Mancini cacciato dal City per una faida: alcuni giocatori e i dirigenti spagnoli

Una rivolta dello spogliatoio costò a Roberto Mancini la panchina del Manchester City, 48 ore dopo la FA Cup persa in finale contro il Wigan. A riverlarlo, a distanza di tempo, è Edin Dzeko. L'attaccante bosniaco ha infatti raccontato alcuni retroscena al Mirror. Partendo dai suo rapporto conflittuale con il tecnico umbro e i suoi contatti frequenti con il presidente, Khaldoon Al Mubarak, per lamentarsi dell’allenatore. "Le ragioni del mio malumore erano molto semplici: Mancini mi mandava spesso in panchina. Trovai assurda, ad esempio, l’esclusione dopo aver segnato quattro gol al Tottenham, nell’agosto 2011. Con Mancini abbiamo discusso molte volte di queste cose, ma le nostre opinioni restavano differenti".
"I miei colloqui con il presidente erano riservati. Non avvenivano mai alla presenza di altri giocatori, ma so che c’erano altri compagni di squadra erano insoddisfatti. Qualche giorno dopo l’arrivo di Manuel Pellegrini, il presidente mi chiese: Sei contento ora?", spiega Dzeko.
Contro il Mancio si schierarono alcuni giocatori, i nuovi dirigenti iberici (il direttore sportivo Begiristain e l’amministratore delegato Soriano: che poi hanno puntato sul connazionale Manuel Pellegrini) e una parte dell’ufficio stampa. Secondo il Mirror, i dirigenti Citizen erano preoccupati per le possibili reazioni di alcuni giocatori al momento del cambio della guardia: temevamo che alcune stelle come Kompany, Silva e Hart potesse chiedere di cambiare squadra.