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Finanza

Proseguiamo l’interessante approfondimento, iniziato con il primo articolo di ieri, sulla realtà maltese, che si sta confrontando con altri importanti Paesi europei ed extra-europei nel proporre servizi finanziari innovativi e competitivi.

Poniamo ancora qualche domanda a Federico Vasoli* esperto della materia.

 

Avvocato Vasoli, ci può dare qualche numero sull’economia maltese e in particolare sul settore finanziario?

 

“Oltre ai dati menzionati nell’intervista precedente, in merito al PIL, va considerato che, proprio a causa della continua crescita dell’economia maltese, le banche locali non hanno dovuto procedere a costose e dolorose operazioni di ricapitalizzazione, ristrutturazione, licenziamenti, e in generale di austerità. Anche per questo motivo, il settore finanziario cresce di un impressionante 25% annuo e impiega oltre diecimila persone. Inoltre, per un investitore residente a Malta (giuridicamente un socio di una società maltese) non v’è doppia imposizione economica, ossia imposizione sul reddito imponibile della società e successivamente sul dividendo staccato: Malta è infatti l’unico “full imputation system” in Unione europea, sistema approvato sia dall’UE, sia dall’OCSE. Per un investitore non residente a Malta, invece, è possibile in quasi tutti i casi usufruire del rimborso fiscale dei 6/7 dell’imposta pagata: in altri termini, l’aliquota dell’imposta sul reddito delle società (peraltro calcolata su una base imponibile piuttosto ridotta) è del 35%, ma il socio non residente a Malta può ottenere un rimborso dei 6/7 dell’imposta versata (pari al 30%), cosa che comporta dunque un extra-gettito all’estero e un delta netto di imposta pari ad un mero 5%!

Alla fine del 2014, gli asset amministrati da fondi maltesi ammontavano a dieci miliardi di euro, cifra in significativa crescita negli ultimi due anni. I Professional Investor Funds (PIF) amministravano nello stesso periodo quasi sette miliardi di euro e gli Organismi di investimento collettivo del risparmio circa tre.

I tempi per l’apertura di una società o la costituzione di un fondo di diritto maltese sono in genere ridotti a pochi giorni. Un aneddoto a proposito della velocità: su centoquarantaquattro Paesi considerati, Malta è al terzo posto per velocità di banda nell’uso di internet, secondo il rapporto del World Economic Forum (“Global Competitiveness Index”)”.

 

Il valore aggregato dei fondi d’investimento di base a Malta è vicino al 100% del PIL dell’arcipelago e si presenta come un concorrente sempre più temibile nei confronti della piazza comunitaria continentale tradizionalmente più avanzata in questo settore, ossia il Lussemburgo. Su poco più di quattrocentomila abitanti, oltre diecimila sono impiegati nel settore finanziario. Ci spiega le ragioni del successo dei fondi d’investimento maltesi?

 

“Due sono i fattori che hanno dato il la alla crescita del settore dei servizi finanziari di Malta: il passaggio da giurisdizione “offshore” ad una “onshore” (e ne constatiamo l’importanza in questi giorni con i cosiddetti “Panama papers”), e l’ingresso nell’Unione europea nel 2004. La Malta Financial Services Authority (MFSA), ha poi giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo di un quadro normativo solido e contemporaneamente flessibile, allineato al diritto comunitario, ma anche nella progettazione di norme nazionali che disciplinano, per esempio, i fondi chiusi. Malta è riuscita a guadagnarsi un ruolo di primaria importanza per la costituzione di fondi di investimento alternativi, grazie anche al regime dei PIF e negli ultimi anni ha assistito ad una significativa crescita in altri settori connessi.

Gli altri fattori menzionati in precedenza (costi relativamente contenuti, regime fiscale favorevole non solo al fondo, ma anche alle altre parti coinvolta, un vasto numero di trattati contro la doppia imposizione, forza lavoro competente, un regolatore accessibile, trasparenza, controllo) hanno fatto il resto”. 

 

*Federico Vasoli, avvocato in Milano e ammesso dal Ministero della Giustizia vietnamita come avvocato straniero a Hanoi, è socio dello studio legale associato de Masi Taddei Vasoli e of counsel di primari studi legali italiani e stranieri, dopo avere lavorato in studi legali a Pechino, Bruxelles e Barcellona.

Si occupa di diritto commerciale italiano e internazionale (in particolare, contratti, società, joint-ventures, investimenti diretti esteri, fusioni e acquisizioni, start-up, corporate governance, pareri e operazioni cross-border) a favore di clienti italiani e stranieri di grandi dimensioni, così come giovani start-up, in molteplici settori industriali, soprattutto tra Italia, Malta, Svizzera, Iran e Asia-Pacifico, con precisa esperienza in operazioni di internazionalizzazione (in particolare verso Cina, Vietnam, Singapore, Malta e Iran).

È vice presidente della Camera di Commercio Italia-Vietnam, dell’Associazione Giovani Avvocati di Milano (AGAM), presidente di Unilaw, l’associazione di studi legali in Europa di cui fa parte anche de Masi Taddei Vasoli, docente del MIP – Politecnico di Milano e del NIBI, Nuovo Istituto di Business Internazionale della CCIAA di Milano, e autore di pubblicazioni giuridiche e di business.

Fa parte, come rappresentante AGAM, della delegazione del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria al G20 Young Entrepreneurs’ Alliance.

Laureato all’Università Bocconi di Milano, ha frequentato corsi post-laurea all’Università di Vienna, all’ISPI di Milano e all’Università di Strasburgo.

 

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