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Toscana
Firenze, folla (con distanziamento) per il libro di Carlo Calenda “I Mostri"

Non poteva non parlare di Toscana, essendo a Firenze per il suo ultimo libro i “I Mostri”, edito da Feltrinelli, delle imminenti elezioni regionali, del candidato del Pd Eugenio Giani - che ascoltava defilato in piedi arrivato negli gli ultimi minuti – e naturalmente di Matteo Renzi - che forse si è un po’ perso, la mattina critica i 5 Stelle ma poi gli vota in parlamento, ecco perché non sto con lui. Un fiume in piena Carlo Calenda, allo spazio Le Pavoniere delle Cascine a Firenze per la presentazione del suo libro, nel quale però non  ha fatto in tempo a parlare del Recovery fund appena approvato dal Governo, ma ne parla a voce con il pubblico fiorentino - non sono 80 miliardi a fondo perduto come dicono tutti i giornali perché poi noi diamo più contributi al bilancio europeo in cambio. I fondi veri sono 25 miliardi, però poi abbiamo 120 miliardi di prestiti. Questo sarà un fattore positivo ma saranno molto più condizionati, molto più del Mes. Dovremmo anche rispettare le raccomandazioni che la Commissione Europea ci farà. I troni trionfalistici del Governo sono da campagna elettorale – aggiunge il leader di Azione – ma se ad esempio non farà ripartire la scuola il 23 settembre faremo le barricate per riportare i nostri figli nelle aule. Su Eugenio Giani c’è la mia indicazione di voto – sottolinea Calenda - perché dall’altra parte c’è il nulla mascherato da nulla, però per le elezioni regionali vorrei avere dei candidati che hanno un’esperienza molto innovativa nella gestione della cosa pubblica, e onestamente questo profilo a Eugenio Giani non lo riconosco. Una cosa è dare indicazione di votare Giani, un’altra cosa è essere convinti del candidato come noi siamo stati convinti da Bonaccini in Emilia Romagna, amministratore che ha dimostrato visione e capacità, la stessa cosa non mi pare si possa dire del profilo di Giani. In sostanza Calenda lo considera un candidato troppo debole dal punto di vista amministrativo.

Viene sottolineata l’incomunicabilità tra schieramenti, mentre in momenti difficili come quelli della pandemia ci vorrebbe uno scatto di unità nazionale. In Italia – sottolinea Calenda – c’è sempre stata una contrapposizione tra guelfi e ghibellini, tra destra e sinistra, tra fascisti e comunisti. E di sé stesso, afferma che spesso l’argomento di discussione degli altri, è se lui sia più un uomo di centro, di centro destra, di destra. Ma potrei essere addirittura di sinistra – alla quale riconosco il grande pregio della aderenza ideologica – che si vede nel momento della compatezza del voto – che però allo stesso tempo è un difetto perché si consente ai leader della sinistra di fare quello che vogliono, tanto hanno sempre i voti dei loro fedelissimi. Sulla Toscana, si sofferma in particolare sul manifatturiero, non sostenuto abbastanza, perché dei 400 milioni di garanzie bancarie promesse ne sono stati erogati solo 50 milioni. Poi la stoccata a Di Maio, che non avendo guidato mai una azienda in vita sua, ha la propensione alla nazionalizzazione di qualunque azienda in crisi. Come si pensa di amandare avanti il Paese con il reddito di cittadinanza? Almeno venissero obbligati i percettori del reddito a studiare la costituzione ed il funzionamento del parlamento, fulcro della democrazia del Paese, che io mi vanto di servire. Deve finire questa storia chi si occupa di politica debba essere considerato un paria, una persona che lo fa per ripiego. E’ la massima responsabilità guidare un Paese, nella tradizione repubblicana romana coloro che eccellevano venivano invitati ad occuparsi del bene comune proprio perche capaci e competenti.

Calenda vuole costruire un partito di Centro, non la Dc del terzo millennio, ma un grande partito liberal democratico alternativo a 5Stelle e a Lega; il Pd non ha più un pensiero, non ha più una linea politica, sta solo lì a seguire i 5Stelle per paura di andare alle elezioni. Ne libro Calenda elenca e analizza i “mostri” che a suo dire caratterizzano lo scenario politico italiano, i problemi strutturali che determinano i guai del Paese, l’Italia travolta dall’emergenza Coronavirus, gli effetti economici dell’epidemia che già stanno impattando sulla sanità, sempre più privata perché quella pubblica non riesce a dare risposte. Il Coronavirus è diventato il mostro che incorpora tutti gli altri mostri. Il Governo non è riuscito a mettere insieme una risposta forte ed efficace al primo manifestarsi della crisi. Approfittando della debolezza dello Stato centrale, le Regioni hanno reagito in ordine sparso. Carlo Calenda ne ha per tutti. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha postato una foto mentre beveva una birra, dichiarando che l’influenza stagionale era molto peggio del virus, salvo poi caderne vittima anche lui. Il sindaco di Firenze Dario Nardella, nel pieno della diffusione della pandemia, ha lanciato l’idea di aprire gratuitamente i musei. Il sindaco di Milano Belle Sala (l’unico a essersi scusato), ha rilanciato la campagna stampa e social #milanononsiferma proprio mentre il virus iniziava la sua crescita esponenziale. Medici, ricercatori e infermieri sono diventati i nostri eroi e i nostri angeli, celebrati dai balconi e da ogni politico in ogni talk show – continua Calenda - Angeli dimenticati per molti anni. Il fatto che in Italia ci volessero otto mesi per una visita oncologica, tredici per una mammografia sembrava questione irrilevante, non meritevole di attenzione. La risposta unanime dei media fu: “Troppo tecnico e poco politico”. Oggi ci accorgiamo di quanto “politico” sia il Sistema sanitario nazionale.

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