Taranto attesi altri immigrati
La forza di una città provata
di Antonio V. Gelormini
“Oggi, a Taranto arriveranno altre navi cariche di migranti, forse più di mille, che, prima di essere smistati, saranno accolti nei centri di Martina Franca, Castellaneta, Massafra e San Giorgio”, annuncia sui social network Guglielmo Minervini, Assessore regionale a cui è affidata la delega della Protezione Civile.
Che aggiunge: “Oggi i volontari daranno, come al solito, l'anima per offrire calore, assistenza e un sostegno legale. Oggi tutte le istituzioni locali saranno mobilitate, senza orario”.
“La solidarietà si pratica, non si declama”, è la sua esortazione. “Bene. Non li vedremo sui media. Perché, oggi, al contrario, sentiremo nei telegiornali il solito Salvini gridare all'invasione e i soliti sindaci leghisti denunciare il collasso ormai ineluttabile. Vero. Ci sono due Italie”.
E quella protagonista sulla banchina di Taranto, così come sulle spiagge di tutto il Sud fino agli approdi insulari di Lampedusa e dintorni dimostra di non aver paura di accogliere, di aprire le braccia, di sostenere e di accompagnare.

Un nuovo sbarco è atteso nelle prossime ore a Taranto dopo quelli in serie dei giorni scorsi per un totale di 2.600 persone. "Sapevamo dell’arrivo di un'altra nave con mille persone, ma non quando" aveva dichiarato il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno. "A fronte di questa emergenza, Taranto e il Comune sono stati lasciati soli, e non è possibile. L'ho detto anche al presidente dell'Anci, Piero Fassino, e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Delrio", aggiunge Stefàno nell’incontro con Delrio a Palazzo Chigi sul problema Ilva.
Dei 2600 complessivi arrivati in soli tre giorni con le navi Etna, San Giorgio e Bergamini della Marina Militare e sbarcati al molo San Cataldo nel porto, a oggi, secondo fonti di polizia, ne sarebbero rimasti tra Taranto e provincia circa un migliaio. Gran parte dei migranti, giunti da Siria, Sudan, Africa subsahariana, hanno infatti lasciato il capoluogo ionico nelle ore successive allo sbarco, raggiungendo il più delle volte Roma e Milano, anche a bordo di pullman messi a disposizione dall'organizzazione di Taranto, per poi dirigersi verso il centro Europa.

Sebbene molti migranti siano andati via, la predisposizione degli aiuti e gli arrivi così ravvicinati e ingenti, sta mettendo sotto pressione un intero sistema: dal Comune di Taranto ai Comuni della provincia come Grottaglie e Martina Franca, e poi il 118, l’Asl, la Croce Rossa, la Protezione civile, la Caritas della Diocesi, le associazioni di volontariato.
In pratica, si è dovuto provvedere e potenziare i controlli sanitari – per l’arrivo di persone affette da malaria e scabbia – e pensare ai pasti; organizzare i luoghi di accoglienza e l'assistenza ad ampio raggio, considerato che negli arrivi c'erano anche donne incinte, bambini piccolissimi e minori (una sessantina circa). Quest'ultimi risulterebbero orfani o arrivati da soli, forse messi in salvo da chi li ha allontanati da uno scenario di guerra e di fame.
Nel contempo, sale la protesta della Cgil-Amat, nell'azienda del trasporto pubblico urbano a Taranto, che chiede misure protettive per gli autisti (che non sia la semplice dotazione di mascherine per la bocca), visto che i bus dell'Amat sono usati per fare la spola dal porto mercantile alle strutture di accoglienza della città.
(gelormini@affaritaliani.it)