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Roma
Regione Lazio, ecco perché Nicola Zingaretti è un vero genio della politica

Un mare di tasse riproposte ogni anno e ben mascherate da finte riduzioni della pressione fiscale: in 10 anni di presidenza del Lazio di Nicola Zingaretti tutto cambia purché nulla muti. Ma ci può stare, perché la politica, quella con la P maiuscola, ha un costo ed è giusto che la Regione, Ente di Programmazione, destini soldi pubblici al sostegno della crescita del Lazio e dei suoi abitanti.

L'analisi del bilancio regionale e degli effetti sulle buste paga dei lavoratori della Regione, ben costruita da Donato Robilotta, evidenzia come la maggior parte delle spese che la Regione Lazio destina ai “sudditi” sia ben ripagata con la tassazione. Spendo soldi per te, ma poi me li ridai con la super Irpef della vergogna. Ma anche questo potrebbe far parte del “sistema”.

In politica vince lo struzzo

Ciò che invece infastidisce sono due elementi. Il primo è l'assenza e l'inconsistenza dell'opposizione a questa maggioranza; il secondo è l'assenza, anche in questo caso, di una spesa regionale volta allo sviluppo in termini di infrastrutture.

Approfondiamo le due questioni con calma, a partire dal quella più ”strettamente politica”. Che il bilancio di Zingaretti nascondesse qualche problema si è capito con la scudisciata della Corte dei Conti. Non lo hanno capito però i consiglieri regionali che a dicembre sono stati chiamati a votare la legge e che hanno sbrigato la pratica in pochi minuti, senza neanche una dichiarazione di voto. Poi, quando è stata la volta del nuovo Bilancio, silenzio tombale durante il voto che ha richiesto più o meno 16 minuti di lavori in aula, oltre alla presentazione di rito. E meno male che gli esponenti di Fratelli d'Italia e Lega si sono ricordati di votare No, altrimenti l'aumento delle tasse sarebbe corrisposto a una chiamata di correo.

Cercasi opposizione

Nutro una grande stima e simpatia per Nicola Zingaretti che, con l'inclusione del Movimento 5 Stelle, è riuscito con una manovra a tenaglia a garantirsi una specie di monocolore. La sua è una vera prova di intelligenze politica. Ciò che invece mi sfugge è come gli eletti del centrodestra hanno interpretato il loro ruolo, e questo non per tifoseria, bensì per il ruolo fondamentale che in un sistema democratico ha chi fa opposizione. Tuonano ogni giorno con una becera quanto inutile comunicazione volatile contro le “malefatte” del presidente e, al momento più importante, quando cioè si vota la legge che stabilisce e definisce come l'Ente spenderà il denaro dello Stato, scavano la buca e ci mettono la testa sotto.

Un tempo, tra liturgie e politica vera, l'approvazione del bilancio regionale richiedeva giorni e notti di battaglie politiche, con la presentazione di centinaia di emendamenti da parte di chi era contrario che avevano diversi scopi: stringere la maggioranza in un recinto di controlli e pressioni; evitare l'uso politico-strumentale del denaro pubblico e magari incassare due/tre prebende “pro nobis” ad uso dei collegi elettorali e del territorio che li ha eletti, cioè scelti, per stare lì.

A leggere i fatti degli ultimi mesi viene da pensare a quel povero cittadino di Frosinone o di Viterbo che non ha mai pesato di votare Pd o 5 Stelle e che si ritrova i paladini “contro”, ridotti a un gruppetto di impiegati della politica che vanno al Consiglio regionale tanto perché li pagano. Magari alle prossime elezioni potrà avere un sussulto neuronale e si ricorderà di ciò che è accaduto al momenti di votare.

Il secondo tema si cui riflettere è quello della spesa regionale nell'era Zingaretti. Tolte le prebende, i contributi a pioggia e i contratti di servizio con le SPA della galassia regionale, ormai trasformata in una holding di servizi al cittadino che meriterebbero di essere messe in gara per diminuire i costi, c'è difficoltà a rintracciare le cosiddette spese per “investimento”. Si tratta delle nuove opere pubbliche, come strade, ponti, acquedotti. Cose che insomma restano nel tempo e danno slancio all'economia della Regione. Qualcuno ne ha traccia?

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