Affari Europei
Niente welfare e rimpatrio. Cosa succede ai migranti in caso di Brexit
Taglio netto del welfare. Niente sostegno a familiari, coniugi e figli minori. E rischio di rimpatrio. Ecco che cosa può succedere a migranti e lavoratori Ue residenti nel Regno Unito in caso di Brexit. E non si sta parlando di clandestini, richiedenti asilo o profughi provenienti dal Medio Oriente o dall'Africa. No, si sta parlando di immigrati e lavoratori interni all'Unione Europea, anche residenti da anni nel Regno Unito e che da un giorno all'altro potrebbero rischiare di dover fare le valigie e tornare in patria.
Già, perché in caso di Brexit, di cui anche oggi si occuperá il Consiglio Ue di Bruxelles, la Gran Bretagna sarebbe a tutti gli effetti al di fuori del territorio dell'Ue, con tutte le conseguenze del caso. Non è un mistero che tra i motivi che hanno spinto il governo britannico a riformulare tutti i trattati per la permanenza di Londra nell'Unione quello sulla questione dei migranti, anche interni, sia il principale.
"Abbiamo bisogno di ridurre il numero delle persone che vengono qui", ha detto più volte il primo ministr britannico David Cameron. "Possiamo ridurre il flusso di persone in arrivo dall’interno della Ue, riducendo l’attrattiva che il nostro sistema di welfare esercita ovunque in Europa". E come si fa? Uno dei modi è il seguente: "Le persone che vengono in Gran Bretagna dalla Ue devono vivere qui e versare i contributi per quattro anni prima di potersi qualificare per assegni sociali sul lavoro o sull’abitazione".
Non solo. Chi resta senza lavoro per un determinato lasso di tempo rischia di perdere qualasiasi sostegno sociale ed essere costretto a tornare a casa. Si tratta di un rischio che corrono moltissimi italiani. Gli italiani che negli ultimi quattro anni hanno preso il National Insurance Number, l’equivalente britannico del codice fiscale, necessario per lavorare, sono 165 mila. Sono stati 26 mila nell’anno concluso a giugno 2012, e da allora non hanno fatto che crescere fino ad arrivare al numero record di 64 mila nel 2015 (più 67% rispetto al 2014). L’Italia è diventata così il terzo Paese di origine di stranieri in arrivo nel Regno Unito dopo Romania e Polonia.
L'eventualità della Brexit getta molte ombre sul futuro di queste decine di migliaia di italiani che si trovano Oltremanica. Da un giorno all'altro potrebbero ritrovarsi con un taglio netto del welfare per se stessi e per i loro familiari, coniugi e figli minori. Un rischio che in ogni caso i migranti europei rischiano anche in caso di permanenza di Londra nell'Ue, visti i negoziati in corso nei quali Cameron ha alzato il tiro proprio su questo punto, sollecitato anche dall'opinione pubblica preoccupata dalle cifre esorbitanti di nuovi arrivi. Ma la Brexit farebbe scattare la "mannaia" senza alcun dubbio, né protezione.