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Cronache
La Toscana affonda il Forteto: sì all’inchiesta parlamentare
Forteto - la comunità negli anni '70

Diceva il Cancelliere tedesco Konrad Adenauer: «La storia è la somma totale delle cose che avrebbero potuto essere evitate». Ieri, il Consiglio regionale della Toscana quelle cose le ha messe in fila – una alla volta, tutte drammatiche – e, con trent’anni di ritardo, si è fatta la storia. Il Forteto, nella sua triplice veste di associazione (ex-comunità), fondazione e cooperativa, è stato condannato per i presunti abusi a danno di tanti ragazzi disagiati. Ragazzi finiti al Forteto grazie allo stato. Grazie alla compiacenza del tribunale dei minori, alla negligenza dei servizi socio sanitari e degli assistenti sociali, alla deferenza della stampa e del mondo culturale. Alla disattenzione o, peggio, alla connivenza della «Toscana rossa». Per questo, la relazione della commissione d’inchiesta bis, così lucida nel fare nomi e così scomoda nel puntare il dito contro un sistema ben radicato, è stata approvata all’unanimità.

 

Al Forteto, comunità innestata nel cuore del Mugello, i ragazzi avrebbero subito violenze e maltrattamenti. Si lavorava 365 giorni l’anno, (nella maggior parte dei casi) senza stipendio e senza aver raggiunto la maggior età. Si incoraggiava l’omosessualità come antidoto per «togliere la materialità di dosso». Si colpiva psicologicamente, allontanando le famiglie naturali e impedendo ogni contatto con l’esterno. E Intanto quei metodi, fuori, erano esaltati (se ne parlò a Palazzo Madama in Senato o a Palazzo Vecchio, al tempo di Renzi).

Alla fine, i sei consiglieri delegati all’indagine bis sui favoritismi istituzionali di cui Fiesoli e compagni hanno goduto negli anni, forti della sentenza in appello del 15 luglio scorso che ha confermato l’impianto accusatorio, e in attesa della Cassazione, hanno piegato le resistenze del Pd – arroccato nella difesa della cooperativa economica (uno dei volti del Forteto) e indisposto verso la denuncia di «coperture politiche». Così Leonardo Marras, capogruppo in aula, dopo aver rifiutato la narrazione di un partito influenzato dalle propaggini del Forteto, respinto l'attaco generalizzato all'eredità della sinistra e rivendicato il merito di aver contribuito affinché la storia divenisse nota, ha rinunciato alle posizioni prese nei giorni scorsi e messo la parola fine sulla bagarre interna alla Regione. «Proviamo un profondo senso di vergogna - ha detto - per chi sapeva e non ha agito, per chi non sapeva, ma aveva strumenti per sapere e non li ha usati, per incosapevolezza o superficialità. E tutto per quarant' anni. La politica, oltre a dare voce a chi non ce l'ha, deve proporre soluzioni. Non può fermarsi alla sola denuncia». E ora: "Dobbiamo prendere il toro per le corna. Lo dobbiamo a noi stessi, a tutti i cittadini toscani, alle vittime. Dobbiamo fare punto e a capo».

Significativi gli interventi di Paolo Bambagioni (Pd), presidente della commissione e grande accusato dal suo stesso partito per la firma posta sul documento stilato in 9 mesi di lavoro. «Sono 86 le pagine – ha ricordato ieri – come 86 sono i minori che in questi anni sono stati assegnati al Forteto (...) Quindi, meno parole e più coraggio». Addirittura in lacrime, commosso e indignato, Stefano Mugnai (Forza Italia), l’uomo a cui nel 2012 dissero: «Stai attento, chi tocca il Forteto muore». Era un sistema chiuso – ha ammonito - con un contesto, culturale e politico, da colpevolizzare. Lo Stato mandava i ragazzi lì dentro, e quella coop, per quanto oggi importante, è stata costruita sulle sofferenze delle persone. Prendiamone atto, definitivamente. Deve essere il giorno in cui, tutti, la sinistra e l’opposizione, ammettiamo gli errori commessi, e l’ultima volta che si fa polemica sul Forteto».

La risoluzione votata, oltre ad esprimere piena solidarietà alle vittime, impegna il Presidente del consiglio regionale, Eugenio Giani, e la Giunta presieduta da Enrico Rossi su diverse questioni:

 

  • Spingere affinché il Governo nazionale valuti la reintroduzione nel codice penale del reato di plagio.

  • Potenziamento del progetto per la riacquisizione di autonomia per minori e giovani in uscita dalla comunità. Senza dimenticare i disabili, per i quali è auspicabile una sistemazione diversa, e intraprendendo ogni azione necessaria per far sì che, all'interno della Cooperativa, le vittime di abusi non debbano lavorare al fianco dei colpevoli, o di chi, a qualunque titolo, continui ad intrattenere rapporti con la comunità: come, paradossalmente, avviene.

  • Costituzione di un Osservatorio composto da esperti sul fenomeno delle sette.

  • Predisposizione di una relazione entro la fine del 2016 sullo stato dei servizi di affido di minori in ogni zona socio-sanitaria della Toscana.

  • Sollecitazione per l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta, che abbia poteri equiparabili a un’autorità giudiziaria, per arrivare dove non si è potuto (restano infatti molti passaggi oscuri).

  • Invio della documentazione al Ministero dello sviluppo economico, sostenendo la necessità del commissariamento per la Coop: così da recidere ogni legame col passato e rilanciare la filiera produttiva.

 

La prossima mossa, dunque, dovrà partire dai palazzi romani: dove pure il nome Forteto non è affatto sconosciuto. Parlamento e, ovviamente, Governo, avranno la possibilità di squarciare il velo di omertà, reticenze e menzogne che avvelenano il Mugello dal ’77. Da ieri non è più possibile dubitare e non è più accettabile chiudere gli occhi. L’esperienza insegna, però: le vie del Forteto sono infinite. E in buona parte, malgrado tutto, ancora inspiegabili. 

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