Finanza
Valutazioni dell'OCSE sull'Italia
Anno dopo anno la crescita del GDP mondiale atteso per il 2016 è calata dal 4,9%

Anno dopo anno la crescita del GDP mondiale atteso per il 2016 è calata dal 4,9%, formulata nell’autunno 2011, al 3,6% di poche settimane fa.
Un po’ meglio le cose vanno quest’anno per l’Italia: secondo l’OCSE (la sigla del sito è OECD) il PIL dovrebbe salire del 1,4% (o forse del 1,3%) nel 2016 e proseguire così anche nel 2017. Il mercato del lavoro sta migliorando, contribuendo a portare i consumi privati a valori più alti. Tuttavia, il credito bancario resta un problema a causa della grande quantità sempre crescente di crediti non performanti, il che ostacola la crescita degli investimenti.
Altro elemento negativo è la crescita lenta delle esportazioni. Inoltre la stagnazione porterà al contenimento dei prezzi al consumo e bassa inflazione.
Il deficit di bilancio del governo continuerà a diminuire gradualmente, dato che la ripresa economica porterà migliori entrate fiscali per di più in uno scenario di interessi sul debito pubblico in diminuzione. Estendere i tagli ai contributi previdenziali è una priorità per consolidare la ripresa del mercato del lavoro. Ulteriori misure per affrontare le sofferenze delle banche potrebbero rafforzare la ripresa.
La ricetta potrebbe essere quella di spostare il carico fiscale dal lavoro al consumo e al settore immobiliare, con l’introduzione di tasse ambientali per una crescita più sostenuta ed ecologica. In effetti la contrazione dell’economia in questi anni ha determinato un calo delle emissioni di carbonio. Ma con la ripresa dell’economia, un’eventuale crescita delle emissioni dipenderà dalla semplificazione degli incentivi per l'efficienza energetica e dalla selezione di quelli che permettono i costi di abbattimento più bassi. Anche la tassazione dei veicoli dovrebbe essere ristrutturata in modo da riflettere le emissioni di Co2 e di altri inquinanti ambientali.
Un altro punto che il rapporto OCSE mette in luce è la continua flessione degli investimenti sia nelle economie sviluppate, sia in quelle cosiddette emergenti nel corso degli ultimi dieci anni. In conseguenza di questo calo sono poche le probabilità che si possa a breve assistere a quei fenomeni di sensibili aumenti di produttività avvenuti spesso in passato e ai conseguenti tassi di crescita, ormai da dimenticare.
Il declino del commercio interessa soprattutto i paesi non-OCSE, che sono per lo più quelli emergenti (Russia, Cina, India, Brasile, economie asiatiche tranne Giappone e Korea, tutta l’area Latino-Americana tranne il Cile e il Messico, e tutti i paesi africani).
Paolo Brambilla