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Abbiati: "4-5 facevano quello che volevano. Se perdi non vai in disco"

Mi piacerebbe si ripartisse dalla Juve. Questa rosa non era da 7^ posto. Con il giusto atteggiamento si potrebbe tornare a puntare la Champions gia' il prossimo anno". A parlare, in un'intervista alla 'Gazzetta dello Sport' e' Christian Abbiati, che proprio al termine della finale di Tim Cup contro i campioni d'Italia ha dato addio al Milan e al calcio giocato.

L'ormai ex portiere, 38 anni, si schiera con il tecnico Cristian Brocchi, che ha sempre parlato di atteggiamento sbagliato da parte di qualche giocatore. "Ha ragione. Ci sono stati 4-5 elementi che non hanno fatto quanto gli veniva chiesto. E non parlo di errori tecnici - spiega - Il fatto e' che se ce n'e' solo uno lo controlli e lo isoli, ma cinque sono tanti ed e' tutto molto piu' complicato".

E ancora: "Ho pensato di ritirarmi dopo il mio sfogo col Chievo, a metà marzo. La decisione definitiva è arrivata dopo il Bologna: avevo fatto il pieno. Vi faccio un esempio emblematico: quando Bacca fu sostituito col Carpi e lasciò il campo senza aspettare la fine e senza salutare chi entrava, nello spogliatoio lo ribaltai. Ebbene, mi sono girato e non c'è stato nessuno che mi abbia supportato. Evidentemente certe cose o non si hanno dentro, o proprio non interessano. Ai miei tempi Gattuso avrebbe tirato fuori il coltello".

"Se chiudo gli occhi e ripenso al Milan fino al 2011, vedo un'altra squadra, sotto tutti i profili - prosegue Abbiati - Io ragiono secondo certi valori che mi hanno trasmesso Albertini, Costacurta e Maldini. In carriera sono stato multato solo una volta, per un ritardo. Mi ero addormentato. Non sto dicendo che a quell'epoca vivessimo in clausura, ma quando ci allenavamo andavamo a mille all'ora. Se si perde male, a me non viene nemmeno in mente di farmi vedere all'Hollywood. Ormai ero arrivato a un punto in cui il lunedi' mattina avevo ansia quando uscivo di casa. Per come andava la squadra mi vergognavo a uscire, anche se la mia coscienza era pulita".

Abbiati sarebbe pronto a restare nel Milan sotto altre vesti: "Mi piacerebbe molto. Mi vedro' con Galliani, ma non abbiamo un vero appuntamento e non saro' io a bussare in sede. Pero' ho bene in mente in cosa potrei esser utile al club. Faccio un esempio: viene da me l'allenatore e mi spiega che quel certo giocatore non si sta comportando bene. Ecco, io sarei quello che va a prenderlo a calci nel culo (ride, ndr). Club manager: si chiama cosi', giusto?".

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