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Finanza

Proseguiamo l’intervista di ieri con Andrea Gasperini, responsabile del gruppo di lavoro “Mission Intangibles®” dell’Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari (AIAF), con il quale già in luglio avevamo affrontato l’argomento della comunicazione di informazioni di carattere non finanziario (Direttiva 2014/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014). Avevamo introdotto il concetto che la normativa potrebbe coinvolgere anche le PMI, e comportare una seria di vantaggi.

Dicevamo che “Uno degli aspetti più delicati riguarda le conseguenze in termini di gestione dei rischi finanziari e di accesso al credito. La comunicazione di informazioni di carattere non finanziario consente anche alle PMI di evidenziare alcune tipologie di rischi che nella reportistica tradizionale verrebbero trascurati: di conseguenza ciò comporta un indubbio miglioramento del processo di risk assessment e dell’equilibrio finanziario anche nel breve termine”.


Chiediamo allora ad Andrea Gasperini di approfondire questo punto

 

“La spinta a comunicare informazioni di carattere non finanziario potrebbe provenire dalla prospettiva di una maggiore facilità di accesso al mercato del credito: ciò condurrebbe a una migliore allocazione delle risorse finanziarie da parte degli istituti bancari, sempre che utilizzino indicatori e strumenti atti a individuare e valutare le aziende che adottano politiche di sostenibilità.”

 

Quali altri vantaggi si potrebbero ipotizzare?

 

“La decisione di comunicare informazioni di carattere non finanziario può generare effetti positivi in termini di miglioramento della stessa gestione delle risorse umane: un’immagine e una reputazione aziendale testimoniata dall’adozione di credibili politiche di sostenibilità può costituire una valida attrattiva per i dipendenti sia in termini di facilità del reperimento di risorse umane qualificate sia in termini di mantenimento del personale in considerazione delle politiche sociali a favore della comunità di riferimento in cui i dipendenti vivono.”

 

Anche altre aree aziendali allora potrebbero tranne vantaggio?

 

“Un positivo impatto si ha in termini di supply chain, ovvero in relazione al miglioramento delle relazioni con tutta la catena produttiva. L’adozione di comportamenti socialmente responsabili potrebbe influenzare positivamente anche la condotta delle altre parti della filiera produttiva e le stesse PMI dovrebbero quindi operare un’attenta selezione di fornitori e clienti in modo da disincentivare azioni contrarie ai valori etici, sociali e ambientali e potrebbero apporre ad una propria dichiarazione volontaria di carattere non finanziario la dicitura di conformità al decreto legislativo qualora risultino adempiute le prescrizioni in esso previste”.

 

Tornando ora agli enti di interesse pubblico che già redigono un report volontario, che margini di flessibilità sono stati previsti?

 

“La Direttiva dovrebbe prevedere la possibilità per gli enti di interesse pubblico che già redigono un report volontario, quale quello di Sostenibilità o Integrato, in base a uno o più standard di rendicontazione emanati da organismi sovranazionali, internazionali e nazionali, di essere esonerati dal fornire le medesime informazioni nel bilancio annuale, qualora vengano rispettati gli obblighi previsti dalla Direttiva. I report volontari dovranno quindi essere coordinati e opportunamente “integrati” con l’informativa obbligatoria presente nei bilanci annuali.”

 

Non rischiamo delle sovrapposizioni o delle ripetizioni?

 

“Potrebbe essere adottata una soluzione di “complementarità” fra i due sistemi informativi, quello volontario e quello obbligatorio, mediante la scelta di indicatori omogenei generalmente applicati nei settori produttivi. Ciò, tuttavia, non appare facilmente percorribile in termini operativi e l’eventuale adozione dell’Integrated Reporting <IR> promosso da IIRC potrebbe rappresentare una soluzione realistica a tali problematiche”.

 

Quali sono i vantaggi di un sistema di reporting integrato?

 

Un sistema di reporting integrato consente alle organizzazioni di comunicare informazioni materiali sulla strategia, le performance e le prospettive future riflettendo il contesto commerciale, sociale ed ambientale in cui operano e di adottare le migliori pratiche di governance, incluse nuove modalità per misurare, analizzare e comunicare le performance imputabili ai fattori ESG (Environmental, Social and Governance) attraverso adeguati indicatori (KPIs).

 

E’ necessario sottoporre le dichiarazioni di carattere non finanziario a verifica esterna?

 

“Il processo di verifica esterna (assurance) da parte di un organismo indipendente contribuisce a supportare l’affidabilità delle informazioni di carattere non finanziario evitando l’autoreferenzialità e dovrebbe comportare una serie di attività tra le quali:

  • analisi delle modalità di funzionamento dei processi che sottendono alla generazione, rilevazione e gestione delle informazioni di carattere non finanziario attraverso interviste e discussioni con la Direzione e il personale dell’ente di interesse pubblico al fine di raccogliere indicazioni circa il sistema informativo, contabile e di reporting in essere e la verifica a campione della documentazione di supporto alla predisposizione della dichiarazione di carattere non finanziario;
  • analisi della conformità delle informazioni qualitative a quanto previsto dagli standard di rendicontazione utilizzati e della loro coerenza interna, con particolare riferimento alla strategia, alle politiche di sostenibilità e all’identificazione degli aspetti significativi per ciascuna categoria di stakeholder;
  • analisi del processo di coinvolgimento degli stakeholder;
  • ottenimento di una lettera di attestazione, sottoscritta dall’amministratore dell’ente di interesse pubblico che assicura che la dichiarazione di carattere non finanziario è stata redatta e pubblicata in conformità a quanto previsto dalla Direttiva 2014/95/UE nonché garantisce l’attendibilità e completezza delle informazioni e dei dati contenuti.”

 

Paolo Brambilla

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