Fisco e Dintorni
Rottamazione cartelle di Cassa Forense: dubbi degli avvocati

A parere di alcuni avvocati leccesi la delibera di Cassa Forense di adesione alla rottamazione sarebbe errata con il rischio di spese fuori bilancio per centinaia di milioni di euro.
Lo scorso 31 gennaio si è tenuto il convegno sulla Finanziaria 2023 e in particolare sulle misure di cd. “tregua fiscale” organizzato da MilanoPercorsi insieme alle associazioni Movimento Consumatori e Partite Iva Nazionali.
In occasione del predetto incontro, che ha coinvolto centinaia di professionisti da tutta Italia, si è avuto modo di approfondire la recente rottamazione delle cartelle esattoriali (cd. rottamazione Quater) e sono emerse una serie di riflessioni da parte dei relatori che stanno creando grande scompiglio tra gli avvocati. Risulterebbe, infatti, che Cassa Forense avrebbe errato nel comunicare ad Agenzia Riscossione la propria disponibilità alla rottamazione dei propri debiti arretrati con conseguenze di bilancio ancora tutte da verificare.
In particolare, spiega l’ Avv. Salvatore Donadei “Nel corso del convegno abbiamo esaminato la normativa riguardante la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali (prevista dalla legge 197/2022 all’art. 1 commi da 231 a comma 252), la quale prevede espressamente che tutti i debiti risultanti dai singoli carichi affidati ad Agenzia della Riscossione dal 1.01.2000 al 30.06.2022, da parte degli enti, possono essere <<>> con il pagamento della sola quota capitale (con l’aggravio delle eventuali spese esecutive e di notifica della cartella) ma senza il pagamento delle sanzioni e degli interessi di mora ”.
“La norma inoltre”, continua l’Avv. Donadei “ha previsto una condizione particolare per gli enti privati previdenziali, come appunto Cassa Forense, i quali potevano decidere di far rientrare o meno le loro pretese attraverso apposita delibera comunicata entro il 31 gennaio scorso al concessionario (comma 251). Ebbene, insieme al Collega Matteo Sances abbiamo visionato la delibera di Cassa Forense del 27 gennaio scorso e ci siamo accorti che qualcosa non va poiché l’ente ha deciso di aderire alla rottamazione prevedendo però di far pagare sia i contributi che le sanzioni, diversamente da quanto previsto dalla legge ”.
Continua sul punto l’ Avv. Sances che chiarisce “Preso atto della decisione di Cassa Forense di far aderire i propri iscritti alla definizione agevolata con il pagamento non solo dei contributi arretrati ma anche delle sanzioni , abbiamo ritenuto opportuno il 30 gennaio scorso segnalare i nostri dubbi direttamente all’Ente poiché riteniamo che la norma non consenta di chiedere il pagamento delle sanzioni contributive. Inoltre, osservando la delibera sipuò notare come la richiesta delle sanzioni sia stata giustificata citando il comma 247 della medesima legge n.197/2022 ma riteniamo che tale norma non possa in alcun modo supportare tale richiesta poiché riguarda altro tipo disanzioni, ossia quelle <<diverse da quelle irrogate per violazioni tributarie o per violazione degli obblighi relativi ai contributi e ai premi dovuti agli enti previdenziali …>>”.
“Tutto ciò, ovviamente, può portare a situazioni inaspettate” chiariscono i legali “poiché se da una parte troviamo la legittima richiesta di molti colleghi che chiederanno di aderire alla rottamazione alle condizioni previste dalla legge (e dunque con il solo pagamento dei contributi arretrati), dall’altra ci sono le esigenze di bilancio dell’ente, il quale potrebbe subire delle uscite non sostenibili economicamente. Infatti, leggendo la delibera di Cassa Forense scopriamo un ammontare di crediti contributivi che supera i 700 milioni di euro e gran parte di questa cifra potrebbe essere composta da sanzioni che con la rottamazione verrebbero cancellate ”.