Finanza
Fine del segreto bancario per i cittadini europei
Anche l'Unione Europea si è accordata con la Svizzera nel novembre scorso. Il Parlamento europeo propugna da tempo la fine del segreto bancario per i cittadini dell'Unione Europea con conti correnti in qualsiasi paradiso fiscale.
"Mettere fine al segreto bancario è un passo decisivo nella battaglia contro le frodi fiscali e importante per favorire la giustizia sociale" queste le parole di Jeppe Kofod, europarlamentare social-democratico, responsabile del dossier del Parlamento Europeo. "Quando qualcuno commette una frode fiscale, sottrae denaro che potrebbe essere speso in istruzione e sanità".
Il contenzioso che opponeva da anni Svizzera ed Unione Europea (Italia in particolare) si basava sul fatto che le autorità elvetiche si rifiutano di dar seguito a rogatorie internazionali per evasione fiscale visto che la stessa (a differenza della frode fiscale che implica invece la falsificazione di documenti) non è considerata reato dal diritto elvetico, ma è soggetta solo a sanzioni amministrative.
Che la Svizzera fosse o no un paradiso fiscale, con le sue leggi sul segreto bancario in vigore dal lontano 1934, non è più una questione aperta. Questo accordo comunque taglia la testa al toro e allinea la Svizzera agli altri Paesi virtuosi. E' questo quello che emerge dalla risoluzione approvata a Strasburgo con amplissima maggioranza (593 voti a favore contro 95 tra astenuti e contrari).
La risoluzione dello scorso ottobre, con valore soltanto consultivo, completa gli accordi raggiunti nel maggio scorso tra Unione Europea e Confederazione Elvetica sullo scambio automatico di informazioni per prevenire l'evasione e le frodi fiscali.
Tale accordo prevede che lo scambio automatico diventi effettivo dal gennaio 2018, con l'impegno della Svizzera di applicare misure rafforzate per il contrasto all'evasione. In questo modo le rispettive autorità fiscali potranno identificare in modo inequivocabile i cittadini coinvolti in spostamenti di capitali, semplificare le indagini di accertamento e far emergere in modo molto più efficace l'eventuale evasione fiscale.
Ma non finisce qui: in base a un successivo accordo di dicembre, a partire dal 2018 l'Unione Europea aggiunge anche il Liechtenstein ai Paesi virtuosi. Quindi le relative Agenzie delle Entrate si scambieranno automaticamente le informazioni sui conti dei residenti: reddito, interessi e dividendi, saldi e proventi della cessione di attività finanziarie.
Proprio in questa direzione il Parlamento Europeo propone alcune modifiche all'accordo, come la trasmissione di informazioni dettagliate e complete sui titolari dei conti, l'abbassamento della frequenza delle rendicontazioni da base annua a base trimestrale e la cancellazione dell'obbligo di autorizzazione delle autorità competenti per ottenere le informazioni.
Ora Unione Europea, Svizzera e Liechtenstein dovranno concludere l'accordo in modo da renderlo operativo il 1° gennaio 2017 e consentire lo scambio dei primi dati dall'anno successivo, il 1° gennaio 2018. Nel caso della Svizzera l'accordo dovrà essere ratificato dal Parlamento elvetico che potrebbe scegliere di sottopporlo a referendum popolare.
Tutto questo mentre le banche svizzere continuano a rappresentare il posto più sicuro dove depositare i propri capitali (sono tre gli istituti elvetici nella top ten delle banche più sicure al mondo) e la più importante di esse, l'UBS, continua a macinare profitti su profitti triplicando gli utili del trimestre nel 2015, surclassando le attese degli analisti con un utile netto in crescita di 2,1 miliardi di franchi svizzeri.
Il quotidiano La Repubblica conclude saggiamente: “A quanto pare, chi temeva che la piccola Svizzera sarebbe morta insieme al segreto bancario, si sta accorgendo di aver fatto male i suoi calcoli”.
Paolo Brambilla
