Europa a più velocità, ecco che cos'é e cosa cambia - Affaritaliani.it

Affari Europei

Europa a più velocità, ecco che cos'é e cosa cambia

Dal vertice di Roma del 25 marzo dovrebbe uscire il progetto per una Europa a più velocità. Ma che cosa cambia per i cittadini?

 

Nelle ultime settimane si fa un gran parlare di Europa a piú velocitá. Ne discutono Gentiloni e Merkel, é stato il tema al centro del Consiglio europeo di giovedi e venerdi e sará l'elemento cardine alle celebrazioni per i 25 anni del Trattato di Roma. In un'intervista a sei quotidiani europei, il presidente francese uscente Francois Hollande ha dichiarato: "Per molto tempo l'idea di un'Europa diversificata, con velocita' differenti, ha suscitato resistenza: oggi e' l'idea che si impone, senno' sara' l'Europa a esplodere". Di cosa sta parlando esattamente l'inquilino dell'Eliseo?

L'Europa é giá a piú velocitá

In una certa misura l'Unione europea gia' conosce "diverse velocita'". L'euro, innanzitutto, e' la valuta di 19 Stati membri su 28. Dunque gia' e' prevista una diversa integrazione - monetaria in questo caso - nella Ue. In realta', a norma dei trattati l'euro e' obbligatorio per tutti gli Stati membri nel momento in cui raggiungono determinati parametri economici. Gli unici esenti da tale regola sono (erano) i britannici, che stanno per abbandonare l'intera Ue, e i danesi, in virtu' di specifici opt-out, cioe' possibilita' di "chiamarsi fuori" da specifiche obbligazioni previste dai trattati. Dei restanti sette Stati che non hanno l'euro, solo la Svezia ha raggiunto i parametri di Maastricht ma ancora non ha adottato la valuta unica. Anche lo spazio Schengen e', in qualche misura, una integrazione differenziata gia' esistente: non ne fanno parte infatti alcuni Stati Ue (Regno Unito, Irlanda, Romania, Bulgaria, Cipro e Croazia), e ne fanno parte alcuni Stati extracomunitari come Svizzera, Norvegia e Islanda.

L'Europa a piú velocitá giá prevista dai trattati

Ma le diverse velocita' di cui parla Hollande sono un progetto piu' ambizioso. Si tratta della possibilita' per un numero ristretto di Stati membri di procedere a un'integrazione piu' stretta in diverse materie di competenza non esclusiva Ue (come politiche sociali, giustizia, mercato interno, politica estera e di difesa comune etc.) senza che sia necessario il consenso di tutti. I meccanismi per portare avanti questo progetto sono gia' previsti dal Trattato di Lisbona, entrato in vigore il primo dicembre 2009, e sono le cooperazioni rafforzate e la cooperazione strutturata permanente nell'ambito della Politica estera di sicurezza e difesa (Pesd). Per le prime e' richiesto un numero minimo di 9 Stati membri che partecipino, mentre per la seconda non c'e' un requisito numerico ma ci sono requisiti circa le capacita' militari dei Paesi interessati. In entrambi i casi e' sempre possibile, per gli Stati che non hanno aderito in un primo momento, chiedere di essere ammessi successivamente.

In passato l'Europa a piú velocitá é stata bocciata

Come giustamente sottolineato dal presidente francese, le diverse velocita' hanno finora suscitato resistenze, specialmente da parte dei Paesi dell'Est Europa che su alcune materie hanno spesso cercato di frenare l'integrazione. Pur essendo previste fin dal Trattato di Amsterdam, entrato in vigore nel 1999, le cooperazioni rafforzate non sono mai state utilizzate nei dieci anni successivi. Dopo il Trattato di Lisbona del 2009 (ultima riforma dei trattati Ue), che le ha molto semplificate e ne ha esteso i possibili campi d'applicazione, sono state utilizzate raramente e solo in ambiti molto specifici. In particolare sono state autorizzate in tre occasioni, per legge applicabile in materia di divorzio, per il brevetto europeo e per l'istituzione di un'imposta comune sulle transazioni finanziarie.

