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Roma
Roma, i 29 mesi di Virginia Raggi sindaco: mai un giorno di tranquillità

Finora i 29 mesi di Virginia Raggi, prima donna a guidare il Campidoglio, sono stati scanditi da incertezze e ripensamenti sulle nomine, dalle porte girevoli in giunta con 8 assessori che sono cambiati in appena 2 anni fino ai molteplici cambi di governance delle aziende partecipate più importanti, Atac e Ama.

E da tre inchieste che hanno fatto vacillare la giunta: quella che ha portato a dicembre 2016 all'arresto dell'ex dirigente del Personale e braccio destro della sindaca, Raffaele Marra, nell'ambito di un procedimento per corruzione in concorso con l'imprenditore Sergio Scarpellini; quella sulla presunta corruzione attorno al progetto dello stadio della Roma - rivisto e approvato dalla giunta Raggi con la riduzione delle cubature - che ha coinvolto l'avvocato Luca Lanzalone, nominato dalla sindaca alla presidenza di Acea, la ricca multiutility di energia e ambiente; e quella a carico della stessa prima cittadina della Capitale e di Marra per la nomina del fratello Renato. Di fatto la giunta in due anni e mezzo ha vissuto rari momenti di tranquillità. E' cominciata, sull'onda del successo elettorale, con il ritiro della candidatura alle Olimpiadi del 2024. Poco dopo però sono partiti i primi scossoni, prima con l'arresto di Raffaelle Marra e poi l'indagine a carico della sindaca per la nomina (congelata e successivamente revocata) del fratello Renato alla guida della Direzione Turismo con relativo incremento di stipendio. Un rilancio era arrivato a febbraio 2017 con l'accordo per la revisione del progetto dello stadio dell'As Roma, ma le indagini della Procura su quel dossier (culminate nel giugno scorso con gli arresti, oltre che di Lanzalone, dell'imprenditore Luca Parnasi di Eurnova e dei suoi stretti collaboratori) hanno di fatto bloccato l'unico grande investimento urbanistico privato in programma nella Capitale per i prossimi anni.

Tra i risultati che la sindaca può rivendicare c'e' la pulizia dei conti cittadini, con il dimezzamento dei debiti fuori bilancio, la risoluzione della vertenza di lungo corso sul salario accessorio dei dipendenti capitolini e il lancio di un nuovo modello di raccolta differenziata che a fine anno riguarderà circa 500 mila romani. E poi alcune battaglie in cui la Raggi ha messo la faccia per la presenza dello Stato sui territori maggiormente interessati dalle infiltrazioni della criminalità organizzata, da Ostia alla Romanina, feudi dei clan Spada e Casamonica. Restano però i bandi per lo sfalcio del verde, stoppati dopo Mafia Capitale, ancora in buona parte fermi. E poi la spazzatura che a ondate fuoriesce dai cassonetti, a ricordare che il ciclo di raccolta e smaltimento resta fragile ed insufficiente con appena 4 impianti e la necessità di costanti trasporti fuori Regione.

Senza dimenticare la vertenza Atac. Per l'azienda del trasporto pubblico, sommersa da 1,4 miliardi di euro di debiti, la giunta M5S ha scelto la strada del concordato preventivo in continuità, che ha ricevuto il via libera della Procura e del Tribunale fallimentare perché giudicata preferibile alla prospettiva dell'amministrazione controllata. Il 19 dicembre l'assemblea dei debitori voterà sul piano pluriennale di rientro dal debito, che se approvato partirà nel 2019 con la liquidazione dei 150 milioni di euro di crediti prioritari.

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