lo sanno i vicini di casa, scesi a darci sostegno e a dire qualche parolaccia ai poliziotti in antisommossa, che ben ricordano quando lì dentro c’erano solo topi e giri di eroina; lo sanno i musicisti che si sono esibiti sempre e solo a contributo libero, ma con gioia e soddisfazione; lo sanno le mamme del quartiere, che non lasciavano più giocare i figli per strada ma sapevano che il pomeriggio ci si incontrava nel campetto del cortile; i teatranti, che hanno sperimentato la libera espressione contro il guinzaglio da finanziamenti e progetti spartiti sempre tra i soliti noti; gli ortolani che hanno imparato la bellezza di seminare, raccogliere e l’hanno insegnato anche a noi; gli studenti che hanno avuto un luogo libero e autonomo dove incontrarsi per discutere di politica; i migranti, con cui abbiamo diviso focaccia e zighinì; i bambini che sono cresciuti fra quelle mura e che in quel posto avevano trovato una strana ma meravigliosa famiglia.
Le difficoltà sono state tante, ma le abbiamo sempre affrontate collettivamente, con una riflessione condivisa, e forse questo è quello che oggi rende Villa Roth un luogo (fisico e concettuale) che tutta la città sente di dover difendere. Non abbiamo paura perché sappiamo che uniti possiamo fare qualunque cosa, perché quello che facciamo è giusto, e la solidarietà raccolta in questi giorni ne è la prova. Affronteremo le denunce e i processi a testa alta perché non abbiamo nulla da nascondere o di cui vergognarci”.

L'assessore comunale alle Politiche giovanili, Fabio Losito, denunciando l’accaduto, ha ricordato anche un precedente sgombero avvenuto in Via Re David (“È il secondo anno consecutivo, dopo l'episodio di via Re David, che la Provincia di Bari in pieno inverno chiede il rilascio di un immobile di cui non saprà cosa farsene”). Diversi esponenti della politica barese hanno espresso in questi giorni vicinanza, qual è stata la presenza della Politica in questi anni?
“Siamo in campagna elettorale e, diciamocelo, siamo una preda ghiotta su cui cercare di mettere le mani. Sullo sgombero di via Re David ci siamo espressi a suo tempo, siamo stati sul posto e abbiamo cercato di dare una mano agli sgomberati. Fino a che non siamo diventati un “caso”, nessuno ha bussato alla nostra porta, chiesto un dialogo, provato a creare un meccanismo di mediazione. Dal canto nostro, la nostra legittimazione la misuriamo sul coinvolgimento attivo di mezza città contro lo sgombero, sulla complicità della gente a cui non importa nulla del fatto che secondo la magistratura siamo dei “criminali”.

Il Sindaco di Bari, Michele Emiliano, ha dichiarato su Facebook: “Voglio chiarire a tutti che il Comune non ha nulla a che vedere con lo sgombero dei senza fissa dimora di Villa Roth. Nessuno del Comune è stato avvertito preventivamente e tutto è avvenuto in gran segreto”. Il Presidente della Provincia di Bari, Francesco Schittulli, ha risposto nel corso di una conferenza stampa: “Non è stata la Provincia a ordinare lo sgombero, noi abbiamo solo denunciato l'occupazione così come impone il codice penale. Piuttosto, è stato Emiliano in passato che ha firmato ordinanze per lo sgombero di altri immobili occupati". Schittulli, tra l’altro, ha anche dichiarato: “Se il Comune di Bari vuole diventare proprietario glielo diamo oggi stesso". Qual è la vostra posizione?
“Non ci interessa entrare nelle diatribe elettorali tra Comune e Provincia, centro-sinistra e centro-destra. Quello che sappiamo è che Emiliano, nella stessa sede, si era impegnato ad accogliere chi era in emergenza abitativa nelle strutture comunali e, invece, gli sgomberati sono ancora in alloggi di fortuna forniti dalla solidarietà cittadina. Ovviamente gli sgomberati pongono la questione della CASA, non del posto letto: due anni fa hanno occupato per sfuggire alle dinamiche inumane dei dormitori, sarebbe un insulto proporre loro di tornare in quei luoghi”.
Il 17 gennaio sono partiti i lavori di muratura di Villa Roth, nonostante il vostro tentativo di opporvi. Diversi residenti della zona attorno all’edificio, inoltre, hanno più volte sostenuto la protesta dichiarando fosse meglio “lasciare l’edificio ai ragazzi”, confermando la funzione sociale del centro. Nei prossimi giorni come vi muoverete?
“Dopo un’assemblea aperta alla città, si è deciso di mantenere il consueto appuntamento del sabato e dal pomeriggio si sono susseguiti attori, artisti, musicisti che hanno animato lo spazio antistante la Villa. Verso le 23.30 tutte le persone presenti si sono mosse in corteo spontaneo, per le strade di Bari, per arrivare davanti a un’altra villa, occupata, sgomberata, murata e abbandonata esattamente 20 anni fa, per gridare a gran voce che Villa Roth non farà la stessa fine. Presto partirà una campagna che avrà nel 1 febbraio la giornata di mobilitazione cittadina di studenti, precari, genitori, artisti, gente comune per ribadire che Villa Roth non si tocca e non saranno dei muri a fermarci”.