La spagnola Bankia condannata a rimborsare i risparmiatori - Affaritaliani.it

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La spagnola Bankia condannata a rimborsare i risparmiatori

Nel maggio 2013 circa duecentomila cittadini spagnoli che avevano affidato i propri risparmi a Bankia sono stati violentemente privati del poco che era loro rimasto. Quel giorno sono state poste in vendita le nuove azioni della banca nazionalizzata, il cui prezzo è crollato da 1,35 a 0,55 Euro, oltre l'80% in meno del valore del 2011, quando nacque il gruppo bancario. Le perdite totali dei piccoli risparmiatori potrebbero ammontare al 75-90% dei loro depositi originari.

La Corte Suprema spagnola ha ordinato a Bankia di rimborsare due risparmiatori a causa delle "imprecisioni" nel prospetto informativo. Anche in Spagna, come in Italia, non si possono fare class action per aggregare tutti cloro che sono stati danneggiati da comportamenti scorretti di banche, società o istituzioni. Quindi questi due risparmiatori hanno dovuto agire individualmente.

Però finalmente queste due sentenze apriranno la strada a decine di migliaia di investitori, che potranno riottenere i propri soldi. Bankia, consapevole del fatto che finirà col perdere ormai la maggior parte delle cause legali promosse da investitori insoddisfatti, ha già messo da parte oltre 1,8 miliardi di euro per affrontare questa eventualità. Bankia è una delle principali entità finanziarie in Spagna e centinaia di migliaia di persone hanno investito i propri risparmi in questi titoli.

Purtroppo a causa della mancanza di un sistema di class action in Spagna, indipendentemente dalla decisione della Corte Suprema spagnola, gli investitori interessati a utilizzare questo importante precedente dovranno avviare individualmente un procedimento contro Bankia: il sovraccarico di lavoro per i tribunali spagnoli rallenterà per anni tutti i procedimenti.

Ecco come è stata perpetrata la frode. C’è una forte analogia con quanto successo in Italia nel caso delle obbligazioni subordinate.

Negli ultimi anni circa un milione di clienti delle principali banche (quattrocentomila nella sola Bankia) sono stati abbindolati dall’offerta di azioni preferenziali ("preferentes") dell'istituto finanziario, con promesse di lauti guadagni e sicurezza di salvaguardia del capitale. In realtà si trattava di titoli che non avrebbero potuto mai incassare o con scadenze fino a 1000 anni (avete letto bene, 1000 anni).

Quando Bankia è fallita, nel maggio 2012, l'ente di controllo spagnolo (FROB), dietro precise istruzioni di un memorandum firmato nel luglio di quell'anno con la Troika, impose una "sforbiciata" del 38% sulle preferentes, seguita dalla conversione forzosa in azioni comuni. Alle vittime fu promesso un prezzo di 1,35 euro per azione quando queste sarebbero state di nuovo trattate sul mercato.

Il 21 maggio scorso gli scambi sono stati riaperti, ma solo per i grandi "investitori istituzionali", cioè i fondi d'investimento e altri speculatori, molti dei quali avevano acquistato le preferentes di Bankia dai risparmiatori a prezzi di svendita del 25% del valore nominale (e quindi con una sforbiciata del 75%). Quando poi si sono riaperti i mercati agli investitori istituzionali, questi avvoltoi hanno rivenduto i titoli al prezzo di mercato, ridotto solo del 38%, ottenendo un profitto del 37%.

Una volta avvenuta la spoliazione, i piccoli risparmiatori che erano rimasti aggrappati a circa 5 miliardi di azioni hanno potuto scambiarli sul mercato il 28 maggio, solo per vedere crollare il titolo da 1,35 a 0,57 euro.

Le principali associazioni dei consumatori, che avevano sporto numerose denunce contro le banche, stimano che "il doppio furto con frode" abbia portato finora la perdita del 75%. Se le azioni scenderanno ancora - cosa probabile - le perdite saranno ancora maggiori per chi le ha tenute.

Fortunatamente la Corte Suprema ha deciso di respingere i ricorsi da parte di Bankia, che cercava di paralizzare i singoli procedimenti civili.

 

La Corte Suprema conferma che l’errore nel consenso da parte degli acquirenti di azioni era causato della grave imprecisione del prospetto per l'offerta pubblica. 

La sentenza della Corte Suprema costituisce anche un importante precedente nei confronti delle future indagini penali, perché riconosce che non solo il prospetto relativo all'offerta pubblica di acquisto del 2011 conteneva errori, ma esisteva anche una sensibile discrepanza con il materiale pubblicitario diffuso in quell’occasione.

Secondo il presidente del Fondo per la ristrutturazione e Vice Governatore della Banca di Spagna, Fernando Restoy, sono state depositate contro la banca 2.424 cause civili, per un importo complessivo dei rimborsi richiesti pari a circa 70 milioni di euro. Sono state emesse finora 236 sentenze, di cui l'85% è a sfavore di Bankia.

Durante il suo discorso al comitato economico del Congresso, Restoy ha detto che negli ultimi mesi sono aumentate le richieste di chi si ritiene danneggiato, anche se finora non sono pervenute denunce da parte degli investitori istituzionali che hanno partecipato all'operazione.

Paolo Brambilla