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Roma
Caso Desiree: resta in carcere il ghanese Salia per violenza e omicidio

Resta in carcere Yusif Salia, il ghanese 32enne accusato dalla Procura dello stupro e della morte di Desiree Mariottini, la ragazza 16enne di Cisterna di Latina trovata morta ad ottobre in uno stabile abbandonato di San Lorenzo. Non ci sono inoltre elementi sufficienti per sostenere che Alinno Chima cedette droga alla ragazza.

Lo ha deciso il tribunale del Riesame di Roma che ha riconosciuto a carico di Salia, fermato dalla polizia nel Foggiano per detenzione di droga, le accuse di violenza sessuale di gruppo e omicidio volontario. Accuse che nei giorni scorsi i giudici della Libertà avevano confermato per il senegalese di 27 anni Mamadou Gara, detto Paco. Il reato di omicidio volontario, invece, era caduto nei confronti del nigeriano Alinno Chima e dell'altro senegalese Brian Minteh, rimasti comunque in carcere.

Inoltre non ci sono elementi sufficienti per sostenere che Alinno Chima, noto anche come Sisco, cedette droga a Desiree né che la morte della ragazza fosse conseguenza di un'azione volontaria del nigeriano. Lo ha spiegato il tribunale del Riesame di Roma che, nel valutare la posizione Chima, parla di "quadro indiziario carente per quanto riguarda la cessione di stupefacenti" e smonta l'ipotesi, portata avanti alla Procura, dell'omicidio volontario. Per i giudici del Riesame, "si può senza dubbio affermare, alla luce di quanto oggettivamente rilevato dal medico legale che ha analizzato il cadavere e dalla complessiva analisi delle dichiarazioni dei testi, che Desiree abbia subito una violenza sessuale da parte di più uomini durante le prime ore del pomeriggio del 18 ottobre, con conseguenze compatibili certamente con l'azione esercitata su un soggetto non solo non consenziente ma addirittura inerte".

Dunque, "nessun elemento permette di affermare che la violenza sessuale sia stata posta in essere da parte di Chima e dell'altro senegalese Brian Minteh, detto Ibrahim, nello stesso momento o anche solo alla contemporanea presenza di più soggetti". Nessun testimone ha mai sostenuto di aver visto Chima dare "droga alla povera vittima. Al contrario molti descrivono una scena nella quale Sisco si rifiuta di dare lo stupefacente a Desiree che insistentemente lo richiedeva". Il nigeriano Chima, per il tribunale del Riesame, deve rispondere quindi di violenza sessuale semplice, aggravata dalla minorata difesa e minore eta' della vittima senza l'aggravante dei motivi abbietti e dell'uso di sostanze stupefacenti che sarebbero state somministrate da altri.

Se la Procura di Roma resta convinta che Alinno Chima e gli altri 3 cittadini africani finiti in cella vadano perseguiti per l'ipotesi di "omicidio volontario dopo aver somministrato la droga, omesso di soccorrere la ragazza e anzi impedito l'intervento di aiuti sanitari con l'accettazione del rischio della morte della 16enne nella piena consapevolezza dei possibili effetti letali delle sostanze assunte", per i giudici appare più logico che Chima (assieme a Minteh, che ha una posizione simile) risponda di omissione di soccorso aggravata dalla morte, delitto che non consente l'applicazione di misure cautelari. Secondo alcuni testimoni, Chima, Minteh e Gara fecero in modo che non venisse chiamata un'ambulanza mentre Salia avrebbe detto in inglese “meglio che muoia lei che noi in galera”.

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