Affari Europei
Portogallo al voto dopo il salvataggio, verso altre "lacrime e sangue"
Il conto alla rovescia è finito, il Portogallo è pronto a presentarsi alle urne per le elezioni politiche. Si vota per la prima volta dopo la chiusura del piano di salvataggio con l'Unione Europea. Si tratta di un test importante, con i cittadini che saranno chiamati a giudicare la bontà o meno delle riforme attuate dal governo guidato da Pedro Passos Coelho che è riuscito a salvare i conti del Paese ma al prezzo di misure da "lacrime e sangue".
TEST SU UNA POLITICA FILO UE - Viste dall'ottica di Bruxelles, il voto sarà un fondamentale esame sull'operato di un governo che ha applicato in maniera diligente le misure e le riforme concordate con le istituzioni Ue, a costo di pesanti tagli e di dover sopportare contestazioni e critiche anche pesanti. Il Portogallo infatti è stato uno dei paesi più colpiti dalla crisi dell'Eurozona, ma è riuscito a uscirne in maniera piuttosto "pulita". A un certo punto si poteva temere un altro caso Grecia, ma non è stato così. Le misure applicate dal governo di Passos Coelho sono riuscite a contenere la situazione. I dati sull'occupazione registrano infatti una crescita generale, nonostante la disoccupazione giovanile resti sempre al 31%. Le riforme "lacrime e sangue" hanno avuto il pregio di far crescere pil ed export, anche se preoccupano i dati sul deficit di bilancio. Il tutto a costo di un pesante aumento del tasso di povertà, che secondo la Caritas Europa nel 2013 ha raggiunto il livello più alto tra i 28. Anzi, secondo molti osservatori il Portogallo è un vero e proprio "caso di successo", grazie ai costanti aiuti della Bce.
VERSO LO "STATO MINIMO" - La realtà, chiaramente, non è di certo solo rose e fiori. Quasi mezzo milione di giovani sono scappati dal Portogallo a causa della disoccupazione giovanile e il Paese sta vivendo una forte crisi demografica. Il salvataggio di alcune banche è stato portato a compimento a spese delle tasche dei cittadini, alleggerite non di poco. Ma la sinistra radicale non riesce a scalfire l'immagine di "pericolo scampato" costruita dal governo e data in pasto all'opinione pubblica, anche a causa di profonde divisioni interne e lotta per l'egemonia in un campo che però rischia di restare quasi vuoto. Il punto è che le misure di austerità non sono certo finite, anzi. Secondo i programmi del governo uscente ci sono altri tagli allo Stato sociale e in molti parlano addirittura di realizzazione di uno "Stato minimo". Sono infatti previste misure molto pesanti sulla sanità pubblica e sulle pensioni.
PODEMOS O SYRIZA? NON A LISBONA - Ovviamente a non tutti i numeri economici (che tra l'altro qualcuno dell'opposizione contesta accusando il governo di truccare i dati che non terrebbero conto della massiccia emigrazione e includerebbero anche stage sottopagati creati recentemente dagli uffici di collocamento) bastano o sono bastati. Ci si potrebbe aspettare che in Portogallo fosse sorto un forte movimento di protesta. E invece, a differenza di Syriza in Grecia e di Podemos in Spagna, a Lisbona su questo fronte si registra un calma (quasi) piatta. Mentre ad Atene e Madrid Syriza e Podemos hanno sfruttato l'opposizione popolare alle misure di austerità e sono diventati seriu sfidanti dei partiti tradizionali, a Lisbona la sinistra radicale non è riuscita a prendere davvero corpo. Centrodestra e socialisti si alternano al governo da 30 anni a questa parte e anche questa volta continueranno a tenere il timone del Paese. La particolarità del Portogallo è che si tratta dell'unico Paese che ha vissuto la crisi il cui panorama politico non ha subito cambiamenti significativi. I partiti di centro stanno riuscendo ancora a mantenere un forte consenso intorno a loro e non si sono create alternative convincenti ai loro lati. Il Blocco di sinistra (Bloco de Esquerda), infatti raccoglie intorno a sé solamente il 5% dei consensi. Questo fatto ha anche una motivazione storica. Mentre Grecia e Spagna hanno conosciuto un netto peggioramento della loro condizione con la crisi, il Portogallo ha dovuto affrontare, al contrario, un periodo di lunga stagnazione dal suo ingresso nella zona euro: il cambiamento non è stato così improvviso, e l'austerità era iniziata già molto prima.
I SONDAGGI - Secondo le ultime proiezioni, in vantaggio c'è proprio la coalizione di centrodestra del premier Pedro Passos Coelho, Portugal à Frente. L’ultima rilevazione dà infatti al Psd-Cds il 38,9%. La coalizione di governo uscente conta 132 deputati e potrebbe anche riuscire a conservare la maggioranza assoluta in parlamento conquistata nel 2011. Il primo concorrente è il Partito Socialista guidato dall’ex-sindaco di Lisbona, Antonio Costa, dato al 33,3%. Ma l'accusa per corruzione all'ex premier José Socrates (che è stato anche in carcere per 9 mesi) azzoppa di molto le ambizioni del principale partito di centrosinistra. Come detto, la costellazione della sinistra radicale è troppo frammentata per avere ambizioni reali. La coalizione di comunisti e Verdi è data appena sopra l'8%, mentre il Bloco de Esquerda è lontano anni luce dai valori dei "cugini" Syriza e Podemos e il suo obiettivo è quello di aumentare il numero di rappresentanti eletti, cioè otto, nella scorsa tornata