Calcio come politica ed economia. L'Italia va ko
Fuori Buffon e fuori Ancelotti, Sirigu e Verratti, il tecnico e i giocatori italiani del Parigi SG. E fuori anche lo stramiliardario svedesone, Ibrahimovic, che da anni tenta, inutilmente, di vincere la Champions. Germania e Spagna hanno piazzato 2 loro squadroni sul tetto della vecchia Europa. Non è un caso che, nel calcio dei big, dominino club di Paesi, che hanno economie più solide e leader politici più credibili rispetto al Bel Paese. E, come la batosta subita dal Milan, travolto dal Barca, la sconfitta dei bianconeri ha dato la sensazione di un divario troppo ampio con tra i nostri e i campioni di Germania, seguiti a Torino da un manipolo di sostenitori entusiasti. In una notte magica, allo Juventus stadium, caratterizzata da una splendida coreografia, allestita dai tifosi, tra i quali tantissimi meridionali e calabresi, Buffon, come nel match d'andata, ha incassato 2 goal, mercoledì da Pizarro e dal fortissimo Mandzukic.
Gigi, tuttavia, con grandi parate, ha dimostrato a Beckenbauer di meritare il posto, nel club bianconero e nell'Italia di Prandelli. In pensione ci resti l'antipatico nonno Franz ! Gli stimoli, per i campioni d'Italia, erano tanti e non solo i mega-assegnoni, che avrebbero incassato, se avessero superato il turno. Per la Juve, c'era, ieri, uno splendido esempio da imitare, che i meno giovani ricordano, ancora, con emozione. Il 3 a zero, che venne rifilato al Liverpool, dopo un pesante 1-3 in Inghilterra, dall' Inter di Moratti senior, più competente del figlio, di Herrera e di giocatori mitici, come Mazzola, Corso, Peirò, Jair, Facchetti, Picchi e Suarez. Conte ha trasmesso la sua grinta a Marchisio e compagni. Ma non è bastata. Troppo forte e ben organizzato il Bayern.
L'allenatore ha spiegato le sue esigenze a Marotta e ad Agnelli. Per competere ad alti livelli, i Quagliarella, i Matri e i Padoin non bastano. Occorrono almeno 2 top-player, a centrocampo e in attacco. Per una serata, anche gli sportivi italiani, non tifosi della Vecchia Signora, hanno dimenticato le polemiche sugli arbitri e le "balotellate". E non hanno "gufato" la Juve, che ha rappresentato, perdendo dopo aver combattuto con coraggio e dignità, il calcio italiano che, storicamente, ha rifilato secche batoste ai sussiegosi, ma non imbattibili, tedesconi. Purtroppo, ieri, è toccato ai bavaresi far festa, fino a notte fonda, nelle belle piazze dell'austera Torino. Ma a maggio la "Coppa dalle grandi orecchie", a Londra, la solleverà Leo Messi, il grande campione argentino del Barcellona.
Pietro Mancini