Anche Babbo Natale è finito a processo Al banco degli imputati il razzismo
Bacco, Tabacco e Venere sono tre Babbo Natale sui generis: a vestire gli abiti del personaggio più amato della tradizione sono un povero, una persona di colore e una donna. Tutti e tre finiranno sul banco degli imputanti davanti ad una giuria che dovrà decidere se passeranno le prossime feste dietro le sbarre.
L'insolito processo tra il verosimile e il fantastico andrà in scena venerdì sera al teatro Agorà. Chiamati come test vari testimoni grotteschi che racconteranno di un vero e proprio circo natalizio tratto dalle notizie popolari, dalla letteratura, dalla filosofia e dall'agiografia. A deporre sarà chiamata anche la Befana, fino ad un finale in cui il pubblico sarà trasformato in una gigantesca giuria chiamato a dare il verdetto estremo.
Un testo dal sapore classico, ma profondamente moderno: il processo è la dimostrazione di come ci si accanisca contro i poveracci per di più nei giorni del Santo Natale. Dalla farsa al dramma, con la dosatura giusta del comico e attenzione ai ritmi, gli autori hanno saputo calare in tanto vigore scenico un tema di triste e scottante attualità: il razzismo. È un razzismo che viene mostrato in diversi aspetti: lo sciovinismo maschilista contro le donne; lo spietato classismo contro i poveri; il razzismo propriamente detto, infine, che considera un discrimine il colore della pelle.
Impera su tutto Babbo Natale, la figura più ingenua, infantile, innocente, di origine pagana ma ammantata di candida religiosità che si fa occasione giocosa e inusuale per riflettere sui nostri tempi, così ammalati di insensibilità, cattiveria, indifferenza. Lo spettacolo di Gennaro Francione e Romolo Reboa è portato in scena dalla compagnia Sbendatemi per la regia di Stefano Moretti. Appuntamento venerdì 20 dicembre alle 21 al Teatro Agorà in Via della Penitenza, 33.