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Il Sociale
Di Maio rilancia il motto delle persone Down: "Il mio voto conta"

"Il mio voto conta". Di Maio rilancia il motto delle persone Down

E’ con l’hashtag #IlMioVotoConta che Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle, ha chiamato alla mobilitazione tutti gli iscritti e gli elettori del Movimento dopo quella che, con grandi enfasi, ha definito come “la notte più buia della democrazia italiana”. Una protesta contro la decisione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non avallare la nomina di Paolo Savona al ministero dell’Economia, decisione che – stante il rifiuto di M5S e Lega di presentare un altro nome – ha determinato la fine prematura del nascente governo guidato dal professor Giuseppe Conte. E a cascata l’arrivo di Carlo Cottarelli a Palazzo Chigi.

Di Maio, affermando che “il voto degli italiani è stato totalmente svuotato del suo valore”, chiede a chi lo segue di esporre il tricolore alla finestra e di “inondare i social di messaggi di orgoglio italiano” usando per l’appunto l’hashtag #IlMioVotoConta. Una frase che evidentemente vuole rivendicare il diritto di ogni cittadino all’espressione del proprio voto e, implicitamente, a che di quel voto si tenga conto al momento delle scelte istituzionali da compiere. Nell’era del consenso politico che si cerca e si costruisce anche sui social network, l’appello di Di Maio ha ovviamente avuto un suo seguito, così come – sul fronte opposto – non è mancato chi ha voluto far sapere al mondo intero di pensarla all'opposto, con un semplicissimo #IoStoConMattarella.

Nella guerra degli hashtag, la piccola curiosità è che con il suo appello il leader del Movimento 5 Stelle ha contribuito, sicuramente a sua insaputa, a rilanciare un hashtag che da anni, soprattutto sotto elezioni, viene utilizzato per far sapere che il diritto di voto appartiene anche alle persone con disabilità intellettiva, quelle persone cioè che nella prassi non esprimono quasi mai la loro scelta, pur avendone invece diritto.

La campagna di sensibilizzazione e di informazione è da anni portata avanti dall’Associazione italiana persone down (Aipd), non solo per ricordare la legislazione vigente in materia di diritto di voto ma anche per realizzare un aiuto concreto: una “Guida al voto”, scritta in alta leggibilità in occasione di tutti gli appuntamenti elettorali degli ultimi anni, con l’obiettivo di spiegare, in termini semplici e accessibili, cosa viene chiesto ai cittadini di votare e come è possibile indicare sulla scheda le proprie preferenze (qui la Guida per il voto dello scorso 4 marzo). Un lavoro che ha riguardato elezioni politiche (già nel 2013), amministrative, europee (2014) e referendarie (come nel caso di quello costituzionale del 4 dicembre 2016). In alcuni casi, poi, l’impegno ha riguardato anche attività di laboratorio nel corso dei quali si è cercato di rendere accessibili, in linguaggio semplificato, i programmi elettorali dei principali partiti politici.

Le persone con sindrome di Down possono entrare nella cabina elettorale e votare senza accompagnatori, e lo stesso vale per coloro che sono affetti da disabilità intellettiva. Ma non lo sa quasi nessuno, spesso neppure i loro familiari. Nell'immaginario collettivo – spiega da anni l’Aipd -  le persone con sindrome di Down non possono votare, oppure possono farlo con l'aiuto di un accompagnatore, e questa è la convinzione di molti presidenti di seggio che spesso devono sfogliare lungamente il regolamento prima di accettare che l'elettore con sindrome di Down possa avviarsi da solo nella cabina per depositare il voto”. "Ormai – riferiscono dall’associazione - le persone con sindrome di Down che hanno raggiunto la consapevolezza si recano autonomamente alle urne, anche se i casi sono pochi. Dobbiamo allora convincere le famiglie a stimolare non soltanto l'inserimento lavorativo, ma anche l'esercizio del voto".

L’intera campagna di sensibilizzazione civica è legata al progetto europeo "My opinion my vote", che prendeva le mosse proprio dalla sottolineatura del diritto delle persone con disabilità intellettiva ad esprimere la propria opinione e il voto: vi si precisava che un Paese democratico deve garantire a tutti i cittadini adulti la stessa possibilità di esercitare un’influenza politica attiva e vi si faceva notare che se è vero che le decisioni politiche influenzano la vita delle persone con disabilità intellettiva nello stesso modo in cui influenzano la vita della popolazione in generale, è altrettanto vero, tuttavia, che  le persone con disabilità intellettiva sono più frequentemente escluse dal processo politico. Perlopiù, cioè, esse non votano, perché poco informate dei propri diritti o in difficoltà ad accedere a delle informazioni scritte in maniera comprensibile. Un lavoro dunque, quello svolto dall’Aipd in Italia, insieme ad altre organizzazioni riunite a livello europeo nell’Edsa (European Down Syndrome Association), in definitiva volto ad aumentare la consapevolezza delle persone con sindrome di Down sul loro ruolo di cittadini attivi.

La parola d’ordine “Il mio voto conta” è quella che più di ogni altra ha caratterizzato nel corso degli anni questo lavoro e questo percorso. Ora viene rilanciata sui social in grande stile, seppur evidentemente per altri fini e con altri intendimenti. Nessun problema di copyright, ovviamente: solo una coincidenza e una curiosità, che permette a noi di parlare di un progetto da tempo attivo e che a lungo ancora continuerà ad esserlo. Passata la tempesta istituzionale, e con essa la protesta, #IlMioVotoConta non sparirà completamente dai social: tornerà semplicemente ad essere il mite richiamo di una fetta di popolazione che aspira a partecipare alla vita sociale del nostro paese. 

Fonte: Redattore Sociale

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