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Roma
Procura Roma, guerra tra magistrati: “Accordo Centofanti-Palamara”. L'accusa

Caos post Pignatone in Procura di Roma: dopo l'ex presidente dell'Anm Palamara, indagati per concorso in corruzione anche Fabrizio Centofanti e gli avvocati Amara e Calafiore. L'accordo tra Palamara e Centofanti per danneggiare l'ex pm di Siracusa Bisogni.

 

L'imprenditore Fabrizio Centofanti, assieme agli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore (che hanno recentemente patteggiato una pena nell'ambito dell'inchiesta sulle sentenze 'aggiustate' al Consiglio di Stato), sono indagati per concorso in corruzione per aver corrisposto all'attuale pm di Roma Luca Palamara, nel periodo in cui era al Csm, "varie e reiterate utilità consistenti in viaggi e vacanze (soggiorni presso svariati alberghi anche all'estero) a suo beneficio e a beneficio di familiari e conoscenti", compreso un "anello non meglio individuato del valore di 2 mila euro in favore della sua amica Adele Attisani".

È quanto è scritto nell'avviso di garanzia notificato in queste ore ai protagonisti di questa indagine condotta dalla procura di Perugia che ha disposto stamane una serie di perquisizioni, compresa quella nell'abitazione di Palamara. L'attività corruttiva, secondo quanto ricostruito dai pm umbri, sarebbe stata messa in atto "per danneggiare Marco Bisogni, all'epoca pm a Siracusa (ora a Catania, ndr), in precedenza già oggetto di reiterati esposti depositati presso la procura generale di Catania a firma di Amara e Calafiore, (il primo indagato dallo stesso Bisogni, il secondo, suo difensore)".

Il tutto si inquadrava nell'ambito del procedimento disciplinare al Csm dove Palamara figurava quale componente della "sezione che con ordinanza n.94/2017 rigettava la richiesta di archiviazione proposta dalla Procura generale della Corte di Cassazione, avanzando richiesta di incolpazione coatta a carico di Bisogni, poi assolto dalla commissione in diversa composizione il 29 gennaio del 2018 (assente Palamara)”.

L'attività corruttiva, sempre secondo la procura di Perugia che nei giorni scorsi aveva chiesto a Palazzo dei Marescialli informazioni sulle pratiche curate da Palamara negli anni in cui era Csm, è stata portata avanti "per fare in modo che Palamara mettesse a disposizione, a fronte delle utilità, la sua funzione di membro del Csm, favorendo nomine di capi degli uffici cui erano interessati Amara e Calafiore".

Pm di Perugia: "A Palamara 40mila euro per nomina Csm"

Luca Palamara, quando era al Csm avrebbe ricevuto 40 mila euro dall’avvocato Giuseppe Calafiore e dal legale Piero Amara per favorire la nomina di Giancarlo Longo a procuratore di Gela, non andata in porto. Il dato emerge dal decreto di perquisizione disposta dalla Procura di Perugia. Nel documento si legge che Palamara “quale componente del Csm riceveva da Calafiore e Amara la somma pari ad euro 40 mila euro per compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio, ovvero agevolare e favorire il medesimo Longo (arrestato nel febbraio del 2018 nell’ambito di una inchiesta della Procura di Messina ndr) nell’ambito della procedura di nomina della procuratore di Gela alla quale aveva preso a parte Longo ciò in violazione dei criteri di nomina e selezione come individuati dalle circolari atti correlati in particolare la circolare consiliare del 28 luglio 2015 che individua le precondizioni e parametri generali per il conferimento degli incarichi dirigenziali, pur non avendo il concreto Longo nominato”.

Pm di Perugia: "Centofanti anello di congiunzione"

Il manager Fabrizio Centofanti “era una sorta di anello di congiunzione tra Luca Palamara e il duo Calafiore-Amara”, scrivono gli inquirenti della Procura di Perugia nel decreto di perquisizione a carico del pm romano, eseguito giovedì dagli investigatori della Gdf. Centofanti – si legge – “ha operato come rappresentante di tale centro di potere che ha operato sistematicamente mediante atti corruttivi di esponenti dell’autorità giudiziaria”.

“Le utilità percepite nel corso degli anni da Palamara, dai suoi conoscenti e familiari ed erogate da Centofanti – continuano - appaiono direttamente collegate alla sua funzione di consigliere dell’organo di autogoverno della magistraura. Il numero di donativi e il valore degli stessi non è spiegabile sulla base di un mero rapporto di amicizia. Occorre tener conto che l’autore di tali emolumenti è un soggetto in stretti rapporti illeciti con imputati rei confesi del delitto di corruzione”.

Spuntano intercettazioni con due parlamentari

“Spina, Palamara e due parlamentari”. Secondo il decreto di perquisizione deciso dalla Procura di Perugia, Spina “comunica che all’esposto di Fava è allegato un Cd che sarebbe stato secretato”, si aggiunge. “Tale conversazione del 9 maggio 2019 – si continua – dimostra come Palamara fosse già consapevole del suo procedimento a Perugia (‘perché quel cazzo che mi hanno combinato lì a Perugia – dice Palamara in una intercettazione – ancora nemmeno si sà’). Più avanti i magistrati umbri spiegano che le conversazioni in oggetto, con i parlamentari, sulla base di quanto chiarito dalla Cassazione, “sono da considerarsi casuali, non avendo la polizia giudiziaria in aticipio percepito alcun ascolto che facesse percepire la presenza di tali soggetti”.

 

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