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Roma
Caso Cucchi, il carabiniere pentito ammette: "Fermo riscritto sotto dettatura"

Novità sul caso Cucchi. Il maresciallo Speranza ammette di aver riscritto il fermo del geometra romano sotto dettatura del maresciallo Mandolini, uno degli imputati per calunnia e falso. Spuntate anche altre due nuove intercettazioni.

 

"Mandolini quando la lesse disse che non andava bene e che avrei dovuto cestinarla perché avremmo dovuto redigerne una seconda in sostituzione della prima". A parlare è il maresciallo Davide Antonio Speranza, in servizio presso la stazione Quadraro dei Carabinieri di Roma all'epoca della morte di Stefano Cucchi, nel corso di una deposizione come persona informata sui fatti, resa il 18 dicembre scorso di fronte al pm Giovanni Musarò e depositata agli atto del processo. Il militare riferisce di una nota di servizio da lui redatta, dopo il decesso di Cucchi, in cui si parla del fermo del geometra romano. Il maresciallo Mandolini è uno degli imputati, per calunnia e falso, nel processo sulla morte di Cucchi.

Nel corso della sua deposizione Speranza racconta la sua versione della stesura della seconda nota: "Il contenuto di tale annotazione fu dettato da Mandolini e lo scrissi io, alla presenza anche di Nicolardi, quindi stampammo e la firmammo a nostro nome". Il maresciallo commenta: "Ripensandoci a posteriori all'epoca peccai di ingenuità, perché mi fidai di Mandolini e Nicolardi che erano più anziani e avevano più esperienza di me".

Speranza ritenne comunque che il primo documento da lui redatto fosse "un atto pubblico e non una semplice bozza" e riferisce: "Non capivo il motivo per cui avrei dovuto farlo sparire". Nel primo rapporto, allegato agli atti, Speranza aveva annotato che "Cucchi era in stato di escandescenza". Mentre nel secondo, questa dicitura scompare e si legge: "È doveroso rappresentare che, durante l'accompagnamento, non lamentava nessun malore né faceva alcuna rimostranza in merito".

Nel corso della deposizione Speranza sottolinea: "Recentemente ho ricordato di aver redatto l'annotazione" datata 16 ottobre 2009, ovvero la data dell'arresto di Stefano Cucchi, "non il giorno indicato nella stessa ma qualche giorno dopo perché fui contattato telefonicamente dal maresciallo Mandolini, il quale fece riferimento alla morte di Stefano Cucchi e mi disse 'hai sentito il telegiornale?' E mi comunicò che avrei dovuto redigere un'annotazione".

A conclusione di questo iter documentale una nota di servizio di Speranza, presente negli atti depositati, si conclude con la scritta "Bravi" vergata a mano nello spazio riservato alle note dei superiori. Il maresciallo nella sua deposizione ha commentato la vicenda: "Non so dirvi per quale ragione, nella parte dell'ordine di servizio dedicata alle annotazioni dei superiori è scritto 'Bravi', considerato che avevamo fatto una mera azione di routine e che nel momento in cui l'ordine di servizio fu redatto Cucchi era già morto".

Sono emerse poi nella giornata di lunedì anche altre intercettazioni: "Bisogna avere spirito di corpo, se c'è qualche collega in difficoltà lo dobbiamo aiutare". Lo avrebbe affermato il comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli in una conversazione con un collega che di li' a poco, nel novembre scorso, sarebbe stato ascoltato nel processo in corso sulla morte di Stefano Cucchi. La conversazione è riportata in una nota della Squadra mobile di Roma del 17 gennaio, depositata agli atti del processo.

"Mi raccomando dite al maresciallo che ha fatto servizio alla stazione, li' dove è successo il fatto di Cucchi, di stare calmo e tranquillo. Mi stanno 'abboffando' le palle, loro e Cucchi". A parlare è il vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Iorio in una conversazione con il maresciallo Ciro Grimaldi riportata negli atti della Squadra Mobile depositati nell'ambito del processo sulla morte di Stefano Cucchi. Nell'intercettazione si fa riferimento a due telefonate intercorse tra i militari, entrambi in servizio presso la stazione Vomero-Arenella di Napoli. All'epoca della morte di Cucchi nel 2009 Grimaldi prestava servizio alla stazione Casilina, ed è stato sentito come testimone il 21 novembre scorso.

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