Pantani, la camorra, le scommesse e Vallanzasca
La Procura della Repubblica di Forlì ha aperto a inizio settembre un fascicolo a carico di ignoti con questa ipotesi di reato in relazione all’esclusione subita da Marco Pantani il 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio, durante il Giro d’Italia, per ematocrito alto. In poco più di un mese le inchieste sul Pirata si sono raddoppiate: a fine luglio c’è stata la riapertura del caso sulla morte (s’indaga per omicidio volontario) da parte della Procura di Rimini.
Marco Pantani fu escluso dal Giro d’Italia del 1999 perché le sue analisi furono "alterate". Qualcuno avrebbe truccato l’esito degli esami effettuati dopo la tappa di Madonna di Campiglio facendo risultare l’ematocrito troppo alto, segnando così l’inizio della fine della carriera del campione di ciclismo. E della sua vita. È questa clamorosa ipotesi ad aver convinto il procuratore di Forlì Sergio Sottani ad avviare nuovi accertamenti su quanto accadde cinque anni prima che l’atleta fosse trovato morto in un residence di Rimini.
Entro breve sarà ascoltato anche l’ex boss della malavita Renato Vallanzasca, il primo a ipotizzare che dietro quella storia potesse esserci un giro di scommesse clandestine. Si torna dunque al 2008 quando Tonina Belletti, la madre di Pantani, racconta in televisione una nuova verità su quanto accadde prima della squalifica. Svela che Vittorio Savini - capo della tifoseria del Pirata - le aveva detto di aver «ricevuto telefonate da persone che minacciavano di sparare a Marco pur di fermarlo durante il Giro, gli dissero che non sarebbe mai arrivato a Milano». Spiega che l’uomo «non ha mai fatto i nomi per paura che gli dessero fuoco all’officina». Savini viene convocato dai carabinieri e conferma la circostanza, aggiungendo un dettaglio: «Il giorno dopo la squalifica un uomo mi disse che “tutto sommato era stato meglio così, altrimenti Pantani sarebbe finito male”».
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