La Brexit impone un cambiamento all'Europa

Dopo lo choc della Brexit e dell'elezione di Trump negli Usa, il vento in Europa e' cambiato. In particolare nel "nocciolo duro" europeo - i sei Stati fondatori, Germania, Francia, Italia e Be-Ne-Lux - i vertici istituzionali hanno iniziato a caldeggiare il passaggio a una Ue a diverse velocita'. Il presidente francese cita esplicitamente le cooperazioni rafforzate, "per far andare piu' velocemente alcuni Paesi senza che altri siano lasciati indietro, ma senza che possano neanche opporsi". Angela Merkel si e' espressa a favore di una simile soluzione. Addirittura la Cancelliera ha chiesto che le diverse velocita' vengano esplicitamente menzionate nella Dichiarazione che dovrebbe uscire dal prossimo vertice di Roma, quello per festeggiare i 60 anni dei Trattati europei. Qui, secondo la Merkel, si dovra' delineare il futuro dell'Unione europea per i prossimi decenni.

Il cuore dell'Europa sta con il progetto per una Ue a piú velocitá

Anche il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, ha schierato il proprio Paese tra quelli che vogliono piu' Europa e vuole andare avanti "con tutti quelli che intendono proseguire nell'integrazione". Per Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio italiano, serve un'Unione europea "piu' integrata ma che possa consentire diversi livelli di integrazione. E' giusto e normale che i Paesi possano avere ambizioni diverse e che a queste ambizioni ci siano risposte diverse, mantenendo il progetto comune". Infine i rappresentanti del Be-Ne-Lux (Belgio, Olanda, Lussemburgo), nel documento-contributo alla Dichiarazione di Roma, scrivono che "diversi percorsi di integrazione e di cooperazione rafforzata potrebbero fornire risposte efficaci alle sfide che interessano gli Stati membri in modi diversi".

La riforma dell'Ue necessaria per superare la fase di stallo

Esiste una dicotomia tra l'allargamento dell'Unione europea, cioe' la sua espansione territoriale grazie all'arrivo di nuovi membri, e il suo approfondimento, cioe' un aumento dell'integrazione tra i suoi Stati membri esistenti. Aumentando il numero di Stati membri aumenta il tempo necessario per trovare un accordo e se ne diluisce il contenuto, a causa dei veti che singoli Stati o minoranze di blocco sono in grado di porre. Da un punto di vista storico, si puo' dire che l'allargamento da 15 a 25 del 2004 (a 27 nel 2007) abbia aumentato le disomogeneita' interne alla Ue e abbia quindi rallentato il processo verso maggiore integrazione. Ai referendum del 2005, i cittadini francesi e olandesi bocciarono la Costituzione europea proprio per il timore delle conseguenze dell'allargamento (che tuttavia non era materia del referendum), e negli anni successivi i veti e le pretese dei singoli Stati rallentarono a lungo l'adozione del Trattato di Lisbona, che riprendeva molti dei contenuti della Costituzione.

Per l'Europa serve una maggiore integrazione politica ed economica

Gli anni della crisi hanno costretto gli Stati a una maggiore integrazione in materia economica e di bilancio, ma ad essa non si e' accompagnata una maggiore integrazione da un punto di vista sociale, politico, fiscale, militare e cosi' via. Il meccanismo delle cooperazioni rafforzate, riducendo il numero di partecipanti, dovrebbe ottenere il risultato inverso rispetto all'allargamento. Le decisioni dovrebbero infatti essere prese piu' rapidamente, tra Stati piu' omogenei in partenza e dunque con meno compromessi al ribasso sul contenuto.

A Bruxelles sperano nell'effetto 'traino'

Non solo. La nascita di "avanguardie" di Stati che procedono ad un'integrazione maggiore tra loro, specie se le cooperazioni si dovessero rivelare dei successi, dovrebbe anche funzionare da incentivo per gli altri membri inizialmente scettici. Infine un'Unione europea che accetti la possibilita' di vari gradi di integrazione dovrebbe rendere meno difficile la permanenza al proprio interno per quegli Stati che non vogliono rinunciare a troppe delle proprie prerogative nazionali. Se, infatti, chi vuole una maggiore integrazione puo' procedere senza doversi trascinare dietro tutti gli altri, il beneficio opera in entrambi i versi. In sostanza, non e' possibile affermare con certezza che una mancata adozione delle "diverse velocita'" porterebbe la Ue a "un'esplosione" - come sostiene Hollande - si puo' comunque dire che allo stato attuale queste sono lo strumento piu' immediato ed efficace per risolvere il problema della lentezza nell'approfondimento dell'"Unione sempre piu' stretta tra popoli e Stati".