Tempi lunghi per i crediti deteriorati - Affaritaliani.it

Finanza

Tempi lunghi per i crediti deteriorati

I livelli raggiunti in Italia dai crediti deteriorati, le cosiddette sofferenze, hanno fatto scivolare il nostro Paese agli ultimi posti in Europa, penalizzando l’offerta di credito, riducendo la profittabilità delle banche e aumentando sensibilmente il rischio di azionisti e obbligazionisti, come abbiamo purtroppo visto anche nei recenti casi di salvataggio interno in Italia. E ricordiamoci che oltre a Etruria, Marche, Chieti e Ferrara, ce n’erano altra decina (per quanto molto piccole) nell’elenco delle banche commissariate pubblicato in dicembre dalla Banca d’Italia. A queste si aggiunge anche qualche intermediario finanziario non bancario.
 

Con la Legge 6 agosto 2015, n. 132, si è iniziato un processo di velocizzazione dell’estinzione delle sofferenze e di incremento della frazione di crediti recuperabili.
Secondo uno studio condotto da Cerved, gli effetti potrebbero essere significativi e portare a una riduzione del 28% dei tempi dei fallimenti con un calo dei tempi medi di estinzione delle sofferenze da 7,3 anni a 6 anni: lo stock di sofferenze potrebbe raggiungere un picco nel 2018, per poi diminuire fino a raggiungere 197 miliardi alla fine del 2020.

Per la Banca d’Italia l’effetto potrebbe essere anche maggiore.

“Per accelerare l’uscita delle sofferenze dai bilanci bancari è necessario attivare il mercato dei crediti deteriorati, che invece in Italia ha finora avuto una dimensione limitata. L’ostacolo principale al suo sviluppo è l’ampia forbice di prezzo esistente tra chi vende i crediti deteriorati – le banche – e i potenziali compratori, principalmente fondi di investimento specializzati” afferma Guido Romano, responsabile dell’Ufficio Studi e Relazioni Esterne di Cerved Group.

 

Le valutazioni degli investitori rimangono sensibilmente più basse perché incidono negativamente tassi di sconto meno favorevoli e asimmetrie informative, il che spinge i potenziali compratori a valutazioni più prudenti.
Come promuovere in tempi brevi lo sviluppo del mercato dei crediti deteriorati?

 

“Una prima condizione che può favorirne lo sviluppo è coinvolgere investitori istituzionali con un orizzonte di medio-lungo periodo, che possano finanziarsi a tassi di interesse simili a quelli delle banche, quali ad esempio i fondi pensione” prosegue Guido Romano “Una seconda condizione è l’innalzamento dei tassi di recupero attesi: in questo senso, la debolezza del mercato immobiliare ha costituito un forte freno all’investimento in crediti deteriorati e una ripresa del mercato darebbe un contributo decisivo”.

Pare che il Ministero dell’Economia si sia già attivato in tal senso. Speriamo che i risultati arrivino in fretta.

Paolo Brambilla