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L'ex golden boy Rivera contro il museo di San Siro: "Rivoglio i miei cimeli"

Il museo dei cimeli di San Siro nei guai, l'ex Milan Rivera: "Riccorerò alla Corte di giustizia europea"

Sono passati più di 50 anni ma ora i due veri gemelli del calcio, Sandro Mazzola interista e Gianni Rivera milanista, sono di nuovo riuniti insieme in un museo al San Siro / Meazza. Una questione di principio e naturalmente di soldi.

Tutto verte su un “museo” che sarebbe stato messo su in un paio di stanze “raffazzonate”, dice l’ex golden boy all’interno dello stadio milanese: "Allo stadio c'è una mia bacheca con una maglia rossonera che secondo me non è neanche autentica, e ci sono delle scarpe spacciate per mie: impossibile, perché alla fine di ogni annata le buttavo via".

E poi ancora alla Gazzetta dello Sport: "Io non ce l'ho con il Milan ma con chi lucra sulla mia immagine da anni, senza neppure chiedere il permesso. L'ho scoperto per caso, e ho scoperto che la gente paga pure il biglietto. Lo ritengo uno sfruttamento d'immagine indebito, e ora mi rivolgerò alla Corte di Giustizia europea. Questi signori del sedicente museo, in realtà un paio di sale raffazzonate, parlano di interesse didattico: e allora, perché il biglietto per entrare? La verità è che fanno un sacco di soldi grazie a noi che non c'entriamo niente".

Insomma c’è qualcuno –secondo l’ex capitano del Milan- che sta sfruttando magliette, calzini, scarpette e pantaloncini – non si butta niente - in maniera indebita. Ma non solo si è riciclato mutandame sudato e scarpini terricciati, c’è anche altro: "C'è persino un busto che mi donò lo scultore Todeschini: io l'avevo lasciato a Milanello, ma tutti sapevano che era mio. Scoprii che l'avevano esposto a San Siro perché un amico mi ha mandato delle foto".

Ed infine la chiamata all’indimenticabile amico/nemico di tante partite, il suo alter ego calcistico: "Ho anche ingaggiato un investigatore privato per vederci più chiaro. In quella specie di museo/non museo c'è anche la bacheca di Sandro Mazzola: ora lo chiamo". Rivera però non ha solo in mente Mazzola, ma vuole coinvolgere anche ex colleghi: “voglio combattere come nel 1968, quando fondammo l’Aic (Associazione italiana calciatori, ndr)”. Insomma sembra più una questione di principio, anche se il mercato dei cimeli famosi ha un forte seguito a livello internazionale e può quindi generare alti profitti.

Rivera ribadisce però di essere ancora tifoso del Milan, che è la sua squadra, ma ce l’ha con l’attuale società: “Ce l’ho con tutti quelli che speculano su noi calciatori di ieri pensando di poter fare sempre quello che vogliono, per tutti i grandi campioni del passato usati a piacimento dal marketing di ieri e di oggi. La mia è una battaglia anche per i Mazzola, i Riva, i Boninsegna”.

Ed è bello pensare che, al di là dei torti e delle ragioni di questa vicenda, torni una sorta di “lega di vendicatori” dei tempi d’oro che ancora per una volta metta insieme giocatori che hanno fatto la storia del calcio e sognare i tifosi.

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