Brexit, lo scossone per una Europa identitaria e popolare - Affaritaliani.it

Affari Europei

Brexit, lo scossone per una Europa identitaria e popolare

Su Affaritaliani.it la nuova puntata della rubrica di Lorenzo Fontana, eurodeputato e vicesegretario della Lega Nord

Sono due i dati politici che emergono dal voto sul Brexit.

Il primo ha carattere oggettivo: la Gran Bretagna, a prescindere dal risultato, ha dato una lezione di democrazia. Parrebbe un'ovvietà, ma a leggere le dichiarazioni post Brexit dell'ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano - colui che ha nominato tre governi (Monti, Letta e Renzi) non espressione della volontà popolare - che ha definito “sciagurata” la decisione di Cameron di indire il referendum, capiamo bene come così ovvia la democrazia partecipativa non sia per certi autorevoli e potenti personaggi politici del nostro Paese.

Il secondo dato che emerge è la scelta del popolo britannico di lasciare l'Unione europea. Una scelta carica di significato simbolico (sinora l'Ue era un 'club' solo in entrata a cui poi dovevi cedere incondizionatamente porzioni di sovranità, da oggi invece è possibile uscire da questo 'club') e politico, perché rimette in discussione tutto. Ora l'Ue ha due strade: o rivede radicalmente i trattati e la sua struttura, rendendosi una comunità di cooperazione tra i popoli rispettosa delle diverse identità, culture ed economie; oppure si compatterà punendo la Gran Bretagna, scrollando le spalle e facendo finta di niente. 

Martedì scorso nell'aula del Parlamento europeo, durante la sessione straordinaria post Brexit, ho avuto l'impressione che chi è al ponte di comando voglia seguire la seconda strada, secondo l'intramontabile filone del “colpiscine uno per educarne cento” e dunque terrorizzare gli altri Stati che volessero emulare il Regno Unito. Le parole di Juncker in aula, stizzite, nervose, poco razionali e poco convenzionali per il ruolo istituzionale che ricopre, lo attestano. 

Tuttavia le minacce e la “politica del terrore” non faranno altro che alimentare il processo disgregativo dell'Ue già in atto. L'amica Marine Le Pen in Francia è in testa a tutti i sondaggi in vista delle Presidenziali del 2017; Renzi in Italia dovrà fare i conti con un referendum costituzionale di cui ha sottovalutato l'esito e le conseguenze politiche; in Austria gli amici del FPOE, perse per una manciata di voti le presidenziali, hanno la struttura e il consenso per mettere pressione sul loro governo; in Spagna le elezioni hanno confermato l'incerto e fragile scenario politico già in atto da dicembre. In questo quadro, è chiaro che anche la politica di riformismo radicale della Lega (unico partito italiano per il Brexit) riceverà nuovo impulso. A Parma lo scorso 25 giugno con il “Cantiere” di Matteo Salvini, è cominciato un dialogo proficuo con intellettuali, economisti e opinion leader della società civile per un Italia di nuovo sovrana e dentro un'Europa completamente nuova: libera e solidale, identitaria, popolare e unita nel sacro rispetto delle diversità. Una cooperazione europea che sia in grado di affrontare le complesse sfide della globalizzazione, ma che sia sensibile nei confronti delle diverse peculiarità di ogni territorio. E' questa la strada da seguire.