Migranti, Brexit e sanzioni alla Russia. Cosa accadrà al Consiglio Ue - Affaritaliani.it

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Migranti, Brexit e sanzioni alla Russia. Cosa accadrà al Consiglio Ue

Ci siamo, comincia l'importante Consiglio Europeo di Bruxelles. Migranti, pressing Ue sui centri di detenzione. Divisioni sull'Agenzia di frontiera. Trattativa in salita sulla Brexit. Scontro Renzi-Merkel sulle sanzioni alla Russia. I punti della discussione tra i diversi Stati membri sono tanti e molti sono anche di difficile soluzione.

MIGRANTI - Il primo punto in agenda del Consiglio Europeo è quello che riguarda le politiche concernenti l'emergenza migratoria. Un tema molto caldo, in particolare dopo la procedura di infrazione aperta da Bruxelles contro l'Italia per la questione della raccolta delle impronte. Si fa sempre più insistente la richiesta dei partner Ue a Italia e Grecia sull'apertura di centri di detenzione nell'ambito degli hotspot, dove trattenere migliaia di migranti illegali in attesa di rimpatrio. Roma e Atene da mesi fanno resistenza. Negli ultimi giorni Bruxelles ha sollecitato l'Italia "in ritardo" a mantenere la parola data, aprendo due hotspot prima di fine anno e gli altri tre nei primi mesi del 2016. E il premier Matteo Renzi ora risponde annunciando l'attivazione di Trapani e Pozzallo. Ma mette in guardia: "Siamo pronti a intervenire tenendo fede ai nostri impegni. Chiederemo all'Europa se loro sono in grado di tenere fede ai loro". Ma c'è un altro aspetto molto importante ed è quello che riguarda il controllo delle frontiere. Negli scorsi giorni è circolata la bozza con la proposta della Commissione sull'agenzia europea di guardacoste e guardie di frontiera. L'intenzione è quella di sostituire Frontex con un'Agenzia di frontiera con molti più poteri di interventi. Ma sul punto, sostenuto in primis dalla Francia, l'Europa è spaccata. Il ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski vede il rischio di "una struttura non democratica che dipende da nessuno sa cosa". 

BREXIT - Nel menu dei capi di Stato Ue c'è anche il negoziato aperto con la Gran Bretagna per la riforma dell'Ue. David Cameron e il suo governo ci stanno lavorando da molti mesi, con una serie di incontri bilaterali e non ma al momento pare che la trattativa sia in una fase di stallo. L'intesa appare lontanissima e lo spettro della Brexit si profila sempre più all'orizzonte. Secondo un sondaggio degli ultimi giorni, infatti, il 42% dei britannici vuole sì che Londra resti nell'Ue, contro un 41% di contrari. Ma alla domanda su come voterebbero se l'Ue non dovesse accogliere la richiesta britannica di rivedere le regole sulla libera circolazione la percentuale dei favorevoli a restare nell'Ue è scesa al 40% contro un 45% che si schiera per la Brexit. Ci sono molto ostacoli sulla strada dell'intesa. Prima fra tutte la proposta di Cameron secondo la quale i cittadini Ue dovrebbero vivere e versare i contributi per almeno quattro anni in Gran Bretagna prima di potere accedere ai benefit sociali nel Paese. "I principi di libera circolazione e di non discriminazione non devono essere messi in discussione", ha più volte chiarito la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Il problema è che Cameron non appare per niente intenzionato a rivedere le sue proposte per riuscire a ottenere qualche risultato. E così, mentre aumenta il pressing interno per fissare la data del referendum, il negoziato rischia di saltare o comunque di avere tempi troppo lunghi per scongiurare l'ondata separatista.

SANZIONI ALLA RUSSIA - Un altro tema molto spinoso è quello che riguarda le sanzioni alla Russia. Da una parte c'è chi voleva il rinnovo automatico delle sanzioni a Mosca, come la Germania e i paesi dell'Est, dall'altra chi le vuole ridiscutere, come l'Italia. L’Italia aveva bloccato la settimana scorsa il rinnovo automatico delle sanzioni contro Mosca, che dovrebbero restare in piedi fino a quando non verranno attuati completamente gli accordi di Minsk per il cessato il fuoco nell’est dell’Ucraina tra esercito di Kiev e ribelli filorussi. “Credo che finalmente abbia prevalso la nostra linea sul tornare a discutere con la Russia, ieri Kerry era con Putin”, ha affermato Matteo Renzi, in una intervista a Rtl. Il presidente del Consiglio ha detto di credere che “che si andrà a rivedere, non nelle prossime ore ma mesi, il pacchetto di sanzioni e questo è molto importante”. Posizione diametralmente opposta quella di Angela Merkel: “L’abolizione delle sanzioni alla Russia legate alla violazione in Crimea non è all’ordine del giorno”. A spingere Renzi verso una revisione delle sanzioni ci sono certamente le imprese italiane, con il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi che ha insistito molto sulla necessità di rimuoverle. Ma secondo il Financial Times il premier starebbe ponendo problemi sulla questione per sottolineare un'Europa che troppo spesso va a due velocità. Renzi sarebbe irritato soprattutto da quello che ritiene essere il doppiogiochismo di Merkel con la Russia, visto che da un lato la cancelliera è convinta sostenitrice della linea dura sulle sanzioni, che stanno creando non pochi problemi all’economia italiana, ma dall’altro fa affari con Mosca avallando il progetto di ampliamento del North Stream, il gasdotto che collegherà la Russia direttamente con la Germania attraverso il mar Baltico. Tra Roma e Berlino la tensione è palpabile. In gioco, il destino di molte imprese italiane.