Sud, la stella cometa
di Daniela Corbascio
Sono 4, come i punti cardinali di una bussola smarrita. Ma nel reticolo levantino di una Bari in cerca di nuovi orizzonti, le installazioni di Daniela Corbascio indicano tutte una sola e decisa direzione: Sud.
Le spore postume di una sollecitazione - che potremmo dire madre - a lungo posizionata tra i frangiflutti di un mare sonnacchioso, abituato a darsi ed aspettare, più che ad essere "preso" o affrontato.
Spire lineari che non abbracciano, ma stringono i ricordi e spingono gli sguardi della Storia, della Cultura, della Finanza solidale e della Politica sul crinale metaforico di un Castello, di un Teatro, di una Banca internazionale o di un palazzo istituzionale del lungomare Nazario Sauro.

Un'esortazione gridata senza voce, che fuoriesce dall'inquadratura tradizionale del contesto artistico statico, per farsi arte ambientale diffusa, che supera l'ispirazione illuminata di Dan Flavin, proponendo e modellando il neon in una proiezione concretamente incisiva: tipica del riflesso meridiano dell'estro creativo della Corbascio.
Come la Stella Cometa che guida nella Notte Santa gli uomini di buona volontà, la freccia si allunga e accompagna verso Sud con discrezione, quando il sole inonda di luce la prospettiva levantina della città, e in maniera più evidente quando quella luce si attenua e lo smarrimento da mancanza di riferimenti, per ogni moderno Leandro, rischia di perpetuare la perdita di speranza.

E' allora che il Sud al femminile di Daniela Corbascio prende corpo, per segnare una scia unidirezionale, lungo la linea di un orizzonte senza spazio e senza tempo, che traccia la rotta verso l'approdo ri-generante e nel contempo custode, talvolta inconsapevole, del fuoco sacro di una vivacità intellettuale dal futuro d'antica radice.
(gelormini@affaritaliani.it)