Si litigano anche i cadaveri. Sul “caro estinto” ora è guerra
di Silvia Brigida
Sono pronte a tutto le agenzie funebri romane, anche ad occupare le camere mortuarie, pur di combattere il monopolio negli ospedali, il gioco d’appalti e lo sciacallaggio sul defunto. A dichiarare battaglia l’'Ass.I.Fu.R, l’ Associazione Imprese Funebri Romane, contro le uniche due agenzie, delle 530 che a Roma operano, che si aggiudicano tutti i servizi mortuari all'interno degli ospedali, ma anche contro l’indifferenza della stessa Regione Lazio alle proteste sollevate dalle pompe funebri.

Di un vero e proprio complotto parla Gianluca Fiori, presidente dell’Associazione: “A rimetterci sono tutte le imprese fuori dal duopolio, più dell’80% del settore, e degli oltre 2000 lavoratori che rischiano seriamente la disoccupazione. Per questo ci stiamo muovendo: abbiamo in programma l’occupazione simbolica delle camere mortuarie per documentare, anche attraverso dei filmati che saranno visionabili pubblicamente sul sito della nostra associazione di categoria, quanto accade”.
In pratica, a Roma non sono i parenti del defunto a scegliere liberamente chi si occupa delle esequie ma, per forza di cose, a gestire tutto è la società selezionata precedentemente dall’ospedale, attraverso apposito bando di gara. Di fatto, le vincitrici dell’appalto pagano al nosocomio un canone mensile, si parla di una cifra che va dai 30.000 ai 40.000 euro al mese, con l’impegno di effettuare la manutenzione ordinaria e straordinaria della camera mortuaria. In cambio, oltre al trasporto del defunto, si accaparrano anche tutti i servizi di onoranze. In altre parole, l’azienda che si aggiudica l’appalto diventa responsabile della gestione di tutti i decessi che si verificano all’interno della struttura ospedaliera. Un business non certo di poco conto: tra cassa mortuaria, preparazione della salma, fiori, trasporto e sepoltura, più documenti e certificati vari, si parla di un minimo di 1500 euro, ma in media si arriva tranquillamente a spendere tra i 2500 e i 3500 euro.
"Il funerale", spiega Fiori, "costa mediamente per l’Agenzia delle Entrate circa 3.000 euro, ma i soggetti in questione riescono ad abbassarlo, di fatto svendendolo, fino al di sotto dei 1.000 euro. Se a questo aggiungiamo che, ai fini degli sgravi fiscali, dalle tasse si può detrarre al massimo poco più di 1500 euro per il funerale di un caro estinto, ecco che noi siamo costretti a lavorare all'osso". Come è possibile tutto questo? Mancano leggi in materia, nel Lazio non esiste regolamentazione: è l’unica regione a non aver internalizzato il servizio come, invece, è accaduto nel resto d’Italia, lasciando, così, la gestione nelle mani di pochi, anzi, pochissimi.
Nel 2010 la Regione aveva dettato delle linee guida, attraverso il decreto del Commissario ad acta n. 102 del 17 dicembre 2010, sulle modalità di gestione dei decessi ospedalieri e delle camere mortuarie, autorizzando le Aziende Sanitarie che avevano esternalizzato i servizi a provvedere in autonomia allo svolgimento della gara per la gestione delle camere mortuarie e, con lo scopo di assicurare una netta separazione delle attività igienico sanitarie da quelle di natura imprenditoriale, vietava la partecipazione alle imprese di onoranze funebri o di società compartecipate dalle stesse. Ma contro il tentativo di regolamentare il settore non si è fatto attendere il ricorso, prima al TAR e poi al Consiglio di Stato che, con sentenza n. 4933 del 17 settembre 2012, ha dato ragione alle società ricorrenti che non possono essere escluse dall’appalto.
Se è vero, infatti, come rileva il Collegio, che la peculiarità e la delicatezza del servizio, dalla custodia dei cadaveri al trasporto della salma dai reparti alla camera mortuaria, compreso il trattamento conservativo della salma stessa, richiedono una distinzione tra la gestione dell’attività igienico-sanitaria e il servizio imprenditoriale privato delle pompe funebri, questo non giustifica, però, la clausola che vieta la partecipazione alla gara di tali imprese. Una volta che, per la partecipazione all’appalto, siano stati richiesti determinati requisiti tecnici che presuppongono un’organizzazione di mezzi e di personale specializzato, l’esclusione dalla gara fondata sulla sola circostanza oggettiva che le imprese, pur in possesso di tali requisiti di capacità, hanno nel loro oggetto sociale anche quello di “onoranze funebri”, si pone in contrasto con i principi comunitari in materia di tutela della concorrenza e di quelli nazionali che salvaguardano la libertà di iniziativa economica.
E proprio di requisiti parla Alessandro Taffo, titolare dell’Agenzia funebre Taffo, una delle due imprese messe sotto accusa “le gare d’appalto sono pubbliche e chiunque può parteciparvi con i requisiti richiesti, ma non è colpa mia se sono in pochi ad averli. Ci sono tantissime agenzie a Roma che non hanno neanche l’auto funebre, per cui si appoggiano a terzi per il servizio del trasporto. Ci vuole serietà e professionalità. E’ questo che gli ospedali richiedono”
E l’avvocato Luca Milani, legale della Cattolica 2000 s.r.l., che ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, ci tiene a sottolineare “si tratta di regolari gare d’appalto concessori che si svolgono con un'offerta della società partecipante in busta chiusa e i requisiti sono molto severi. Parlare di presunto monopolio della Cattolica 2000 quando l’azienda gestisce solo 4 camere mortuarie, di cui una in fase di definizione del contratto, degli ospedali romani sembra davvero un’esagerazione”.
Ma il ruolo ricoperto da queste aziende all’interno delle strutture sanitarie consente loro di essere sempre il primo interlocutore verso una famiglia che, in quei momenti di particolare fragilità, diventa soggetto facile da convincere così, la società che gestisce la camera mortuaria finisce con il gestire anche i funerali, con annessi e connessi. Sia la società Taffo che la Cattolica 2000 si dicono entrambe disponibili ed aperte a regolamentare il settore e l’intervento del Consiglio di Stato non sembra aver fatto ordine ma ha messo, anzi, in evidenza la necessità impellente di una legge che regoli la situazione attuale, perché a Roma oggi il servizio di onoranze funebri sembra sottostare alle regole del Far West.