Affari Europei
A Bruxelles studiano il fenomeno Corbyn: 'Ue troppo liberista, ma niente Brexit'
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
E' passata una settimana da quando Jeremy Corbyn è stato eletto alla guida del Labour inglese. Sono ancora molti quelli che non si capacitano di come un uomo che rappresenta il 'vecchio' '68, sia stato capace di scalare il secondo partito più importante del Regno Unito, l'unica nazione che in Europa continua a crescere economicamente.
Se gli inglesi si dividono tra chi lo ama e chi lo odia, a Bruxelles le cose sono diverse. Il sentimento che pervade tutti è la curiosità. Ognuno vorrebbero incontrarlo per chiedergli cosa farebbe se fosse premier: lascerebbe l'Unione europea? E' pro o contro l'austerity? Chiederebbe una riforma dei Trattati? Accoglierebbe i migranti? Manderebbe le truppe in Siria per fermare la guerra e il flusso di migranti?
Anche se Corbyn non ha ancora affrontato il tema Unione apertamente, chi lo conosce bene sa che non è affatto anti-Europa e che di certo non farà campagna elettorale a favore della Brexit. Inizialmente si era temuto che avesse una forte vena euroscettica, dubbio che poi è stato dipanato, anche se il nuovo segretario del Labour certo non è uno strenuo sostenitore di 'questa' Europa. Comunque un bel sospiro di sollievo per Bruxelles che ha già l'appoggio dei Libdem,
Corbyn è austero, ma contro l'austerity. Non ha una macchina, non veste completi griffati, ama andare in bici e i pasti frugali. C'è chi lo paragona al presidente uruguaiano José Mujica. Ma quando si parla di economia ha le idee chiare e infatti nel suo governo ombra il ministro dell'Economia, John McDonnell, è ancora più a sinistra di lui. Nazionalizzazione delle imprese chiave per la Gran Bretagna, stampare moneta per incentivare la crescita, programmi di assistenza per i più poveri e tanta spesa pubblica.
E' dunque evidente che a Corbyn non piace affatto la politica di austerity che va per la maggiore a Bruxelles. Se fosse per lui direbbe addio al rigore di bilancio e darebbe il via ad un imponente piano di investimenti pubblici per dare fiato all'economia. Per lui Bruxelles è troppo liberista e lontana dai cittadini comuni che soffrono la crisi economica sulla loro pelle.
Inutile dire che il nuovo leader del Labour ha preso il posto di Alexis Tsipras, il leader di Syriza che ha fatto mandare giù al parlamento di Atene il memorandum con la Troika dopo aver promesso che non ci sarebbero state più riforme 'lacrime e sangue'. Ora è Coryn a rappresentare la speranza per quella sinistra europea che ha tanta voglia di vincere le elezioni e di governare. Non dimentichiamoci che a dicembre sarà la Spagna ad andare al voto e Pablo Iglesias è tra i favoriti.