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Roma
Rifiuti, "Cerroni lavorava per i romani": la sentenza riabilita re Manlio

Manlio Cerroni assolto dall'accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti: il re di Malagrotta e dei rifiuti di Roma “lavorava per i romani”. Ecco le motivazioni della sentenza del 5 novembre scorso.

 

Ottantuno udienze, un esercito di avvocati tra difese e parti civili, decine di testimoni, una montagna di intercettazioni, circa 350mila, pagine e pagine di perizie legali ma alla fine non c’è mai stata una associazione a delinquere, una banda per la gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio. Nessun dubbio. I giudici del tribunale capitolino, I sezione penale, lo ribadiscono nelle motivazioni della sentenza d’assoluzione per Manlio Cerroni e pronunciata il 5 novembre scorso. In 182 pagine il collegio ripercorre gli oltre quattro anni di processo e ribadisce in più occasioni che a Roma e in tutta la Regione Lazio, alla fine degli anni Novanta, “l’emergenza ambientale era allora (come anche oggi) una situazione realmente e drammaticamente esistente e, per di più, risalente nel tempo”.

E se quel “fenomeno che aveva assunto un carattere endemico” non è venuto meno con la fine del Giubileo del 2000 ed ha portato al progetto di un gassificatore ad Albano Laziale, Cerroni era l’unico, alla luce della “sua conclamata capacità organizzativa, della sua consumata esperienza ultradecennale nel settore e delle dimensioni della sua azienda”, ad avere le carte in regola per fare in modo che quest’opera, “che non poteva essere ritenuta certo inutile e priva di giustificazione”, venisse realizzata su un terreno della Pontina Ambiente di sua proprietà.

“I giudici a nostro parere hanno completamente demolito l’impostazione del pubblico ministero. Teniamo a rilevare che la contestazione di traffico illecito di rifiuti è caduta. Ebbene quella accusa determinò competenza della Direzione distrettuale antimafia e giustificò gli arresti domiciliari di Manlio Cerroni”. Lo ha detto l’avvocato Alessandro Diddi, che ha guidato il collegio difensivo, con Pier Gerardo Santoro e Federica Pugliese, che ha assistito il manager. “Riguardo la fattispecie di ‘frode in pubblica fornitura’ residua un dubbio in sentenza e su questo faremo appello – ha continuato il penalista – Siamo certi comunque di far emergere l’assoluta innocenza del nostro assistito. Al 100 per cento”.

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