Sochi: è Italia di ''legno''. Insegue i record di Londra e a Pechino
I Giochi sono belli anche per la sua crudelta'. Ma non ditelo ad Alessandro Pittin che, dopo una strepitosa combinata nordica tutta all'attacco, accetta le pacche sulle spalle e i sorrisi ma poi sbotta di rabbia. ''Si', va bene, e' stata la mia miglior gara stagionale, ma purtroppo il quarto posto non conta niente in una Olimpiade, va bene solo per il mio morale''. Forse neanche per quello. Perche' la bellezza di una prestazione - osserva 'AgenziaInforma' - si spegne davanti all'illusione, perche' sfiorare il podio fa piu' male di un arrivo anonimo nel gruppo dei perdenti. Inferiori e dunque battuti. I quarti posti invece bruciano proprio perche' l'amarezza non e' addolcita se non da un sapore beffardo.
L'Italia ai Giochi da un paio di edizioni a queste parti il legno ne ha preso tanto fin quasi a bruciarsi un medagliere che avrebbe avuto ben altro spessore e pesantezza. A Londra l'Italia miglioro' la score di Pechino 2008 conquistando otto ori, nove argenti e undici bronzi per un totale di 28 medaglie, una in piu' rispetto alla spedizione cinese. Ma se ci fosse stato un gradino in piu' sul podio quei Giochi sarebbero stati un trionfo perche' furono nove i quarti posti, da Vanessa Ferrari a Tania Cagnotto, passando per il judo, il canottaggio, la scherma. Comunque meglio rispetto a Pechino, quando i podi sfiorati furono addirittura 13. A Sochi per quelli invernali dopo sei giornate di gare sono gia' quattro le medaglie di legno conquistate, cifra che ribadisce un trend che a secondo di come viene letto puo' essere un segnale di debolezza e allarme o invece la dimostrazione che comunque sia, la competitivita' di una nazione resta comunque salda. E che e' la fortuna, il destino, quell'imprevedibilita' che ai Giochi e' un ingrediente da non sottovalutare, a posizionare le pedine e disegnare i podi. Del quarto posto pero' e' sempre difficile gioire: perche' se il valore assoluto resta manca il segno tangibile della medaglia, quella con cui in fondo si fa la storia e si mostra il petto nel consesso sportivo internazionale. Il ''legno'' finora viene portato a casa oltre che da Pittin (bronzo a Vancouver) dalla liberista Daniela Merighetti, Karin Oberhofer nel biathlon e il team del pattinaggio di figura. Quattro anni fa a Vancouver furono in tutto cinque i legni: Johanna Schnarf, da riserva a possibile medaglia: nel superG arrivo' a undici centesimi dal podio, ancora meno della Merighetti. Quarto anche Werner Heel nel superg uomini. Stessa sorte per il fondo con la coppia rosa Follis-Genuin nel team sprint e ancora nella 4X5. Podio sfiorato anche nello slittino di coppia: Christian Oberstolz e Patrick Gruber restarono al palo. ''Qui a Sochi il bicchiere e' mezzo vuoto e mezzo pieno, ma di questi quarti posti io dico di prendere tutto il bello. E' segno che si e' lavorato bene'', sono state le parole del presidente del Coni, Giovanni Malago'. Che raccoglie il meglio che l'Italia azzurra puo' dare nel contesto olimpico. Senza drammi. Anche questo e' sport, masticare amaro ma con il sorriso. La Merighetti dopo il podio fallito per 17 centesimi insegna: ''E' lo sport, e' la vita, e mi sento comunque fortunata, nella vita ho tutto: scio, faccio quello che mi piace, la mia famiglia sta bene''.