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giunta vendola

Una normativa  nazionale che generalizzi il concetto di Valutazione del Danno Sanitario, una richiesta di partecipazione delle grandi industrie italiane a giocare la partita del cambiamento per praticare un nuovo rapporto con il territorio e una richiesta al Senato di ripristino della figura del Garante dell'Autorizzazione Integrata Ambientale per l'Ilva di Taranto.

Queste sono le tre questioni principali che il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha posto all’attenzione dei giornalisti insieme con l’assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro e il Presidente del Consiglio regionale pugliese Onofrio Introna. Il Presidente Vendola ha illustrato i contenuti delle due lettere (copia in calce) inviate al Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e a tutti i Presidenti di Regione, oltre che al Presidente della Conferenza delle Regioni.

“Enel, Eni, i grandi colossi industriali del nostro Paese che operano anche in Puglia – ha detto Vendola - non possono pensare di giocare di furbizia o di fuggire dinanzi alle proprie responsabilità. Oggi queste grandi aziende hanno impugnato presso la giustizia amministrativa il regolamento attuativo della Valutazione del Danno Sanitario.  Noi non possiamo più immaginare che viga un regime di omertà di fronte al mancato esercizio del diritto alla salute e del diritto alla vita dei cittadini pugliesi”.

“Per questo chiediamo a Confindustria e al Presidente Giorgio Squinzi – ha spiegato Vendola - di pronunciarsi su questo argomento. Vogliamo sapere se le imprese italiane, se le grandi industrie sono disponibili a giocare la partita del cambiamento. Se vogliono invece frapporsi alla partita del cambiamento, dell’ambientalizzazione e del diritto alla vita, sappiano sin da ora che noi saremo durissimi nei loro confronti”.

Il Presidente Vendola ha poi illustrato i contenuti della lettera inviata a tutti i Presidenti di tutte le Regioni italiane per “proporre loro di avanzare una proposta di legge al Parlamento affinchè la legge sul Danno Sanitario diventi legge nazionale”.

Per Vendola infatti “le diossine, i furani, il benzoapirene, le polvere sottili non sono una specialità tarantina, sono purtroppo frutto dell’inquinamento industriale in tutta Italia”.

taranto ilva

“C’è bisogno – ha aggiunto Vendola - che l’Italia reagisca con forza e con coraggio alle sfide della qualità della vita. Questo è il momento giusto perché l’Italia possa fare un salto di qualità e operare una svolta”.

La terza questione infine riguarda il ripristino della figura del Garante dell'Autorizzazione Integrata Ambientale per l'Ilva di Taranto.

Vendola ha chiesto al Senato (in attesa di ricevere dalla Camera il testo della legge salva Ilva che istituisce la figura del commissario e sopprime quella del Garante) “un atto di resipiscenza”.

“Di fronte alle polemiche che hanno coinvolto il commissario Bondi – ha detto Vendola - crediamo che sia assolutamente indispensabile ripristinare la figura del Garante dell'Autorizzazione Integrata Ambientale per l'Ilva. Ci vuole una figura con caratteristiche di terzietà. Ci vuole qualcuno che garantisca Taranto e tutti noi rispetto al diritto alla trasparenza e all’informazione”.

 “Chiedo quindi – ha concluso Vendola - che il Senato sani quella ferita che è stata invece inferta dalla Camera”.

 

Giorgio Squinzi (4)

La lettera al Presidente di Confindustria, GiorgioSquinzi:

Gentile Presidente Squinzi,

le scrivo per sollecitare Confindustria a prendere coscienza della necessità di compiere una svolta, coraggiosa quanto indispensabile, in tema di compatibilità ambientale del nostro sistema produttivo. Mi riferisco in particolare al nesso, sempre più evidente, tra inquinamento industriale e patologie gravissime e spesso mortali. Non c’è solo Taranto a urlare il bisogno di una svolta, ma a ogni latitudine del nostro Paese i lavoratori e i cittadini fanno i conti con gli effetti dei mille veleni che divengono inquilini sgraditi della propria quotidianità: amianto, diossine, benzopirene, polveri sottili, eccetera. In verità anche l’agricoltura dovrebbe fare i conti, senza troppe esitazioni, con gli abusi della chimica e con modelli colturali dissipativi di risorse preziose (come l’acqua). L’Italia giunge con colpevole ritardo all’appuntamento con una indilazionabile revisione del suo stile di produzione, di consumo, nel segno di quella eco-compatibilità che può essere un’occasione straordinaria di valorizzazione del territorio, del paesaggio, della bellezza.

