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Roma
Il web e la cultura a braccetto: l'XI rapporto Civita favorisce i Millenials

di Maddalena Scarabottolo

Il web e la cultura devono andare d'amore e d'accordo per favorire la progettualità e la creatività dei Millenials. Questo il risultato emerso dal XI rapporto dell'Associazione Civita, di Roma, dal tema: “Millenials e Cultura nell'era digitale”.

 

Millenials e Centennials, generazione Y e generazione Z, nativi digitali: sono queste le espressioni con le quali ormai ci si riferisce ai giovani nati fra la metà degli anni Ottanta e i primi del Duemila. La ricerca portata avanti dall'Associazione Civita e in particolare dal Centro Studi “Gianfranco Imperatori”, in collaborazione con Baba Consulting, ha rilevato le modalità con le quali queste generazioni si rapportano con la cultura e perché alle volte sia un rapporto così difficoltoso.

È stato scelto un campione di 1000 individui nati fra il 1986 e il 2003. Le analisi hanno rilevato come il 76% vive ancora in famiglia, il 93% è single e solo il 4% ha figli. Un 41% è in possesso della laurea ma solo 14% svolge un'attività lavorativa. Tali percentuali non sono solo numeri, ma sono il mezzo per far conoscere queste generazioni al sistema culturale.

Attraverso un approccio qualitativo, fornito da interviste dirette, si è compreso come le abitudini e le dinamiche della loro vita fossero poco conosciute. A causa di queste lacune conoscitive, molto spesso, non c'è stato nel corso del tempo un dialogo propositivo con le istituzioni culturali. Lo studio di Civita vuole invece segnalare come ci sia l'urgenza di creare un'offerta culturale per i Millenials e i Centennials, fornendo un prodotto adatto alle loro esigenze.

Nicola Maccanico, Segretario Generale dell'Associazione Civita, sostiene che ci sono tre punti fondamentali sui quali la proposta culturale dovrebbe focalizzare l'attenzione per diventare più accessibile ai giovani: ”il linguaggio, il luogo ed il prezzo”. Le istituzioni dovrebbero riprogrammare l'offerta culturale, riferita a queste generazioni, creando progetti e proposte che pongano questi tre aspetti alla loro portata. Queste due categorie di giovani rappresentano, in termini di fruizione culturale e anche di produzione creativa, una grande risorsa per l'Italia.

Le politiche culturali dovrebbero ispirarsi a ciò che già stanno facendo le imprese: considerare i “nativi digitali” come principi generatori di innovazioni che necessitano di nuovi mercati di sbocco per poter monetizzare le idee. Antonio Lampis, Direttore Generale Musei, sostiene che “tutte le politiche culturali devono cambiare il loro modo di lavorare creando un ponte con le generazioni digitali” e dirigerle verso una fruibilità più agevolata dei musei e degli ambienti culturali. Ricorda inoltre che “al momento i 5.000 musei italiani fatturano trentasette miliardi l'anno. Pensiamo a cosa potrebbero fare se il patrimonio culturale fosse più attento alle giovani generazioni”.

Il percorso più ovvio, al momento, sembra essere quello di digitalizzare i beni culturali, garantendo così un modo, per godere il bello e il sapere, più vicino al linguaggio degli “iperconnessi”. Il Presidente dell'Associazione Civita, Gianni Letta, ha ricordato come “la tecnologia dev'essere unita alle scienze liberali e alle attività umanistiche” per poter funzionare. Un'azione, quella portata avanti dalla ricerca di Civita, che ribadisce con forza l'importanza di investire nell'avvicinare i giovani al mondo culturale e artistico. Le istituzioni devono garantire loro l'opportunità di creare, scegliere che cosa fare, che cosa costruire e che cosa essere.

Annalisa Cicerchia, Economista della cultura e Primo ricercatore Istat, definisce queste possibilità con le parole “democrazia culturale”: uno stato di libertà sociale che permetta di creare individuali versioni della cultura in base ai propri bisogni e aspirazioni. Un augurio e allo stesso tempo un auspicio per le generazioni “iperconnesse”, ma anche l'obiettivo verso il quale le istituzioni culturali devono tendere.

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