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"Il caso-Eriksen? Può trasformarsi in una spinta in più per la Danimarca"
Christian Eriksen (Lapresse)

Dopo il trauma provocato dal malore di Eriksen, la Danimarca torna in campo giovedì 17 giugno alle 18.00, contro un avversario difficilissimo come il Belgio di Lukaku. Lo stadio, il Parken di Copenhagen, è lo stesso dell'incidente che ha sconvolto il mondo intero, a partire ovviamente dai compagni di squadra del centrocampista dell’Inter. Come sarà possibile tornare a concentrarsi sull’aspetto agonistico? Non ci sarà in qualche calciatore il timore che un fatto così inaspettato possa capitare anche a se stesso, dopo aver assistito al crollo di un compagno in piena forma? Sul tema interviene Stefano Tirelli, affermato preparatore e mental coach che ha seguito diversi atleti di alto livello, tra cui anche Nwanko Kanu, anch’egli costretto a fermare la propria carriera per un problema cardiaco, ma poi capace di tornare al top. 

Choc Eriksen: "La voglia di giocare farà superare le paure"

“La paura che qualcosa del genere possa capitare anche a te è un pensiero che avranno tutti i giocatori, non solo quelli danesi, almeno nel breve termine”, spiega Tirelli ad affaritaliani.it. “Ci vorranno almeno 7/10 giorni, prima che riprenda il sopravvento la passione, ma inevitabilmente accadrà. L’essere umano possiede un’innata capacità di metabolizzare le paure ed esprimersi per quello che è: nel caso dei calciatori, giocare a calcio è ovviamente un aspetto centrale. Non scordiamoci che per arrivare a questi livelli i giocatori hanno fatto in gioventù  sacrifici importanti: tendiamo a vedere solo l’aspetto agiato della loro professione, dimenticando tutto il merito che sta dietro, a partire dalle rinunce che hanno dovuto fare  fin dalla giovanissima età. Nessun calciatore arriva al top senza avere dentro questa forza propulsiva. E’ proprio questa forza che permette loro di andare oltre”.

Choc Eriksen: "I giocatori non erano nelle condizioni di riprendere la partita"


Ci sono state accese polemiche sulla decisione di portare a termine la partita con la Finlandia, dopo l’interruzione per il malore di Eriksen. La Danimarca sembrava ancora sconvolta e forse anche per questo è uscita sconfitta: “Certamente i giocatori erano ancora sotto choc. Ci sarebbero volute almeno 48 ore per metabolizzare quanto accaduto”, continua Tirelli. “Anche se, come si è detto, è stato Eriksen a rassicurarli e dir loro di giocare, non è una questione razionale: lo choc provocato da un fatto assolutamente inatteso ha certamente svuotato gli atleti sul piano energetico. Si è trattato, letteralmente, di una questione di vita o di morte, pertanto ci sarebbe voluto più tempo per elaborare i fatti avvenuti sul campo. Adesso, invece, non sono preoccupato del fatto che i giocatori non possano essere in grado di performare al meglio: la paura verrà assorbita dal fattore agonistico, ma anche dalla componente di divertimento che fa parte di quello che è un mestiere, ma molto particolare”. 

Choc Eriksen: "Può diventare uno stimolo ulteriore per la Danimarca"


Non essendo ancora chiaro se Eriksen potrà mai tornare a giocare, qualche giocatore potrebbe essere colto dal timore di perdere improvvisamente tutti i privilegi della sua professione, nel caso qualcosa del genere capiti anche a lui? “Non credo", commenta Tirelli. "Anzi: metabolizzato il trauma, subentrerà il desiderio di giocare non solo per se’ e per la squadra, ma anche per Christian. Potrebbe quindi esserci un elemento motivazionale in più, in grado di sospingere la Danimarca nelle prossime partite. Sarebbe stato meglio che non fosse successo, questo è ovvio, ma potrebbe trasformarsi in un’opportunità per raddrizzare la classifica, dopo la sconfitta con la Finlandia. Non c’è più un elemento frenante in termini agonistici, ma anzi può essere una spinta in più”. 

Choc Eriksen: "Non si possono fare dei paragoni con la Danimarca che vinse gli Europei del 1992"

Il trauma causato dal malore di Eriksen potrebbe diventare quindi una motivazione in più per la Danimarca, ma secondo Tirelli non è il caso di fare paragoni con la squadra del 1992, che vinse gli Europei dopo essere stata ripescata al posto della Jugoslavia. “Sono due situazioni completamente diverse: quella fu un’alchimia probabilmente irripetibile, perché una squadra del tutto libera mentalmente finì col vincere il torneo, mentre questo è un trauma ai limiti della capacità di analisi razionale: c’era il timore che morisse un amico, non solo un compagno di squadra”. 

Choc Eriksen: "Ho lavorato con Kanu, che dopo i problemi al cuore è tornato al top"

Specializzato nell’aiutare i calciatori a tornare in forma psicofisica dopo infortuni e problemi di vario genere, Tirelli prende anche in considerazione l’ipotesi che Eriksen possa riprendere la carriera. Come si aiuta un atleta a superare un problema del genere? “Eriksen è una persona intelligente e certamente vorrà prima chiarire ogni dubbio parlando con i medici, per capire bene le cause del suo malore e tornare in campo senza timore. A quel punto potrà rientrare gradualmente. Ad esempio, io ho lavorato con Nwankwo Kanu, che ha avuto un problema simile, ma poi è tornato ai massimi livelli senza alcun timore. Ogni volta che vedevo sul suo torace la cicatrice dell’operazione, resa possibile dall’aiuto della famiglia Moratti, rimanevo stupito del suo recupero. Però va detto che nel suo caso era stato scoperto un problema nascosto durante una visita, mentre Eriksen ha avuto un malore in campo. Tuttavia, se la motivazione di Eriksen nel tornare a giocare sarà totale, ci riuscirà gradualmente, allenamento dopo allenamento e partita dopo partita. La motivazione sarà l’elemento chiave in caso di assenso dei medici per tornare a giocare e a tornare ad essere il campione che ha sempre dimostrato di essere’’.

stefano tirelli frank lampardStefano Tirelli con Frank Lampard ai mondiali del 2010, quando il mental coach italiano faceva parte dello staff del c.t. di Fabio Capello
 
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