Ma non intendo rivolgermi a lei per un discorso generico sull’ecologia. C‘è un’urgenza che coinvolge anche il ruolo suo e della sua organizzazione. Lei conosce bene la legge che la Regione Puglia ha varato nel 2012 e che sottopone le industrie pesanti – insediate nei territori Sin (siti interesse nazionale) – al vaglio di un inedito e penetrante monitoraggio sanitario, nel senso che si introduce un parametro, la “valutazione di danno sanitario”, a cui ciascuna azienda è chiamata a sottoporsi per eventualmente correggere, con l’uso di più innovative tecnologie o modificando linee e fattori produttivi, le proprie performances. Non basta essere in regola con quei limiti emissivi degli inquinanti che sono elementi convenzionali e non verità scientifica: bisogna essere in regola nei confronti del diritto alla salute e del diritto alla vita, che sono beni di rango costituzionale. La valutazione di danno sanitario è oggi inglobata nelle prescrizioni dell’Aia per l’Ilva. Ma si è visto negli ultimi giorni quanto l’Ilva, benché formalmente non abbia contestato quel parametro, non riesca proprio a digerirne il senso. Ma non c’è solo Ilva. In questo momento altri importanti colossi dell’industria nazionale, a cui sono stati fatti fin troppi sconti dallo Stato e dalla politica dal punto di vista dei rispettivi carichi di inquinamento, sono sul sentiero di guerra contro la Regione Puglia, per sottrarsi al dovere di un rendiconto veritiero e di un conseguente cambio di mentalità. Mi riferisco a Enel, Edipower e Enipower che gestiscono ciclopiche centrali in località già da lungo tempo segnalate per le loro criticità ambientali e sanitarie. Questi colossi non sono mai stati valutati, neppure nelle procedure di Aia, sotto il profilo sanitario e dunque ricorrono alla giustizia amministrativa contro la nostra legge e il relativo regolamento attuativo. Se poi si consideri che il siderurgico tarantino e le altre aziende succitate si scambiano i consulenti, si ha la fotografia di quale sia nella sostanza il vero “animus” dell’industria nazionale nei confronti di quei doveri che sono anche specificamente richiamati dalla Carta Costituzionale (art. 32, art. 41).

Le rammento che Confindustria Puglia si è molto lamentata del fatto che una normativa così restrittiva ma a carattere solo regionale rischia di rendere meno competitivo il territorio pugliese rispetto a tutte le altre regioni in cui non vige la regola della “valutazione di danno sanitario”: per cui a me sembra una buona ragione estendere la normativa, generalizzarla, chiedere a tutto il mondo che lei rappresenta di non ostacolare la transizione verso un altro modo di praticare il rapporto tra industria e territorio. Non può essere la vita, neppure quella di un singolo essere umano, a piegarsi al primato della logica del profitto. Deve essere l’economia a sottostare al primato della vita. Questa è la partita che si è giocata attorno alle inchieste giudiziarie, da Porto Marghera a Torino, fino a Taranto. Da qui, da questo varco necessario, nessuno può più fuggire. Attendo su questo argomento una sua cortese risposta.

            Cordialmente,

                                                                                                    

                                                                                                    Nichi Vendola 

 

 

regione piemonte

La lettera ai Presidenti delle Regioni italiane:

Oggetto: Valutazione di danno sanitario negli stabilimenti industriali nelle aree di criticità ambientale

 

         Cari colleghi,

vi scrivo per chiedervi di condividere una iniziativa politico-istituzionale che può avere risvolti rilevanti e assolutamente benefici sulla qualità della vita dei cittadini italiani.

La Regione Puglia ha affrontato, nel corso degli ultimi 8 anni, le complesse questioni dell’inquinamento industriale  prodotto a Taranto dal più grande stabilimento siderurgico d’Europa, l’antica Italsider oggi Ilva.  Noi abbiamo innanzitutto provveduto a normare, alla luce delle evidenze scientifiche frutto dei monitoraggi Arpa e Asl, nuovi e ben più restrittivi limiti emissivi dei principali inquinanti (diossine e furani, benzopirene, polveri sottili): lo abbiamo fatto nonostante la materia ambientale fosse di esclusiva competenza dello Stato e siamo riusciti comunque ad evitare di inciampare in possibili profili di incompetenza, rilevabili, dinanzi a contestazioni, dalla Corte Costituzionale. Da ultimo abbiamo introdotto nella normativa regionale (L.R. n. 21/2012) un parametro che assume il valore di una autentica rivoluzione copernicana dal punto di vista del rapporto tra industria e ambiente: cioè il parametro della “valutazione di danno sanitario”, che obbliga a monitorare la relazione tra inquinamento industriale e patologie e a riqualificare gli apparati produttivi (con le più innovative tecnologie ambientali e anche modificando gli stili produttivi) al fine di inibire ciò che reca pregiudizio alla salute umana. Questo parametro è stato inglobato nella procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale per l’Ilva. Io penso che sarebbe davvero un gesto di coraggio e di svolta se diventasse una legge nazionale, vincolante per tutte le aziende che operano nei siti inquinati di interesse nazionale (Sin).

La nostra proposta è quella di chiedere a voi, ai vostri governi, ai vostri Consigli Regionali, di avanzare al Parlamento nazionale una proposta che scolpisca, in una legge ordinaria, ciò che richiama esplicitamente i nostri valori costituzionali: il principio della valutazione di danno sanitario come esplicitazione del primato assoluto della vita e della salute, a cui deve essere assoggettato qualsivoglia altro interesse.

Certo della vostra comprensione, attendo un cenno di riscontro.

         Cordialmente

 

                                                                                     N.V.

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